30th Science projects workshop, Bruxelles 14-16 giugno 2019

30th Science Projects Workshop, Bruxelles 14-16 giugno 2019

Dal diario di un’insegnante del futuro prossimo

Sto tornando in aeroporto. Sono passati solo due giorni ma sembra molto di più… E’ proprio vero che quando si vive intensamente il tempo si dilata. Questa volta sono sola, però non lo sono davvero. Ma cominciamo dall’inizio…

Quando ho ricevuto l’invito da Scientix, Comunità europea di educatori scientifici, stentavo a crederci. Andare a Bruxelles e partecipare ad un workshop è una meravigliosa opportunità per un insegnante innovatore. 43 docenti da 14 paesi.

Prima della partenza abbiamo ricevuto un opuscolo con le mappe e le distanze per raggiungere aule, hotel, ristoranti e luoghi di interesse. Nella lista dei partecipanti c’erano orari di arrivo e partenza di tutti in modo da facilitare i contatti. Organizzazione impeccabile. Sembra scontato, ma non lo è.

Appena sono scesa dall’aereo… sorpresa! Ho ricevuto un messaggio da una collega ucraina che diceva di aspettarmi al ritiro bagagli. Ci siamo riconosciute dalle foto dei profili di Facebook. Mentre ci presentavamo è arrivato un messaggio da un’altra insegnante appena atterrata. Le abbiamo inviato un selfie per farci identificare e dopo pochi minuti da due siamo diventate tre. La collega rumena ci ha avvisato che era in arrivo un’altra persona dalla Grecia. L’abbiamo aspettata con il suo nome scritto sul tablet ed è stata una bellissima accoglienza anche per lei che, come noi, pensava di essere sola. In formazione poker, ci siamo avviate all’autobus seguendo le indicazioni ricevute.

Durante il viaggio di mezz’ora verso il centro città, tra noi c’è stato un intensissimo scambio di informazioni ed esperienze di realtà e Paesi diversi. Istituzioni scolastiche differenti, ma la stessa passione e il desiderio di metterci in gioco. Quando siamo giunte a destinazione, da quattro siamo diventati 43, tra insegnanti ed educatori, leader delle STEM. Eravamo lì per imparare ad esserlo. Oggi e soprattutto domani.

Con l’entusiasmo dei bambini, siamo entrati nella stanza dei segreti, nata dal progetto Future Classroom Lab, che ha come obiettivo di ripensare al ruolo della pedagogia ed utilizzare la tecnologia nella didattica. L’innovazione sta cambiando il modo di insegnare anche nel design delle aule e nella dotazione di strumenti accattivanti come la stampante 3D, robottini da programmare e costruzioni LEGO. Tutto da toccare, scoprire, sperimentare. Prima noi, poi loro, i nostri studenti.

Ci hanno accolto i ragazzi della European Schoolnet, giovani in gamba provenienti da tutta Europa, con tanta voglia di fare. Sono stati due giorni ricchi di spunti e riflessioni. I nomi si sono trasformati in volti. Le persone con le quali avevo lavorato e scambiato informazioni sono diventate reali, in carne e ossa.

Durante le lezioni, ciascuna di trenta minuti, abbiamo affrontato delle tematiche molto attuali come il ruolo delle competenze da raggiungere nel 21° secolo, il lavoro di coinvolgimento e di disseminazione delle buone pratiche nelle nostre scuole, i compiti di realtà.

Interattività e dialogo hanno caratterizzato i singoli workshop. Ci hanno appassionato e coinvolto così tanto che spesso durante le pause restavamo ad esercitarci e a discutere su quanto proposto. Il tempo è passato velocissimo, come succede quando l’interesse è vivo e l’attenzione alta.

Siamo stati divisi in gruppi con il compito di creare una presentazione o una campagna marketing di un progetto. Il lavoro è stato distribuito nei due giorni ed è stato supportato da suggerimenti ed approfondimenti trattati durante i seminari, mettendo, quindi, subito in pratica. Il momento di restituzione ha consolidato ancora di più l’esperienza di apprendimento e condivisione dei singoli partecipanti e sicuramente molti dei progetti ipotizzati nei prossimi mesi prenderanno vita.

Ci siamo sentiti parte integrante di una squadra che lavora per aiutare i giovani a costruire un solido futuro. E’ questa la magia che vogliamo portare nelle nostre aule.

“Alzi la mano chi fa un lavoro che gli piace”, tutte le mani si sono alzate. Questo è il nostro compito: quello di far sollevare le mani dei nostri studenti, come abbiamo fatto noi, quando risponderanno alla stessa domanda.

Torno a casa piena di idee e progetti da realizzare, contatti di colleghi con cui lavorare in un prossimo futuro. Non mi sento sola perché ho conosciuto persone con la mia stessa visione che guardano lontano ma, nello stesso tempo, vivono nel presente di una scuola che vuole cambiare, nelle nostre classi e in un’Europa unita.

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Lo sviluppo sostenibile con il digitale

L’agenda 2030, protagonista del concorso nazionale “con il digitale in classe”

L’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna in collaborazione con l’Associazione Italiana per l’Informatica ed il Calcolo Automatico (AICA) ha organizzato la prima edizione del concorso AICA-THON-ER, destinato a studenti di scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado per la realizzazione di un prodotto digitale.

BolognaConcorso AICA-THON-ER

I bambini delle scuole primarie selezionate, divisi in squadre, hanno realizzato un video con l’applicazione Stop motion. Le tematiche sono state scelte all’interno dell’Agenda 2030, il programma per lo sviluppo sostenibile, sottoscritto, nel 2015, da 193 Paesi membri dell’ONU.

L’invito all’azione sui 17 obiettivi con i 169 traguardi previsti riguardano questioni importanti per lo sviluppo globale come la pace, la lotta alla povertà, la salute e il benessere, la parità di genere, la crescita economica, e possono portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

Ai ragazzi delle scuole medie è stato chiesto di realizzare un podcast avente come tema l’intervista impossibile a uno dei protagonisti del cambiamento di rotta proposto dall’Agenda 2030.

Studente

I ragazzi sono stati divisi in tre squadre, hanno scelto un tema e hanno preparato la propria trasmissione radiofonica, selezionando informazioni e musiche per il montaggio.

Un gruppo ha scelto il tema del diritto all’istruzione scegliendo di intervistare Malala Yousafzai. L’argomento del secondo team è stato l’inquinamento dei mari, dando voce all’involontario protagonista: Oceano. La squadra vincitrice premiata ha presentato l’intervista impossibile a Greta Thunberg sui cambiamenti climatici.

Premiazione

I ragazzi della scuola secondaria di secondo grado hanno preparato, in poche ore, un sito internet illustrando le possibili soluzioni per salvare il pianeta e invitando i lettori alla riflessione e all’interazione, condividendo la sfida comune.

Studenti al lavoro

La scelta di unire l’aspetto digitale ai temi globali si è rivelata vincente perché permette un’ampia diffusione e partecipazione attiva su temi attuali e di interesse comune, con l’utilizzo di strumenti dinamici e vicini ai ragazzi. La manifestazione si è svolta all’insegna del coinvolgimento di tutti: studenti, insegnanti ed organizzatori. Il risultato è stato strabiliante ed ha permesso a ciascuno, come suggerito anche dalla call all’azione dell’Agenda 2030, di vivere un’esperienza emotiva e creativa per migliorare insieme il futuro del nostro pianeta.

Aica-Thon-Er

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Stem Discovery Week

Largo alle STEM

Siamo, paradossalmente, di fronte ad un “talent mismatch”.

Se da una parte aumenta il tasso di disoccupazione, dall’altro il mercato del lavoro è alla ricerca affannosa di personale con competenze scientifico-tecnologiche. La discrepanza tra domanda e offerta dimostra chiaramente una delle conseguenze della digitalizzazione. La mancanza di risorse adatte a ricoprire le posizioni richieste deriva dal gap di genere, dai cambiamenti sociali e culturali degli ultimi decenni, ma soprattutto dalla velocità esponenziale dello sviluppo tecnologico.

Quali sono le competenze indispensabili per i lavori del futuro?

E’ dimostrato da recenti analisi statistiche che, per rispondere alla richiesta, i candidati che dispongono di conoscenze in materie afferenti all’area STEM sono avvantaggiati e possono scegliere tra un più ampio ventaglio di possibilità lavorative.

Perché le STEM a scuola?

Abbiamo necessità di formare futuri cittadini che svolgeranno professioni che oggi, forse, ancora non esistono. In questo scenario appare fondamentale costruire un nuovo tipo di didattica, lontana da quella tradizionale che non risponde più alle nuove esigenze.

In Italia è stato avviato un processo di innovazione metodologica, che però non trova ancora pieno riscontro negli ambienti di apprendimento e nella formazione del personale educativo. Nel Piano di ricerca e formazione previsto dal DM 851/2017 per la scuola secondaria di primo grado, l’urgenza di sviluppare competenze trasversali e la flessibilità di pensiero è affidata all’approccio STEM, che prevede l’integrazione di discipline tecnico-scientifiche armonizzando la relazione tra il sapere e il saper fare, tra il progettare e il realizzare, tra i problemi teorici e pratici. Anche qui però le azioni intraprese nelle classi non bastano.

La recentissima Mozione n. 1-00117 testimonia l’impegno di partire dalla scuola per affrontare le sfide del futuro. Entro il 2022 nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo di istruzione, infatti, sarà obbligatorio lo studio del pensiero computazionale e del coding, in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo.

La creatività digitale, l’intelligenza artificiale e la robotica educativa, costituiscono i nuovi campi da sviluppare per favorire una nuova era del lavoro. Per questo, il coding, cioè la programmazione informatica, può essere considerato come la quarta abilità di base per le nuove generazioni di studenti, insieme al leggere, allo scrivere e al far di conto.

La call dell’ONU

La parità di genere nella scienza è tra i punti dell’Agenda dello Sviluppo sostenibile, uno dei 17 obiettivi internazionali che l’Onu vuole raggiungere entro il 2030. I numeri ci dicono che, per quanta strada fatta, siamo ancora ben lontani dalla parità tra uomini e donne nelle carriere scientifiche. Globalmentesolo il 30% delle studentesse sceglie percorsi legati alle discipline STEM nell’istruzione superiore (secondo un rapporto pubblicato nel 2017 dall’Unesco). E questo gap si riflette nel mondo del lavoro: su 10 ricercatori, 3 sono donne e 7 sono uomini. Dal 1903 sono solo 17 le donne che hanno vinto un premio Nobel in fisica, chimica o medicina contro 572 uomini, neanche il 3% del totale.

Le trasformazioni della quarta evoluzione industriale impongono scelte tempestive ed innovative per migliorare le condizioni e le opportunità lavorative e di conseguenza la qualità della vita.

La STEM Discovery week 2019, settimana della cultura scientifica, è alla sua quarta edizione.

Migliori pratiche nell’utilizzo di risorse STEM innovative è lo slogan di quest’anno con l’ obiettivo di evidenziare le azioni didattiche nell’insegnamento delle STEM in Europa.

L’iniziativa internazionale accoglie progettiorganizzazioni e scuole nel mondo, coinvolge partner e supporter, per condividere attività didattiche scientifiche e buone pratiche.

E’ un’occasione per crescere insieme e proiettarci verso il futuro.

Inserisci il tuo evento nella mappa!

Bambini al computer

 

Parola all’esperto: Rafael Montero, professore e coordinatore di progetti STEM a livello europeo

Hacia el Aula del Futuro en el Colegio Corazón de María

En el Corazón de María conocimos en 2013 el Aula del Futuro (Future Classroom Lab – FCL) que está habilitada en European Schoolnet en Bruselas (Bélgica) a través de nuestra participación en el 2nd Science Project Workshop at the FCL.

El FCL de Bruselas es un entorno de aprendizaje que busca inspirar al visitante a repensar el papel de la pedagogía, la tecnología y el diseño físico del aula. A través de seis zonas de aprendizaje, los visitantes pueden explorar los elementos esenciales para que el alumnado reciba un aprendizaje del sXXI. Cada espacio destaca áreas específicas de aprendizaje y enseñanza y ayuda a repensar diferentes puntos: espacio físico, recursos, roles cambiantes del alumno y el maestro, y cómo apoyar diferentes estilos de aprendizaje.

Imagen de Future Classroom Lab learning zones

Esta idea de cómo a partir de una transformación de los espacios podíamos apoyar los procesos de enseñanza-aprendizaje se sumó al cambio metodológico que a partir de 2014 se comenzó a dar en nuestro centro, cuando se implantó el trabajo colaborativo y las pedagogías activas para el aprendizaje de forma uniforme en todas las etapas. Desde entonces, todas las aulas del colegio, desde Infantil hasta Bachillerato tienen las mesas agrupadas de forma que se fomente el trabajo colaborativo por parte del alumnado.

Alunni del CODEMA

Alumnado del CODEMA trabajando colaborativamente. CC-BY- SA Rafael Montero

Palabras como rutinas de pensamiento, rúbricas de evaluación, paisajes de aprendizaje, coevaluación o enseñanza para la comprensión, han comenzado a ser de uso común entre los integrantes de nuestra comunidad educativa. A partir de este cambio metodológico, en los últimos años hemos empezado a hacer un cambio físico paulatino en nuestras aulas, teniendo en cuenta las posibilidades de nuestras instalaciones.

El Equipo Directivo optó, tras estudiar el modelo de 6 zonas del FCL y en particular el Toolkit disponible en la web del FCL, por implantar no un aula con varios espacios, sino varios espacios distribuidos por el centro que cumplieran las funciones de las zonas. Esto era una necesidad dados los escasos espacios disponibles, pero también se vió como una oportunidad: la Comunidad Educativa maximizaba el uso de estos espacios al poder varios grupos de alumnos ocuparlos a la vez y no un único grupo como en el modelo tradicional. Así damos origen a lo que denominamos un “FCL Flexible”.

Se hizo una programación de las inversiones a acometer en cuatro años: Empezamos en 2015 con la modificación del Aula de Idiomas, en 2016 se reformó la Biblioteca incorporándole un graderío, en 2017 se realizó el Aula Colaborativa con mesas y equipamientos adaptados y en el curso 2018-2019 terminaremos el Aula Audiovisual. El uso de estos equipamientos se ha convertido en práctica habitual por la comunidad educativa del centro, reservando el profesorado su uso a través de la intranet. Para el curso 2019-2020 está planificada la reforma del piso de Bachillerato donde modificaremos todo el diseño de las aulas teniendo en cuenta los criterios del FCL.

Aula collaborativa del Codema

El Aula Colaborativa del Codema CC-BY-SA Rafael Montero

 

+info: Implantación del FCL en el Col. Corazón de María

Rafael MonteroAcerca de: Rafael Montero es un profesor STEM en el Colegio Corazón de María. Con una formación en Ingeniería Industrial y un Máster en Diseño Mecánico, sus intereses se centran en fomentar las vocaciones científicas entre sus estudiantes y aumentar la dimensión europea de su comunidad educativa. Para ello, ha participado o coordinado varios proyectos STEM a nivel europeo (nanOpinion, inGenious, Europeana, Go-Lab, Next-Lab, etc.). Es embajador de varias iniciativas como eTwinning, Europeana, Scientix y Future-Classroom Lab para España. Como Coordinador de Intenacionalización de su escuela, ha desarrollado y coordinado varios proyectos Comenius y Erasmus + con diferentes países de la UE (Francia, Italia, República Checa, Alemania, Bélgica, Portugal e Islandia). Leggi tutto “Largo alle STEM”

RosaDigitaleWeek

RosaDigitale, la conquista è informazione

Ogni anno il mese di Marzo si tinge di rosa…

In occasione della settimana del Rosadigitale, legata alla festa dell’8 marzo, alunni ed insegnanti riflettono sulla storia delle donne che hanno cambiato il mondo con il loro esempio.

Il Movimento nazionale Rosadigitale combatte per le pari opportunità nei settori dell’informatica e della tecnologia. In Italia e in Europa vengono organizzati degli eventi, chiamati petali, con lo scopo di avvicinare giovani e adulti alla programmazione, al coding e alla robotica.

The conquest is information è il motto della battaglia contro lo stereotipo di genere, perché grazie all’impegno, alla determinazione e alla corretta informazione possiamo uscire dal buio dei pregiudizi.

In ambito scientifico le donne sono state sempre ingiustamente sottorappresentate, nonostante abbiano contribuito a rendere la società innovativa e competitiva. Proprio oggi che nel mondo del lavoro la domanda delle competenze digitali supera l’offerta, abbiamo bisogno di un esercito rosa che nel mese di Marzo, accanto al movimento RosaDigitale, porti avanti il potente messaggio contro lo stereotipo di genere.

RosaDigitale       RosaDigitale1

La scuola può avere un ruolo chiave in questo processo perché coinvolge tutti, proponendo una varietà di strumenti accattivanti che permettono di sviluppare la creatività, nell’ottica della cittadinanza digitale. I risultati a breve termine sono lo sviluppo del problem solving e delle competenze sociali nella collaborazione con i compagni. A lungo termine gli effetti positivi sono legati allo sviluppo del pensiero computazionale e alle abilità legate alla programmazione.

Molti istituti italiani hanno accettato la sfida attraverso un approccio innovativo basato sul coinvolgimento degli alunni e delle famiglie, uniti in una comunità di buone pratiche contro le disparità e le disuguaglianze. Ciò che avviene nelle classi dimostra la volontà di innovare la scuola e di fare in modo che queste iniziative siano solo un pretesto per un nuovo modo di affrontare la sfida alla complessità.

Aggiungere altri petali alla mappa degli eventi (durante tutto il mese di Marzo) significa, quindi, celebrare le donne che hanno contribuito alla costruzione del nostro futuro, ma anche le bambine e ragazze, che saranno le protagoniste del cambiamento.

RosaDigitale2

Stefania Altieri

Parola all’esperto… Matteo Enna, Direttivo Rosadigitale e referente Italia

Sono entrato nel movimento nel gennaio del 2016. In quel periodo ero programmatore per una Software House di Cagliari e frequentavo diverse associazioni dedicate alle STEM. Quando mi è stato proposto di entrare nella squadra e dare il mio contributo sono stato felicissimo e adesso che siamo alle soglie della quarta edizione non sto nella pelle!

Ho vissuto in prima linea le prime tre edizioni in cui abbiamo cercato di coinvolgere tutti: scuole, associazioni, aziende e liberi professionisti. Nell’ultimo anno le scuole si sono rivelate un forte motore per promuovere questa manifestazione e quindi la partecipazione è cresciuta notevolmente.

Credo sia importante sapere che oltre ad Alan Turing è esistita anche Grace Murray Hopper, che per ogni Steve Jobs, Wozniak o Mark  Zuckemberg esiste una Karen Spark Jones, Marissa Mayer o Melanie Perkins. Ecco perché, grazie anche all’impulso di Rosadigitale, nelle classi si stanno tenendo lezioni sulle forti personalità della nostra storia scientifica, tecnologica, ingegneristica e matematica.

Un sogno che mi accompagna dalla prima edizione de “la settimana del Rosadigitale” è che si crei un filo conduttore tra scuole, associazioni e aziende/liberi professionisti, in modo che ci sia un modello unico da seguire, un percorso che accompagni le ragazze e ragazzi.

Una rivoluzione, secondo me, partirà quando questi tre mondi inizieranno a dialogare e ad andare nella stessa direzione. Le STEM sono per tutti, ma quando si guardano le statistiche sugli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado, purtroppo nella maggior parte degli istituti con indirizzo tecnico e scientifico la percentuale delle ragazze è inferiore al 30%, se invece consideriamo le università, il numero aumenta.

Spetta a noi seguire il trend delle università e smettere di pensare che esistano percorsi di studi esclusivamente per ragazze o per ragazzi. Iniziamo a studiare e riconoscere i grandi professionisti di tutte le discipline STEM, indipendentemente dal genere. Anche in Italia abbiamo tantissimi esempi a cui ispirarci.

Credo sia molto importante crescere liberi, senza vincoli, consapevoli che tutti noi possiamo essere un tassello importante nel campo che studiamo e che amiamo. Se tra qualche anno, la nostra compagna di banco o la nostra professoressa sarà uno dei tanti esempi da seguire, il traguardo raggiunto non sarà solo suo, ma di tutti noi, insegnanti, studenti, amici o colleghi, che siamo riusciti a guardare oltre alle differenze e credere in una nuova forza che nasceva…

Buona settimana del Rosadigitale! Leggi tutto “RosaDigitale, la conquista è informazione”

Safer internet day

Safer Internet Day 2019

Martedì 5 febbraio 2019: Insieme per un internet migliore

Lo slogan della Campagna del Safer Internet Day (SID) è un invito alla creazione di un internet più sicuro per tutti, soprattutto per gli utenti più giovani.

Nato nel 2004 per sensibilizzare sull’uso della sicurezza in Rete, l’evento è cresciuto in modo esponenziale diventando un riferimento per gli operatori del settore e per le Istituzioni, coinvolgendo oltre 100 Paesi del mondo.

La scorsa edizione incitava alla responsabilità: “a better internet starts from you (un internet migliore parte da te)”. Quest’anno si auspica l’unità nel conseguire un obiettivo comune.

La percentuale di chi ha avuto esperienze negative navigando in internet è in forte crescita, nonostante pochi abbiano il coraggio di confessarlo. La rete è piena di commenti offensivi e messaggi d’odio; si sente forte, quindi, la necessità di correre ai ripari. Grandi consensi e ampia diffusione ha ottenuto il progetto Parole O-stili del Ministero dell’Istruzione, che intende sensibilizzare contro la violenza delle parole, spia di un profondo disagio sociale.

Il SID si lega anche alla Campagna contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola.

Come segnalato dal Telefono Azzurro Onlus, i ragazzi si avvicinano sempre più precocemente alla Rete, attratti dalla potenzialità dei device, senza una preparazione adeguata che li renda coscienti dei rischi ai quali sono esposti e finiscono per esserne vittime ingenue. Si passa dai contatti indesiderati alle fake news, dalle truffe alle frodi, fina ad arrivare alle molestie.

Le raccomandazioni più semplici sono l’utilizzo di un software aggiornato, l’installazione di antivirus e antimalware recenti, l’applicazione di blocchi parentali e password sicure.

Safer Internet è un ottimo promemoria per ricordare quanto siano importanti la vigilanza costante e le precauzioni. Ma non basta. C’è bisogno di una costante formazione e aggiornamento sui pericoli e le possibilità di intervento.

La scuola in questo processo gioca un ruolo chiave. In un progetto italiano co-finanziato dall’Unione Europea, il Ministero dell’istruzione mette a disposizione l’ambiente per riflettere sull’approccio alle tematiche legate alla sicurezza online e sull’integrazione delle nuove tecnologie digitali nella didattica. Vengono offerti, inoltre, strumenti e materiali per progetti personalizzati che ogni scuola può elaborare attraverso percorsi guidati. Si possono, inoltre, trovare indicazioni per dotare le Istituzioni scolastiche di una Policy di e-safety costruita in modo partecipato coinvolgendo l’intera Comunità Scolastica.

Focus sulle trappole nascoste in rete e sulle possibili assuefazioni

Trappole in rete

L’utilizzo eccessivo ed incontrollato di Internet, al pari di altre dipendenze, può causare isolamento sociale e problematiche a livello scolastico. Uno dei rischi è relativo al cyberbullismo, una forma di prepotenza virtuale, reiterata nel tempo, sottoforma di lesioni personali, ingiurie, diffamazioni, minacce e danneggiamenti. La legge 71/2017 rende fondamentale il ruolo dell’Istituzione scolastica nella prevenzione e nella gestione del fenomeno con l’individuazione, fra i docenti, di un referente d’Istituto con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e contrasto al cyberbullismo. Questi aspetti vengono chiariti nel dettaglio dalle Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, previste dalla legge.

Il cyberbullismo non ha confini spaziali e temporali perché può avvenire ovunque e in qualsiasi ora del giorno e della notte. La diffusione di materiale tramite internet è incontrollabile e l’anonimato di chi offende può restare nascosto dietro un nickname. Non vedendo le reazioni della vittima il cyberbullo non è mai totalmente consapevole delle conseguenze delle proprie azioni e questo ostacola la possibilità di provare empatia o rimorso a posteriori, se non viene aiutato ad esserne consapevole. Lo stesso meccanismo riguarda anche il gruppo che assiste ad atti persecutori. Tutti quelli che partecipano con un like, con un commento o anche solo con il silenzio, diventano di fatto corresponsabili, accrescendo la portata dell’azione. Il gruppo silente rappresenta, però, anche  un’opportunità di fermare una situazione di cyberbullismo, costituendo un gancio educativo. Ed è qui che la scuola è chiamata ad intervenire.

Da anni si parla di sexting (sex e texting), la pratica cioè di inviare o postare messaggi di testo a sfondo sessuale tramite cellulare o internet. Il problema si presenta quando il materiale che doveva rimanere privato comincia a girare in rete e diventa oggetto pubblico senza il consenso della vittima. Il controllo di ciò che viene postato è praticamente impossibile. Un solo click avvia potenzialmente un processo di diffusione esponenziale e virale. Le immagini possono nuocere alla reputazione e influenzare i futuri rapporti personali e di lavoro della vittima. L’azione della Scuola permette di far capire ai ragazzi che da certe situazioni non si può più tornare indietro perché internet è per sempre e che errori virtuali possono avere gravi conseguenze reali nella vita di tutti i giorni.

Il grooming è definibile come adescamento online, manipolativo e pianificato, da parte di un adulto nei confronti di un bambino a scopi sessuali. Interessante notare che il termine inglese deriva da to groom che significa prendersi cura. Non si tratta, infatti, di una dinamica violenta, ma piuttosto di un percorso paziente per carpire la fiducia della preda ed instaurare una relazione intima. Una volta esplorato il contesto, l’adescatore si sintonizza sui bisogni e sugli interessi del minore, poi punta sull’isolamento passando dal contatto in pubblico a quello in privato (ad esempio via chat). Le confidenze diventano sempre più personali e la vittima comincia a fidarsi ciecamente dell’abusante che gli appare l’unico interessato a lui, attento e premuroso. Una volta certo del territorio sicuro che ha costruito, l’adescatore normalizza la situazione per vincere le eventuali resistenze.

La pedopornografia esisteva da prima di internet, ma con l’avvento della Rete ha cambiato modo di produzione e di diffusione del materiale, ampliandone la disponibilità ed accessibilità. Diventa, quindi, prioritario identificare e promuovere strategie per arginare il fenomeno, sensibilizzando tutti gli attori coinvolti ed attivare percorsi di recupero.

Il fenomeno di incitamento all’odio (hate speech) è attualissimo e si concretizza in discorsi e pratiche che esprimono intolleranza e che possono provocare una catena di reazioni violente verso una persona o un gruppo. Per prevenire queste manifestazioni negative occorre fornire ai giovani gli strumenti per decostruire gli stereotipi e promuovere la partecipazione civica e l’impegno, anche attraverso i media digitali e i social network.

Il diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali è un diritto fondamentale delle persone, collegato alla tutela della dignità umana come sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (art.7 e 8). I dati personali non protetti possono essere usati per spam, truffe o per ricerche di marketing non autorizzate. E’ molto importante formare le persone ad un corretto utilizzo delle informazioni proprie e altrui.

L’uso di internet e delle nuove tecnologie è diventato sempre più precoce, frequente e intenso per le nuove generazioni, che si ritrovano ad affrontare dinamiche specifiche legate ai nuovi ambienti online.  Il rapporto tra giovani e il digitale va concettualizzato in un’ottica di rischi e opportunità come facce di una stessa medaglia. Questo scenario richiede strumenti e strategie di mediazione e prevenzione per un uso consapevole e creativo della rete.

La Policy di e-safety (e-policy) è il documento programmatico autoprodotto dalla scuola volto a descrivere:

  • il proprio approccio alle tematiche legate alle competenze digitali, alla sicurezza online e ad un uso positivo dell’aspetto digitale nella didattica;
  • le norme comportamentali e le procedure per l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) in ambiente scolastico;
  • le misure preventive dei rischi legati alla rete e alle possibili assuefazioni;
  • le misure per la rilevazione e gestione delle problematiche connesse ad un uso non corretto delle tecnologie digitali.

Safer internet Day è solo un pretesto per un lavoro costante e dinamico perché il web diventi un ambiente vasto e vario in grado di rappresentare e dare voce alle diversità, mantenendo un alto grado di rispetto e inclusione e promuovendo l’alfabetizzazione digitale tra minori, genitori e insegnanti.

Per far questo, su invito della Commissione europea, le ONG e l’Unicef hanno lanciato un’alleanza a protezione dei minori per creare un ambiente più sicuro e costruttivo.

Buon Safer Internet Day!

Mondo digitale