La Commissione europea è l’organo politico esecutivo indipendente dell’UE. Redige le proposte di nuovi atti legislativi europei e attua le decisioni del Parlamento europeo e del Consiglio dell’UE (articolo 17 del trattato sull’Unione europea /TUE e articoli 234, 244-250, 290 e 291 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e il trattato che istituisce un Consiglio unico ed una Commissione unica delle Comunità europee /trattato di fusione).
Fondata il 1 gennaio 1958, la Commissione è stata per molto tempo, composta di almeno uno e non più di due Commissari per Stato membro; nel 2009, il Consiglio europeo ha deciso che la Commissione continuerà ad essere composta di un numero di commissari pari al numero degli Stati membri.
Infatti costituita da un gruppo di 28 commissari (uno per ciascun paese dell’UE) sotto la direzione del presidente della Commissione che assegna le diverse competenze politiche, prende decisioni sulla base di una responsabilità collettiva. Il Presidente e gli altri membri della Commissione, incluso l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, sono soggetti, collettivamente, a un voto di approvazione del Parlamento europeo e sono quindi nominati dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata. A partire dal trattato di Maastricht, il mandato di membro della Commissione ha durata pari a quella della legislatura del Parlamento europeo, ossia cinque anni, ed è rinnovabile.
La Commissione esercita i suoi compiti sotto la guida politica del suo Presidente, che ne decide l’organizzazione interna. Il Presidente ripartisce tra i membri i vari settori d’attività della Commissione. A ogni Commissario viene così attribuita la competenza per uno specifico settore tematico, insieme all’autorità sui relativi servizi amministrativi. Nel processo decisionale tutti i commissari hanno lo stesso peso e sono ugualmente responsabili delle decisioni adottate. Essi non hanno alcun potere decisionale individuale, salvo quando autorizzato in determinate situazioni.
Inoltre tra i suoi compiti specifici gestisce le politiche e assegna i finanziamenti dell’UE, assicura il rispetto della legislazione dell’UE, fa da portavoce per tutti i paesi dell’UE presso gli organismi internazionali, in particolare nei settori della politica commerciale e degli aiuti umanitari.
Per contribuire a far sì che il collegio lavori in stretta collaborazione e in modo flessibile vengono definiti dei progetti prioritari che, vengono poi ripresentati ai commissari affinché li adottino nella loro riunione settimanale, dopo di che diventano ufficiali e vengono trasmessi al Consiglio e al Parlamento per la fase successiva del processo legislativo europeo.
Il dibattito sul futuro dell’Europa degli ultimi anni, riguarda l’attuazione di un futuro sostenibile nell’interesse del benessere dei cittadini. Frans Timmermans, primo Vicepresidente della Commissione europea, ha dichiarato: «Lo sviluppo sostenibile ha la sua origine e i suoi limiti nelle persone, il suo fine è rendere la nostra economia e la nostra società sostenibili e prospere allo stesso tempo. Ci consente di difendere il nostro modo di vivere e di migliorare le prospettive di benessere dei nostri figli e nipoti per quanto riguarda la parità, un ambiente naturale sano e un’economia prospera, verde e inclusiva. Il nostro compito consiste nel salvaguardare il nostro pianeta a vantaggio di tutti. L’Europa può e deve fare da guida lungo questo cammino.»
A testimonianza di ciò è che nel corso degli anni, l’UE è divenuta un pioniere nel campo della sostenibilità, con standard sociali e ambientali tra i più elevati al mondo, e ha sostenuto vigorosamente l’accordo di Parigi sul clima e soluzioni innovative come l’economia circolare. Ma la riflessione a cui spinge la Commissione europea nel documento Libro bianco sul futuro dell’Europa del 1 marzo 2017, è sul come affrontare sfide complesse, mutevoli e urgenti, riguardanti in particolare il debito ecologico e i cambiamenti climatici, i cambiamenti demografici, la migrazione, la disuguaglianza, la convergenza economica e sociale e la pressione sulle finanze pubbliche.
Il Libro bianco presentato il 1° marzo dalla Commissione europea delinea alcuni percorsi possibili per il futuro dell’Europa. Ci troviamo ad affrontare un gran numero di sfide, dalla globalizzazione all’impatto delle nuove tecnologie sulla società e l’occupazione, senza dimenticare le preoccupazioni in materia di sicurezza e l’ascesa del populismo. Per questo motivo il Libro bianco delinea cinque scenari per l’evoluzione dell’Unione europea a seconda delle scelte che si faranno.
Da non dimenticare che nel 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una serie di 17 obiettivi di sviluppo sostenibile per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare la prosperità per tutti nell’ambito della nuova agenda per lo sviluppo sostenibile, la cosiddetta «Agenda 2030». Ciascuno dei 17 obiettivi ha traguardi specifici (per un totale di 169 traguardi) da raggiungere entro il 2030. L’UE è stata una forza trainante dell’adozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In risposta all’Agenda 2030, il 22 novembre 2016 la Commissione europea ha adottato una comunicazione dal titolo “Le prossime tappe per un futuro europeo sostenibile”, evidenziando in essa le principali politiche dell’UE per ciascuno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
La Commissione europea propone tre scenari per stimolare la discussione su come dare seguito agli obiettivi di sviluppo sostenibile all’interno dell’UE. Tali scenari sono esemplificativi: intendono offrire una gamma di idee e promuovere il dibattito e la riflessione. Il risultato finale potrebbe essere una combinazione di taluni elementi tratti dai singoli scenari.
I tre scenari sono: una strategia generale dell’UE relativa agli OSS per orientare le azioni dell’UE e degli Stati membri; un’integrazione continua degli OSS da parte della Commissione in tutte le pertinenti politiche dell’UE, ma senza imporre misure agli Stati membri; puntare di più sull’azione esterna, consolidando al contempo il principio della sostenibilità a livello dell’UE.
Tutte le strategie proposte guardano a una crescita economica che sia compatibile con i limiti del Pianeta ma anche equamente distribuita tra i cittadini del mondo. Concetti chiave come quello di solidarietà, sostenibilità, cittadinanza, equità dovrebbero costituire il paradigma culturale della nuova Europa.
Elisabetta Patruno, docente laureata in Lettere presso l’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” con una tesi in Sociologia della Letteratura: “Il Realismo dell’Universale”, rivista fascista, politica – culturale sorta negli anni ’30. Ha conseguito Master Universitari biennali su “Innovazione didattica ed inclusione scolastica” e “Strategie didattiche verso la Scuola delle Competenze” presso l’Università degli studi di Benevento “Giustino Fortunato”. Vincitrice di Concorsi nella Scuola Primaria, Secondaria di primo e secondo grado, svolge la professione di insegnante da oltre vent’anni. Formatrice nel campo delle Nuove Metodologie didattiche, della Valutazione degli apprendimenti e delle Istituzioni scolastiche, nonché dell’Inclusione e dei disturbi specifici dell’apprendimento in alunni con DSA e con BES. Numerosi i seminari svolti da esperto sulle tematiche innovative del sistema educativo e di istruzione presso Enti e associazioni del territorio. Ha pubblicato su Artedo – Edizioni Circolo virtuoso i seguenti saggi: “L’Europa delle Competenze”, “PEDA’- Pedagogia e apprendimento”, “La sfida della Valutazione”. Scrive sulla Rivista Artedo Universo Scuola, diretta dal dirigente Luigi Martano.