L’Europa e le buone pratiche


In una società che si evolve in maniera sempre più rapida dal punto di vista tecnologico, è importante coinvolgere i nostri studenti a prendere consapevolezza delle opportunità che l’U.E. offre con i fondi strutturali e d’investimento europei 2014/2020.

Siamo nell’era del 4.0 e stiamo vivendo una condivisione globale in cui l’evoluzione tecnologica ha un impatto diretto sul nostro stile di vita e l’Europa rappresenta un un’enorme opportunità per la realizzazione di un unico linguaggio digitale. Da qui, le scuole hanno attivato il Piano Nazionale della Scuola Digitale per un processo di digitalizzazione dei processi d d’insegnamento.

L’U.E. è un progetto unico al mondo, nasce intorno ad obiettivi mirati e condivisi e la sua sopravvivenza è legata anche ai concetti di identità e cittadinanza, quindi ai sentimenti di appartenenza nazionale ed europea. Le differenze culturali e di lingua, rappresentano spesso un limite alla realizzazione del cittadino europeo che deve invece rafforzarsi attraverso la condivisione di doveri e vantaggi comuni.

Bisogna realizzare una nuova sfera di valori e principi di appartenenza e partecipazione, che parta da progetti legati alla cultura e all’educazione nelle scuole. I Paesi dell’U.E. sono responsabili dei propri sistemi educativi e formativi, mentre la Comunità Europea ha la funzione di fissare obiettivi comuni, di favorire lo scambio di buone pratiche, di supportare e incentivare le sfide comuni, che si esprimono nella mobilità, nell’apprendimento delle lingue, nel riconoscimento di qualifiche d’istruzione e professionali, nella formazione permanente, nella ricerca e nel sostegno all’imprenditorialità

Il programma Erasmus è lo strumento, che per anni ha dato un contributo concreto alla formazione di milioni di giovani, al punto che è ormai di uso corrente l’espressione “generazione Erasmus”, per indicare coloro che attraverso l’opportunità offerta da tale iniziativa, sono entrati in contatto con culture diverse e hanno appreso valori di democrazia, libertà e solidarietà.

Nel 2016 un nuovo accordo, sempre a Ventotene, rafforzava il programma Erasmus per un piano straordinario a livello europeo, con partenariati innovativi tesi a creare sinergie tra il mondo del lavoro e quello dell’istruzione, un maggiore spazio all’apprendimento permanente per l’acquisizione di competenze che offrano la possibilità di crescite lavorative e un incremento dell’occupazione, una formazione personale pensata in funzione dell’Europa digitale 4.0.

Il Parlamento ha anche discusso la possibilità di inserire l’Erasmus + in un accordo che garantisca la mobilità tra U.E. e Regno Unito, anche dopo la Brexit.

Le scuole italiane hanno utilizzato le occasioni offerte dalle risorse finanziarie europee, andando oltre le azioni dei Programmi, organizzandosi autonomamente, investendo in risorse interne e coinvolgendo sia i genitori che gli enti locali.

In questo numero, abbiamo chiesto alle Scuole, di raccontare alcune esperienze che, valorizzando il loro impegno con esiti positivi, hanno colto gli stimoli e gli orientamenti delle politiche educative in dimensione europea.

Si voleva far emergere, attraverso il racconto, alcuni punti generali connessi alle attività di cooperazione e all’introduzione della dimensione europea nella scuola e della loro ricaduta in termini di cambiamenti innovativi.

Tutti i contributi hanno fatto emergere l’impegno del cammino intrapreso, attraverso la passione, le emozioni, la creatività, evidenziando anche la volontà di voler cambiare lo stare a scuola, attraverso la cooperazione europea.

Quando una Scuola promuove il cambiamento, attraverso l’introduzione della dimensione europea, sente anche il bisogno di sviluppare la propria capacità di entrare in rete con altre istituzioni, coinvolgendo Comuni, associazioni e altre realtà territoriali, superando così la propria autoreferenzialità.

In tale scenario la mobilità e la conoscenza delle lingue, diventano uno strumento per diffondere la dimensione europea all’esterno delle scuole, comportando ricadute positive, come la forte motivazione all’apprendimento, la maggiore sicurezza nell’affrontare ambienti estranei al proprio quotidiano e la maggiore volontà di trovare forme comunicative efficaci.

Tutti i risultati conseguiti, portano un cambiamento non solo sul piano soggettivo, ma anche modifiche sostanziali all’organizzazione scolastica. In questo contesto, gli alunni diventano protagonisti del loro apprendimento e il docente diventa mediatore di saperi e stimolatore di nuove sensibilità, emozioni, autostima.

Ogni percorso verso il cambiamento può incontrare ostacoli legati alla gestione e all’organizzazione, il desiderio di cambiare si può scontrare con la paura del nuovo e del diverso. Si teme che il confronto obblighi a rivedere i contenuti della propria professionalità, a impegnarsi in nuove relazioni con colleghi, alunni, genitori e a dover rendere conto del proprio operato anche all’esterno della scuola.

Il panorama delle attività di cooperazione europea avviato dalle scuole è veramente ampio e solo con l’esperienza e il confronto si potrà generare il cambiamento in cui l’apprendimento permanente potrà diventare un’attitudine naturale.

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