Comunicare con intelligenza emotiva per salvare le relazioni


Comunicare con Intelligenza Emotiva

Comunicare con intelligenza emotiva vuol dire seguire il flusso delle emozioni che, dalla consapevolezza di sé guidano verso l’empatia, per ottenere il massimo dalle relazioni. E per dare il massimo alle relazioni. Vivere in armonia con se stessi, infatti, è la miglior condizione possibile per instaurare legami felici e duraturi. La conflittualità dei nostri tempi, in cui siamo così distanti dal benessere, svela, tuttavia, il distacco con cui ci rapportiamo agli altri. Il motivo è che, senza possedere coscienza della vita emotiva, immaginare i bisogni degli altri è una via senza uscita. Per questo le relazioni sono oggi così difficili. Vediamo, allora, come si riconosce chi è capace di comunicare bene, di condividere se stesso con gli altri.

Il linguaggio del corpo

Mariano Sigman, neuroscienziato argentino, autore de La vita segreta della mente, (Utet, 2017) spiega che, poiché, spesso, le relazioni hanno un fruscio di sottofondo,  l’efficacia dell’interazione dipende dal corretto uso delle chiavi ostensive, cioè, degli aspetti osservabili della comunicazione che, al di là delle parole, permettono una buona sintonizzazione del canale sul quale avviene lo scambio. L’ostensione, infatti, calamita l’attenzione alla comunicazione e al linguaggio. Sapere, ad esempio, che

  • guardare negli occhi le persone mentre si parla e
  • rivolgersi verso di loro con tutto il corpo

trasmette l’ interesse e la nostra buona intenzione ad ascoltare, aiuta le persone in interazione ad innalzare la soglia di attenzione.

Allo stesso modo, e in maniera speculare, osservarsi da una terza posizione percettiva, quella distaccata da cui è possibile notare obiettivamente come interagiscano le persone, può consigliare l’ascoltatore di chiedere di rimandare il dialogo ad un momento più propizio all’accoglienza.

Non sempre, infatti, siamo disponibili alla conversazione, specie se siamo presi da pensieri che possono allontanarci da qui ed ora della comunicazione. Thomas Gordon, in proposito, scrive infatti, che, tra le abilità che andrebbero affinate per migliorare i rapporti interpersonali, la prima e più importante è, senza dubbio, quella di


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Comunicare con intelligenza emotiva

Queste abilità, d’altro canto, rimandano alla consapevolezza emotiva, che fornisce indicazioni preziose alla persona circa la serenità d’animo a stare in ascolto, e all’empatia, per cogliere la condizione mentale dell’altro che potrebbe, parimenti, vivere un momento di chiusura all’ascolto o aver bisogno di formule comunicative differenti, più in linea con il suo sentire del momento, se a parlare siamo noi.

In tutti i casi, i marcatori ostensivi sono un modo efficace di creare condivisione. L’ostensione, infatti, trasferisce la comunicazione dal piano razionale dei contenuti a quello emotivo dell’affidabilità del comunicatore , inviando, in tal modo, segnali di completezza (che non richiedono, dunque, approfondimenti da parti dei soggetti in interazione).

Pensiamo, ad esempio, a come venga calamitata la nostra attenzione, mentre ascoltiamo, se chi ci parla

  • ci chiama per nome, attribuendoci un implicito riconoscimento,
  • varia le espressioni mimiche del volto, muovendo, ad esempio, le sopracciglia, o
  • modifica il tono della voce, enfatizzando opportunamente pause e passaggi chiave del discorso.

Pensiamo, per contro, a quanto ci sentiamo estranei alla conversazione se la persona seduta di fronte a noi non usa nessuno dei marcatori ostensivi, i mediatori del dialogo emozionale, o li usa in modo improvvido.

L’intelligenza emotiva, anche in questo caso, si rivela una competenza fondamentale per affermare l’egemonia su predetti mediatori.

Ancora una considerazione

Poiché la comunicazione interpersonale ha la facoltà di costruire o distruggere le relazioni, a seconda che la comunicazione sia aperta e onesta o chiusa e scadente, solo comunicare noi stessi e le nostre emozioni permette di migliorare la qualità della nostra vita, di comprendere gli altri e di essere compresi. Insomma: “Se voglio che tu mi conosca devo parlarti. E mi aspetto comprensione.

Ma per far sì che tu mi comprenda, devo essere trasparente, aperto, devo rivelare chi sono e che cosa desidero veramente.”

Ecco che il dialogo si sposta sul piano del sentire. Confrontarsi sui contenuti, se si tratta di gestire conflitti, non risolve i problemi. Semmai, li maschera. Ma, se si mettono sul tavolo le emozioni, le divergenze vengono affrontate senza che nessuno si senta perdente e, quindi, risentito. Per di più, si riesce a stabilire e mantenere un dialogo aperto con le persone cui si tiene maggiormente.

Tra le cose che una persona emotivamente intelligente evita accuratamente di fare, compaiono, dunque, tutti quei comportamenti che, nel processo di comunicazione, rischiano di sminuire l’autostima degli interlocutori e di muovere alla relazione.

Errori da evitare

Benché l’utilizzo un linguaggio adeguato al confronto, infatti, generi la probabilità di attivare un cambiamento utile, è sempre bene che non vengano mai specificate soluzioni e che al messaggio udito non vengano associati consigli o pensieri propri. Le persone ci arrivano da sole e detestano sentirsi stupide, se vien detto loro quello che dovrebbero fare.

Inutile, pertanto, aspettarsi che gli altri cambino, solo perché questo è il nostro consiglio. Meglio che ci arrivino in autonomia, davanti ad un ben più nobile: “Come ti senti in questa situazione? Pensi di far qualcosa per cambiare le cose?”

Le persone vogliono, infatti, sentirsi ascoltate e rispettate, specialmente nei loro sentimenti. Non sminuite. Se un attento ascoltatore offre loro la comprensione, ogni problema si sgonfia all’istante.

Per questo, ascoltare distrattamente o frettolosamente, senza provare un reale sentimento di accettazione nei confronti di chi parla o mentre si pensa ad altro, anticipare l’interlocutore, interpretare i messaggi,  impiegare competenze di ascolto per raccogliere informazioni che potranno  essere utilizzate successivamente per altri scopi, tutti questi atteggiamenti equivalgono a mentire, usando l’ascolto come una tecnica per dimostrare di essere abili. E ledono la relazione.


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