Camera dei Deputati - A scuola di Intelligenza Emotiva

Intervista all’On. Maria Teresa Bellucci sull’introduzione dell’ora curricolare di alfabetizzazione emotiva in classe


  1. Maria Teresa Bellucci, lo scorso 20 dicembre, presso la Camera dei Deputati, si è svolta un’interessante iniziativa, da Lei promossa, dal titolo “A scuola di Intelligenza emotiva”. Qual era la finalità?

L’iniziativa è nata per promuovere un confronto circa un’idea innovativa di scuola, contesto in cui si parla sempre meno di emozioni e sentimenti. L’obiettivo che si vuole perseguire si concretizza nella possibilità di prevedere l’introduzione nei curricula scolastici e nella formazione degli insegnanti dell’educazione alle competenze sociali ed emotive, così da guidare gli studenti verso una maggiore consapevolezza di sé ed un maggiore sviluppo sia del senso di convivenza civile, sia di coesione sociale.

  1. La scuola, in ogni legislatura, viene ripensata con provvedimenti. Ritiene che possa essere l’educazione all’intelligenza emotiva un’interessante proposta per meglio arricchire le comunità scolastiche di “buone relazioni”, di buone prassi che aiutino le studentesse e gli studenti a crescere e a formarsi meglio?

Assolutamente sì. Addirittura, il World Economic Forum ha inserito l’intelligenza emotiva tra le prime dieci competenze richieste nel mondo del lavoro. Ritengo sia di vitale importanza, dunque, aiutare i nostri studenti a sviluppare le capacità sociali, a riconoscere e soprattutto verbalizzare le proprie emozioni e a gestirle, prevenendo e risolvendo i conflitti. Grazie all’educazione all’intelligenza emotiva, si potrebbe creare un percorso in cui i giovani avrebbero modo di esprimere i propri problemi, analizzarli e insieme giungere ad una soluzione. Tutto ciò può, senza dubbio, contribuire a motivare i ragazzi, dapprima sul piano strettamente sociale e relazionale e poi su quello dello studio. Infatti, è dimostrato che l’apprendimento per inferenze emotive perdura nel tempo.

  1. I docenti delle scuole italiane sono quelli maggiormente esposti al rischio di burn-out, in relazione ai colleghi del resto d’Europa. Qual è il suo punto di vista in merito? Ritiene che una maggiore attenzione verso le dinamiche relazionali tra docenti, famiglie e studenti possa aiutare le nostre comunità a vivere meglio?

Senza alcun dubbio, l’insegnamento è considerato tra le professioni maggiormente predisposte allo sviluppo di problemi di salute mentale e sintomi comportamentali. Come riportato dai fatti di cronaca, si registra una triste escalation di violenza fisica e verbale nel contesto scolastico, che vede il coinvolgimento di studenti, professori e genitori. Pertanto, esiste un dovere etico, in capo alle Istituzioni, di tutelare gli insegnanti nello svolgimento del loro lavoro. Come è anche vero che, sempre più frequentemente, veniamo a conoscenza di maltrattamenti compiuti dai docenti sugli alunni. Bisogna intervenire con proposte concrete per la salvaguardia del sistema Scuola. In ragione di ciò, ho anche presentato una proposta di legge per l’introduzione dello psicologo scolastico, una figura professionale specialista nell’ambito delle relazioni umane e del benessere psico-fisico, così da poter svolgere la sua attività a favore degli studenti, ma anche verso le famiglie, gli insegnanti ed il personale scolastico.

  1. Nel corso della conferenza, il dr. Stefano Centonze, autore del libro “A scuola di Intelligenza emotiva”, presentato nella stessa occasione, ha affermato che per una società migliore, occorra puntare sul miglioramento della scuola. E che la chiave di questo cambiamento sia il benessere dell’insegnante. Che cosa ne pensa?

Credo che vivere in un clima di benessere e circondarsi di emozioni positive sia determinante per un adeguato e corretto sviluppo della persona, in tutte le sue sfaccettature. E’ basilare per raggiungere tale scopo partire dal benessere delle figure che hanno il ruolo di formare i più piccoli, in primis gli insegnanti. La scuola svolge un ruolo educativo determinante e non può essere lasciata sola e priva delle giuste risorse.

  1. Molti sono i segnali allarmanti relativi ad atti di bullismo e cyberbullismo che avvengono a scuola e nella società in genere. Come “Un’ora di intelligenza emotiva a scuola ”, per parafrasare il libro di Recalcati “Un’ora di lezione salva la vita “, potrebbe migliorare la convivenza civile?

I nostri giovani sono sempre più abituati a vivere in uno stato di isolamento. Le scuole hanno il dovere di parlare di emozioni, autocontrollo ed empatia, così da far acquisire abitudini in grado di promuovere un clima culturale, sociale ed emotivo capace di scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza tipici del “bullo”. Infatti, proprio sul bullismo e il cyberbullismo, la Commissione per l’Infanzia e l’Adolescenza, di cui mi onoro di far parte, ha avviato un’indagine conoscitiva, nel corso della quale si stanno svolgendo una serie di audizioni con associazioni ed esperti di questi complessi fenomeni. Vogliamo affrontare questo problema e proporre piani di intervento preventivo per arginare ogni forma di violenza tra i ragazzi, sempre più diffuse soprattutto nelle scuole. L’educazione all’empatia, intesa come capacità di valorizzazione dell’esperienza sociale, rappresenterebbe certamente un aiuto in questo senso.

  1. Artedo ha presentato una proposta e una soluzione. Crede che quello tra le Istituzioni e il privato sia un dialogo possibile e duraturo per un obiettivo comune?

Certamente, il dialogo tra Istituzioni e operatori ed esperti del settore è possibile, anzi, deve essere incentivato. Solo dall’ascolto, dal dialogo e dal confronto si possono attuare interventi legislativi in grado di rispondere alle reali necessità della scuola e, in particolare, alla tutela della migliore educazione delle nuove generazioni, il futuro della nostra Italia.

  1. Al termine della conferenza, Lei ha pubblicamente assunto l’impegno a sottoporre al Governo la domanda di attenzione verso i temi trattati e di far diventare curricolare l’ora di intelligenza emotiva, presentando una Risoluzione a sua firma. A che punto stanno le cose? Qual è il prossimo passo?

Mantenendo l’impegno assunto, ad inizio marzo ho depositato alla Camera dei deputati la Mozione in materia di promozione dell’educazione sociale e all’intelligenza emotiva, di cui sono prima firmataria, suscitando fin da subito interesse nel mondo Istituzionale e non solo. Tra i vari impegni, infatti, ho chiesto al Governo di favorire l’introduzione nei programmi didattici di insegnamenti finalizzati all’educazione emotiva e sociale. Un primo passo è stato compiuto e ne seguiranno altri. L’obiettivo da raggiungere è quello di preparare le future generazioni a sviluppare le proprie capacità sociali attraverso le emozioni, i sentimenti, i valori: solo così si potrà costruire un’Italia migliore.

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