L’Europa è antica e futura


Una riflessione sulle radici storiche e culturali dell’Europa accompagna da sempre il progetto di unificazione europea, soprattutto quando questo vive fasi cruciali e delicate come in questo preciso momento. L’Europa potrà costruire un futuro se non tiene presenti le radici da cui è nata e i valori sui quali si è costruita? L’Europa, ha nel suo complesso, una memoria storica comune? I «mattoni» della costruzione dell’idea d’Europa vanno cercati ed individuati nei «miti greci (la cosiddetta memoria collettiva dell’umanità), nel mondo ellenistico, nel mondo romano, la respublica christiana, l’Umanesimo, il Rinascimento, l’Occidente delle invenzioni e delle scoperte, il Settecento e la Rivoluzione francese, il Romanticismo …» (cfr. F. Chabod, Storia dell’idea d’Europa, Laterza, p. 7 e sgg.).  

Quando noi diciamo «Europa», oggi, scrive con acume e profezia Federico Chabod, ben settanta anni or sono, «intendiamo alludere non soltanto ad una certa estensione di terre, bagnate da certi mari, solcate da certe catene montuose, sottoposte ad un certo clima ecc …; intendiamo, assai più, alludere ad una certa forma di civiltà, ad un «modo di essere»… L’«Europeo»… è, anzitutto, soprattutto un certo abito civile, un certo modo di pensare di sentire». Chabod, con una tessitura da ago rovente, conclude il suo scritto dedicato al formarsi della coscienza europea con queste parole: «nel formarsi del concetto d’Europa e del suo sentimento europeo, i fattori culturali e morali, hanno avuto, nel periodo decisivo di quella formazione, preminenza assoluta, anzi esclusiva». Ma, oggi, nell’Unione europea c’è ancora, si respira e si assapora la «memoria storica comune»?

L’identità europea è strettamente connessa agli apparati istituzionale localizzati a Bruxelles e a Strasburgo. Tali istituzioni oggi sono poco attive in questo processo politico-culturale del formarsi di una coscienza europea anche perché ne è debole l’identità (di ciascun Paese), e l’identità è debole perché le istituzioni anche oggi non sono – non sembrano – in grado di favorirne il consolidamento.

Sul finire del «secolo breve» lo storico francese J. Le Goff – fondatore non solo dell’odierna storiografia medievale ma anche di una collana editoriale europea («Fare l’Europa»)scrive «l’Europa è antica e futura a un tempo. Ha ricevuto il suo nome venticinque secoli fa, eppure si trova ancora allo stato di progetto».

L’Europa «ha inventato» l’Occidente. L’Europa è la patria della cultura classica, ha diffuso i valori del cristianesimo, della scienza e della tecnica, i grandi princìpi di libertà, uguaglianza e fratellanza. Qui è nata la pòlis, qui è stato elaborato il metodo sperimentale scientifico, qui sono nati i concetti di Stato e di diritto.

La riflessione sulle radici storiche e culturali dell’Europa, ci si auspichi, ri-torni ad essere un tema in seno alle istituzioni europee e che esso sia linfa vitale nel processo di riforma dello sviluppo socio-economico-politico dopo alcuni anni, forse decenni di corto-circuito.

Nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea proclamata la prima volta a Nizza il 7 dicembre 2000 e poi, una seconda volta, il 12 dicembre 2007, le radici storiche culturali non sono palesamenti espressi.

Tra le varie e diverse reazioni a favore di un riconoscimento esplicito di tali radici cito poche righe estrapolate dalla «mitica» rubrica settimanale La bustina di Minerva  (del 18 settembre 2003 dal titolo «Le radici dell’Europa»): «Io non vedrei inopportuno, in una costituzione, un riferimento alla radici greco-romane e giudaico-cristiane del nostro continente, unito all’affermazione che, proprio in virtù di queste radici, così come Roma ha aperto il proprio Pantheon a dèi di ogni razza e ha posto sul trono imperiale uomini dalla pelle nera (né si dimentichi che sant’Agostino era nato in Africa), il continente è aperto all’integrazione di ogni altro apporto culturale ed etnico, considerando questa disposizione all’apertura proprio una delle sue caratteristiche culturali più profonde».

Precisa ancora di più sagacemente Morin: «Se si cerca l’essenza dell’Europa, non si trova che uno spirito europeo».

Nella formazione del processo dell’Europa tali tematiche – dalla scuola alle agorà politiche – ri-prendano slancio vitale coscienti che le conseguenze saranno assai grandi come l’Europa – (davvero con una grande «E») – nella quale vogliamo vivere.

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