Perché un obiettivo è alla portata se si possiede intelligenza emotiva?


La vita è bella

Come si chiama un secchione vent’anni dopo? Capo! Questa battuta non la trovi in un libro di barzellette. La cita Daniel Goleman per spiegare come, oggi, sia preferibile aver a che fare con persone che sanno il giusto e hanno maniere vincenti di trattare gli altri, piuttosto che con persone dalle grandi conoscenze ma senza competenze empatiche e modi persuasivi. Soprattuto, la usa per spiegare come questo modello di leadership oggi sia superato, senza capacità efficaci di intrattenere relazioni. I link consigliati ti guideranno in approfondimenti tematici all’interno di questo sito.

Che l’intelligenza logico-matematica non sia la sola attitudine che contraddistingue le persone capaci e quelle di successo è un dato acquisito. Ma altrettanto vero è che, pur sapendo di possedere in potenza molte altre risorse, è sempre su quella che ci ostiniamo a puntare tutte le nostre chances. Studiamo, ci formiamo, ci diplomiamo, ci laureiamo, facciamo un master, infine ci abilitiamo. Ma trascuriamo il fatto che, per tutto il resto della nostra vita, saranno le competenze basse a guidare le nostre scelte, non quelle sempre più alte che maturiamo. Proprio così: le emozioni. Dipende da loro se il talento che ci ha accompagnato per tutta la vita resterà inespresso o aprirà le porte dei nostri sogni.

Che cos’è l’intelligenza emotiva?

Letteralmente l‘intelligenza emotiva è la capacità di valutare preliminarmente le conseguenze sul piano emotivo di scelte e decisioni. È quella capacità, peraltro, che, più dei successi scolastici e dell’intelligenza nell’accezione comune, determina risultati sorprendenti nella vita. Perciò, se sposi la persona sbagliata o affidi i tuoi soldi ad un improbabile consulente finanziario, è con il tuo “sesto senso” che devi prendertela.  Lo afferma nell’opera Intelligenza Emotiva lo psicologo statunitense Daniel Goleman.

Con questo termine, appunto, di intelligenza emotiva, Goleman indica le abilità altre che comprendono le capacità dell’individuo di

  • motivarsi,
  • persistere nel raggiungere gli obiettivi nonostante le difficoltà e le frustrazioni,
  • controllare gli impulsi,
  • procrastinare la gratificazione,
  • modulare gli stati d’animo, soprattutto riuscendo a pensare bene anche in condizioni emotive di sofferenza,
  • empatizzare e
  • sperare, nel senso di conservare la fiducia nei propri mezzi.

Goleman non è il primo ad aver parlato di intelligenza emotiva. Già negli anni venti dello scorso secolo l’eminente psicologo statunitense Edward Lee Thorndike aveva contribuito a diffondere un’idea d’intelligenza legata al mondo delle emozioni, di cui uno degli aspetti era l’intelligenza sociale o intelligenza personale, articolata a sua volta, come dice Howard Gardner, in interpersonale e intrapersonale.

L’intelligenza interpersonale e quella intrapersonale

La prima è la capacità che posseggono persone dotate di elevato coefficiente emotivo, abbreviato in EQ per distinguerlo dal QI, di:

  • intrattenere relazioni gratificanti ed efficaci;
  • conservare le amicizie;
  • risolvere i conflitti;
  • svolgere rapidamente l’analisi sociale in un gruppo;
  • condividere e comprendere gli stati emotivi delle altre persone;
  • distrarre gli altri dalle emozioni negative, distruttive, come la rabbia, che intossicano le esistenze della gente e offuscano la lucidità.

La seconda è la capacità di esercitare un controllo sulla propria vita emotiva per prevenire il sabotaggio di se stessi, a causa del  tormento interiore che limita l’efficacia del pensiero costruttivo. Le persone con questa abilità riescono a distrarre se stessi e i propri pensieri dalle emozioni pericolose, così evitando che un momento di tristezza degeneri in disperazione o che una preoccupazione divenga depressione.


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Chi è l’intelligente?

Secondo gli studi di Peter Salovey e Robert Stenberg, psicologi di Yale, citati nel lavoro di Goleman, una persona può essere definita intelligente principalmente se esprime capacità pratiche di ordine emotivo e relazionale.

Cioè, secondo questi eminenti autori, che inglobano i lavori di Gardner, una persona realizza appieno la propria esistenza se soddisfa una ideale piramide della leadership di se stessa in cinque gradini. Ovvero, se:

  • conosce le proprie emozioni. La capacità di riconoscere ed assegnare il giusto nome alle emozioni, quando si presentano, è il concetto chiave dell’intelligenza emotiva.
  • Riesce a controllare le proprie emozioni. Calmarsi, distrarsi dalla rabbia, liberarsi da stati d’ansia, infatti, sono situazioni che dipendono dall’autoconsapevolezza, ovvero dal riconoscimento delle emozioni.
  • Sa come motivarsi. Dominare le emozioni è essenziale per riscoprirsi creativi, per ritrovare concentrazione e attenzione e per motivarsi nel raggiungimento degli obiettivi. Viceversa, le emozioni negative, se non elaborate, distraggono sempre la concentrazione.
  • Ha doti empatiche che nascono dal riconoscimento delle altrui emozioni sulla base della conoscenza delle proprie. L’empatia è, dunque, alla base dell’altruismo poiché permette a chi ne è dotato di cogliere i segnali sociali, le necessità e i bisogni degli altri.
  • Infine, sa gestire le relazioni, arte nella quale confluiscono tutte le competenze sociali che originano dal riconoscimento delle emozioni, proprie e altrui.

Sempre in tempo

C’è un tempo definito entro cui si sviluppa l’intelligenza emotiva? In realtà, no. Si è sempre in tempo quando ci si vuole migliorare. L’ideale sarebbe coltivare questa attitudine innata fin da piccolissimi. Un ruolo fondamentale, dunque, lo esercitano la famiglia e la scuola. Ma se non accade o non è accaduto, gli studi dimostrano che le competenze emotive possono essere apprese, affinate e allenate ad ogni età. E che ad ogni età ci si può programmare al successo con l’intelligenza emotiva.

Però, occorre volerlo, mettersi a disposizione di un cambiamento e di un nuovo apprendimento. E’ sufficiente praticare la creatività, ritagliare più tempo per se stessi e per gli affetti, circondarsi di persone stimolanti, coltivare il benessere psicofisico e arricchire il vocabolario emotivo.

Mi fermo qui per ora ma tornerò a parlarne.


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