ICEF

Il XXI secolo è stato il secolo più caldo in assoluto dove le temperature hanno raggiunto livelli preoccupanti a causa dell’intervento umano. Il surriscaldamento globale quindi è una delle cause che ha spinto molti di noi ad occuparci in qualche modo del nostro pianeta. Lo sa bene il primo ministro giapponese: Shinzo Abe che non solo ha proposto una riduzione del 50% delle emissioni di gas sulla terra ma ha anche istituito una conferenza mondiale in cui i principali responsabili politici di tutti i paesi del mondo insieme con uomini d’affari importanti, si incontrano annualmente per trovare delle soluzioni a questo problema.

ICEF (Innovation for Cool Earth Forum) rappresenta oggi l’appuntamento più importante per numerosi studiosi che continuano ad interrogarsi sul futuro del nostro pianeta. Nell’ultimo congresso di Febbraio 2018 è stata redatta una top ten  delle migliori invenzioni innovative che hanno contribuito alla riduzione dell’inquinamento in tutto il mondo.

L’obiettivo di tale iniziativa è quello di sensibilizzare e fare il punto della situazione sull’attuale stato dello sviluppo e diffusione di tecnologie a zero emissioni. I progetti vincenti sono stati selezionati in base al loro potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra, all’eccellenza nell’innovazione, alla fattibilità.

Tante novità soprattutto nel fotovoltaico come il progetto 31.17% solar sunroof triple-junction module efficiency, sviluppato dalla Sharp. Il carattere innovativo di questa tecnologia, che mostra la più alta efficienza di conversione del fotovoltaico come modulo, permetterà di accelerare la transizione energetica, con il passaggio all’energia elettrica da fonti non fossili.

Tra i migliori anche il New world record for thin-film solar cells (“Nuovo record mondiale per celle solari a film sottile”) è un programma sul solare della ZSW  (Centre for Solar Energy and Hydrogen Research Baden-Württemberg) che racchiude la conversione fotovoltaica in una cella solare a strato sottile ed economico. Tutto ciò consentirà quindi di portare a un rapido e significativo abbattimento delle emissioni dei gas serra.

Novità anche nell’eolico come il progetto World’s tallest wind turbine integrated with pumped storage hydro. Il più grande parco eolico al mondo che integra al suo interno un sistema di stoccaggio dell’acqua realizzato in Germania dalle aziende Max Bögl Wind AG e GE Renewable Energy. Primo grande parco eolico a integrare lo stoccaggio dell’acqua nelle turbine, potrebbe contribuire fortemente alla diffusione dell’energia eolica in futuro.

Altra grande invenzione è  il Flight powered by biofuel made from residual wood, progetto pilota nel settore delle biomasse di Northwest Advanced Renewables Alliance, ICM e GEVO. La Alaskan Airlines è la prima compagnia aerea ad utilizzare per i propri voli commerciali un combustibile rinnovabile ottenuto da biomasse (residui forestali).

Bello anche il Demonstration of Positive Energy Building begins in Lyon. Una costruzione realizzata in Francia dalla Toshiba che riguarda un  edificio a bilancio energetico positivo in grado di generare più energia di quanta ne consumi (attraverso fotovoltaico, batterie di accumulo e materiali per l’accumulo del calore controllati da un sistema di gestione dell’energia).

Queste sono solo alcune delle 10 innovazioni premiate nel corso del congresso. Appuntamento ora ad ottobre per l’Icef 2019, per chi volesse maggiori informazioni basterà andare sul sito dell’ICEF. Leggi tutto “ICEF”

EAN (European Antibullyng Network)

Finanziato dal Programma DAPHNE III della Commissione Europea, l’obiettivo del progetto EAN (European Antibullyng Network) è la creazione di strumenti di intervento e di una politica comune europea contro il bullismo. Questa impresa sarà realizzata attraverso la capacity building dei suoi partner, l’accrescimento della conoscenza del problema e la partecipazione dei bambini.

Si è cercato di creare una rete europea  antibullismo in modo da unire gli sforzi e trasformarli in una singola voce europea. Tutto questo nasce da una sconvolgente indagine che uno studio europeo ha svolto sul fenomeno.

La “Campagna europea contro il bullismo”, dimostra che il 51% degli studenti ha subito bullismo in Lituania, 50% degli studenti in Estonia, 43% in Bulgaria, 31% in Grecia, 25% in Lettonia e 15% in Italia. I numeri dimostrano una crescente dimensione del fenomeno del bullismo nelle società europee di oggi.

E’ un fenomeno recente, ma esiste da generazioni e in varie forme. Una persona è vittima di bullismo quando è esposta ripetutamente e continuamente, ad azioni negative da parte di una o più persone. L’EAN con i suoi 14 stati membri racchiude più della metà della popolazione europea e potrebbe finalmente rappresentare la risposta positiva a questi eventi negativi.

Ma in cosa consiste il progetto Ean?

Innanzitutto coordina le disposizioni legislative e le circolari ministeriali in sostegno a qualsiasi politica antibullismo, in modo da prevenire comportamenti antisociali e fornire alle scuole strumenti per applicare le strategie antibullismo.

Grazie ad un team di collaboratori sparsi in tutta Europa, vengono raccolti i dati relativi al territorio e promosse iniziative con l’aiuto dei partner provenienti dal settore pubblico e privato.

A livello geografico l’Europa è divisa come segue:

  • The Smile of the Child: Grecia, Lituania, Lettonia, Estonia, Bulgaria
  • COOSS Marche: Svezia, Spagna, Italia, Francia, Germania
  • MEH: Regno Unito, Irlanda, Malta, Romania.

Per trovare e raccogliere buone pratiche antibullismo sono stati usati dai partner dell’asse di intervento motori di ricerca on line e siti web pertinenti (ad es., i ministeri nazionali dell’istruzione, risorse online dall’UE, ecc.).

In generale, le buone pratiche possono rientrare in grandi categorie fra le quali:

  1. Formazione e istruzione
  2. Sensibilizzazione
  3. Potenziamento di competenze
  4. Finanziamento e assegnazione delle risorse
  5. Comunicazione, inclusione, implementazione di reti
  6. Interventi sulle politiche
  7. Sviluppo di partenariati.

All’interno del sito web www.antibullying.eu/it si possono consultare tutti partner ed i membri della campagna europea della lotta al bullismo.

I prodotti finali dell’Ean consistono in una  creazione di una guida che racchiuda tutti gli esempi passati di buone pratiche riguardo il bullismo a livello europeo, accompagnati da un’applicazione per smartphone che fornisca un accesso online a tutti gli strumenti per affrontare il fenomeno.

E’ stato creato anche un documentario televisivo, disponibile sul sito, in 7 lingue europee (greco, spagnolo, italiano, rumeno, inglese, tedesco e francese) per accrescere la conoscenza del problema. Leggi tutto “EAN (European Antibullyng Network)”

Reclutamento ispettori scolastici

Archiviato il concorso per dirigenti scolastici il Miur comincerà a breve a muoversi per il reclutamento della funzione ispettiva nella scuola.

La funzione ispettiva si svolge in collaborazione con gli uffici centrali, regionali e provinciali, in pratica l’ispettore tecnico ha il compito di elaborare progetti ed obiettivi indicati dal Ministro in materia di politica scolastica, offrire una consulenza su tecnologie educative e nello stesso tempo, promuovere l’aggiornamento del personale direttivo della scuola di ogni ordine e grado.

Il reclutamento del personale ispettivo è unico in ogni forma e grado.

I posti che saranno coperti nella scuola materna, elementare e secondaria saranno di competenza del Ministro della Pubblica amministrazione che deciderà a breve, una volta sentito il Consiglio Nazionale della Pubblica Amministrazione.

Il T.U. 297/94 è ancora la disciplina previgente in materia  e definisce il personale ispettivo in due ruoli: Ispettore tecnico centrale e ispettore tecnico periferico.

Le regole del concorso non sono cambiate e ci si rifà ancora a quelle del 2008  anche se dalle ultime notizie pare che qualcosa cambierà.

Pertanto, al concorso saranno ammessi:

— per la scuola materna: i docenti di scuola materna ed il personale direttivo della scuola elementare;

— per la scuola elementare: i Direttori didattici e gli insegnanti elementari;

— per le scuole secondarie: i Presidi e gli insegnanti di scuole secondarie, i Vice rettori e i Rettori dei Convitti nazionali, le Vice direttrici e Direttrici degli Educandati femminili dello Stato, i Presidi e gli insegnanti dei Licei artistici, degli Istituti d’arte, gli insegnanti dei Conservatori di musica e delle Accademie di belle arti.

Per l’ammissione ai concorsi è prescritto:

— il possesso di laurea;

— un’anzianità complessiva di effettivo servizio di ruolo di almeno nove anni.

Per la valutazione dell’anzianità di servizio va considerato solo il servizio effettivamente prestato, con esclusione del periodo di interruzione, degli anni preruolo riconosciuti e di quelli previsti da retrodatazione.

Gli esami constano di tre prove scritte e una orale (art. 422 D. Lgs. 297/94).

Ma quanti ispettori servono al nostro sistema d’istruzione e di formazione? L’organico ne prevede ora 407, ma erano quasi 700 nel 1974. In servizio ce ne sono attualmente meno di 200, di cui una quota reclutata, negli ultimi anni, su base politica, nella percentuale massima consentita dalla legge (comma 5 bis, art. 19 della legge 165/2001). L’operazione, seppure conforme alla norma, ha suscitato diffuse perplessità, se non palesi critiche.

Molti hanno pubblicamente rilevato che tra i prescelti si sono letti nomi di docenti già in pensione, di funzionari amministrativi e dirigenti scolastici la cui produzione scientifica non è stata mai resa pubblica. In realtà la normativa limitava il numero delle nomine solo al 5 per cento dell’organico esistente, ma l’assenza prolungata dei concorsi pubblici, il mancato ricambio generazionale, con il conseguente aumento dell’età media, hanno contribuito a peggiorare non solo l’immagine degli ispettori, ma la sostanza stessa della funzione rendendola del tutto marginale nelle azioni di governo della scuola.

Chi sono gli alunni stranieri?

I minori stranieri, come quelli italiani, sono innanzitutto persone e in quanto tali, titolari di diritti e doveri che prescindono dalla loro origine nazionale.

L’Italia è stata tra i cinque Paesi, insieme a Germania, Grecia, Svezia e Ungheria, cui è stato chiesto di presentare le politiche educative in questo ambito e avviare un confronto di idee costruttivo. Negli ultimi 10 anni, nel nostro Paese si è avuto un forte aumento del numero totale degli alunni stranieri con cittadinanza non italiana: nel 2005/2006 il loro numero superava appena le 400.000 unità; nel 2014/2015 risultava quasi raddoppiato, raggiungendo circa le 830.000 unità.

Il Miur ha pubblicato nel febbraio 2014 le linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli stranieri nelle scuole italiane. La tutela di accesso del minore all’educazione scolastica trova le sue fonti normative nella legge sull’immigrazione n° 40 del 6 Marzo del 1998 e nel decreto 286 del 26 Luglio 1998. L’autonomia scolastica (275/99) ha poi consentito di affrontare con soluzioni flessibili le problematiche specifiche sull’immigrazione adattandole ad ogni scuola. L’istituzione scolastica infatti, occupa un ruolo centrale per la costruzione di regole comuni e rispetto della convivenza civile.

Le nuove indicazioni nazionali ed i nuovi scenari richiamano l’attenzione sull’importanza dell’inclusione vista come intercultura e crescita del bambino. L’educazione interculturale rifiuta sia la logica dell’assimilazione che quella di una convivenza formata da comunità chiuse tra di loro.

Ma chi sono gli alunni stranieri e come dovrebbero comportarsi le scuole secondo le indicazioni nazionali?

  1. Alunni nati in Italia ma con cittadinanza non italiana (genitori non italiani); a questa tipologia di alunni devono essere applicate le norme previste dalla legge sui cittadini stranieri residenti nel nostro paese (Ius Soli-Ius Culturae)
  2. Alunni con ambiente familiare non italofono (studenti che hanno frequentato la scuola nel paese di origine e che però vivono in un ambiente familiare dove si parla poco italiano). Questi alunni sono spesso estremamente competenti, e talvolta alfabetizzati, nella lingua d’origine della famiglia perché hanno frequentato la scuola nel Paese d’origine, o perché studiano la lingua con l’aiuto dei genitori o di associazioni gestite all’interno di ciascuna comunità. Queste competenze vanno tenute in grande considerazione perché aiutano a combattere l’insicurezza linguistica e agevolano considerevolmente i processi cognitivi legati all’acquisizione dei meccanismi di letto-scrittura in italiano
  3. Minori accompagnati (alunni provenienti da altri paesi che si trovano per qualsisasi ragione nello stato italiano privi di assistenza e rappresentanza). Per il loro inserimento si dovrà tenere conto che, a causa delle pregresse esperienze di deprivazione e di abbandono, anche le competenze nella lingua d’origine – oltre a quelle in italiano – potranno risultare fortemente limitate rispetto all’età anagrafica dell’alunno, rendendo necessaria l’adozione di strategie compensative personalizzate.
  4. Alunni figli di coppie miste (papà della stessa nazione e mamma italiana o viceversa).  Le loro competenze nella lingua italiana sono efficacemente sostenute dalla vicinanza di un genitore che, di solito, è stato scolarizzato in Italia,  ottimo per bilinguismo.
  5. Alunni arrivati per adozione internazionale. Per l’inserimento scolastico di questi bambini sono da prevedere interventi specifici e percorsi personalizzati, sia in considerazione di eventuali pregresse esperienze di deprivazione e abbandono, sia per consolidare l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità di apprendimento.
  6. Alunni rom, sinti e caminanti, questi bambini presentano molteplici differenze di lingua, religione, costumi. Una parte di essi proviene dai paesi dell’Est Europa, anche da paesi membri dell’UE, spesso di recente immigrazione e non possiede la cittadinanza italiana. Lavorare con alunni e famiglie rom, sinti e caminanti richiede molta flessibilità e disponibilità ad impostare percorsi di apprendimento specifici e personalizzati, che tengano conto del retroterra culturale di queste popolazioni. Una lunga esperienza delle scuole ha consolidato molte buone pratiche con tale approccio.

Alcune novità in tema d’immigrazione però arrivano anche dalla rete Eurydice (Rete europea d’informazione sull’istruzione). La scorsa primavera è partito uno studio sugli alunni immigrati nelle scuole europee che ha messo in luce anche per l’Italia un coinvolgimento maggiore  per gli studenti che arrivano nella nostra nazione ad anno in corso. La lingua L2 che prima era considerata come una ‘buona conoscenza’ da parte dell’alunno, ora diventa ‘fondamentale’ visto l’aumento esponezniale degli stranieri nel nostro territorio. Permane in ogni caso il limite del 30% di alunni non italiani sul totale iscritti al fine di equilibrare la distribuzione dei ragazzi con cittadinanza non italiana fra scuole di uno stesso territorio.

Valutare il dirigente

Valutare un dirigente è sempre difficile, soprattutto in realtà ed in contesti particolari, soprattutto in quelle scuole alle prese con i mille problemi di tutti i giorni.

Tra “i meandri” burocratici però la legge 107/2015 e precisamente i commi 93 e 94 mettono in luce alcuni criteri importanti per cominciare ad instaurare anche a livello culutrale il concetto di valutazione vista in funzione di miglioramento del sistema scolastico.

Tutto partì con il dpr 80 del 2013 che evidenziò l’importanza per le scuole di “rendersi conto” e “rendere conto” dei suoi processi educazionali. Grazie a questo decreto la scuola è entrata finalmente  in un’ottica di valutazione dei suoi processi organizzativi e valutativi sia da parte dei docenti che dei dirigenti.

I commi 93 e 94 della legge 107 non hanno fatto altro che riprendere questo “modus operandi” adattandolo alla figura del dirigente incrementando la valutazione sulla performance, sul valore aggiunto e soprattutto sugli obiettivi ed i risultati da raggiungere per un miglioramento del servizio scolastico.

Cosa andiamo a valutare di un dirigente scolastico?

In primis le competenze gestionali e organizzative, la correttezza, la trasparenza, la valorizzazione dei meriti del personale d’istituto, il contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e la direzione unitaria della scuola (promozione e collaborazione tra i diversi componenti della comunità scolastica).

La valutazione del dirigente scolastico sarà effettuata annualmente dal direttore dell’Ufficio scolastico Regionale con il supporto tecnico dei nuclei regionali di valutazione.

Ogni nucleo si compone di un dirigente tecnico, amministrativo o scolastico in funzione di coordinatore, e due esperti in possesso di specifiche e documentate esperienze in materia di organizzazione e valutazione. Deve sempre essere prevista la presenza di almeno un dirigente scolastico. Alla valutazione positiva sarà legata la retribuzione di risultato, mentre il mancato raggiungimento dei risultati per 2 anni consecutivi comporterà la messa a disposizione in base alla direttiva 36 del 2016. La stessa direttiva recita anche che: la valutazione del Ds è rivolta particolarmente alle azioni riconducibili al perseguimento delle priorità e dei traguardi previsti nel RAV e nel PdM dell’istituzione scolastica. Gli obiettivi che ogni Dirigente scolastico deve raggiungere sono definiti all’atto del conferimento degli incarichi.

Nella formalizzazione degli incarichi, il Direttore dell’USR di riferimento si avvale di apposite funzioni disponibili nella piattaforma SIDI, per acquisire le priorità individuate nel RAV, al fine di predisporre, aggiornare e integrare i provvedimenti d’incarico dirigenziale. Il risultato conseguito è definito con una delle seguenti espressioni: “pieno raggiungimento”, “avanzato raggiungimento”, “buon raggiungimento” ovvero “mancato raggiungimento degli obiettivi”. Il contingente ispettivo del  Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) conserva anche un altro elemento importante per i dirigenti che è il “Portfolio Ds”. Questo strumento rappresenta un supporto per lo svuluppo professionale dei dirigenti stessi che raccolgono e mettono a disposizione i documenti significativi del proprio operato con particolare attenzione all’autovalutazione e alla valutazione.

Il dirigente scolastico diventa così parte integrante di un miglioramento organizzativo e gestionale delle istituzioni scolastiche. La sua azione dirigenziale verrà valutata in funzione dei risultati raggiunti nell’area in cui opera (comma 4 Dpr80/2013).

Dirigente scolastico e gestione risorse professionali

La gestione delle risorse umane è diventata da poco una delle tematiche più importanti della scienza dell’amministrazione.  Il dirigente scolastico oggi potrà sviluppare moltissimi strumenti di gestione del personale: selezione, premialità, socializzazione, valutazione per il miglioramento del personale, controllo di gestione e tanto altro.

Ma cosa significa per un Dirigente scolastico e per il comitato di valutazione di ciascuna scuola valorizzare un docente?

La norma è abbastanza chiara, intanto il Ds come da art 25 del decr leg 165 è il responsabile della gestione unitaria del personale e della struttura così come il comitato di valutazione (comma 129/107) decide i criteri del merito tenendo conto del successo formativo e scolastico degli alunni, ottenuto grazie alle metodologie d’insegnamento del docente.

Se l’insegnante odierno riuscirà dunque a migliorare le competenze digitali dei ragazzi potrà quindi concorrere al bonus meritevole.

Il Ds dovrà quindi saper interpretare la “Mission educativa” all’interno di una cornice amministrativa del sistema; solo una buona leadership che valorizza i docenti, potrà tenere assieme la qualità manageriale e gli sviluppi di un’efficace ed efficiente didattica dell’istituto.

Costruire una comunità di docenti dove gli obiettivi vengono creati per finalità ben precise, lanciando sfide, assegnando compiti, motivandoli sempre sul bisogno di autorealizzazione. Rilanciare le teconologie come strumento per incrementare le risorse della scuola che sono gli studenti.

Intensificare il buon clima e l’empowerment come conquista di consapevolezza da parte del docente e in funzione degli stakeholders (quartiere, genitori, contesto). La valorizzazione delle risorse umane all’interno di un istituto scolastico può avvenire non solo con la gestione burocratica (titoli, punteggi) ma con attivià di accoglienza, tutoraggio, socializzazione, motivazione, valutazione gestione dei conflitti  e la collaborazione del middle management.

Per quanto riguarda il bonus, Il Miur (comma 126 della legge 107/2015) ha istitutito un fondo annuale di 200 milioni che verrà ripartito tra le scuole in proporzione alla dotazione organica dei docenti, alle complessità ecc) . Una volta stabiliti i criteri dal comitato di valutazione docenti esso sarà distribuito dal Ds (comma 127 della 107/2015) ogni anno al personale docente in natura di retribuzione accessoria. Non dimentichiamo che i dirigenti hanno l’obbligo di assegnare  il bonus, come recita il comma 93 della 107  e questo fa si che il capo d’istituto diventi una figura manageriale a tutti gli effetti.

I dirigenti scolastici infatti acquisiscono una figura da ‘Manager di confine’ e cioè  titolari di relazioni esterne che possono aiutare le situazioni interne dell’istituto. Oltre alla classica funzione decisionale i dirigenti dovranno avere delle competenze tecniche in modo da saper affrontare compiti gestionali ed affinare quelle relazionali, vedi la gestione dei conflitti. Si tratta dunque di avere una completa gestione della scuola nel suo insieme senza dimenticare mai il principio di autovalutazione.