La “cittadinanza” nello scenario europeo


La costruzione del concetto di cittadinanza nella storia (1ª parte)

Secondo il dizionario della lingua italiana la cittadinanza è “l’appartenenza del singolo ad una società organizzata a Stato” o, più specificatamente, secondo la giurisprudenza è la condizione della persona fisica alla quale viene riconosciuta la pienezza dei diritti civili e politici dall’ordinamento giuridico di uno Stato. Eppure la definizione del termine cittadinanza è molto più complessa poiché con essa non si definisce soltanto uno status del cittadino o un mero rapporto giuridico.

Se la si considera da un punto di vista sociologico la sua definizione ha avuto da sempre un ruolo importantissimo nella creazione dei rapporti e degli equilibri interni ad uno Stato. Grazie al diritto di cittadinanza una persona fisica non solo sa di essere titolare di diritti e doveri e di partecipare attivamente alla vita pubblica del proprio stato, ma attraverso di esso costruisce la propria identità in quanto membro di una comunità.

Occorre dunque indagare alcuni nodi fondamentali intorno a questo concetto, prendendo le mosse da un problema attuale e più che mai urgente: come poter spiegare ai bambini di oggi il significato non solo di essere cittadini per diritto, ma di agire come tali, allargando l’orizzonte sul piano europeo. Lo scopo di questa ricognizione storica non vuole essere l’analitico racconto delle tappe essenziali, portatrici di uno specifico concetto di cittadinanza, ma quello di cogliere alcuni passaggi rilevanti per una comprensione più vicina alle problematiche attuali.

Il discorso sulla cittadinanza, sull’identità e sull’appartenenza, in Europa e nel mondo, assume una particolare connotazione; si tratta di un processo complesso che mira ad allargare il concetto di “nazionalità” in un panorama in cui le identità storiche delle singole nazioni si sono trovate coinvolte in processi più ampi di globalizzazione e internazionalizzazione. Il dibattito che ne è scaturito ha dato vita ad una molteplicità di definizioni e di analisi, di critiche e suggerimenti.

Il giurista e filosofo Danilo Zolo ha riassunto tali definizioni e le ha ricondotte a due significati distinti. Uno è quello che lui definisce teorico-politico: cittadinanza designa lo status sociale di cittadino e cioè il complesso delle condizioni politiche, economiche e culturali che sono garantite a chi sia, a pieno titolo, membro di un gruppo sociale organizzato. In questo caso il termine cittadino si oppone, prima ancora che a quello di straniero, a quello di suddito (o, più anticamente, di meteco, schiavo, servo, etc). Il cittadino, a differenza del suddito, è titolare di diritti civili e politici (nel nostro secolo anche di diritti sociali) ed è in linea di massima legittimato a farli valere anche nei confronti dell’autorità politica.

Il secondo significato viene definito giuridico: cittadinanza designa uno status normativo, e cioè l’ascrizione di un soggetto, per connessioni territoriali, per legami di parentela, per libera opzione, etc., all’ordinamento giuridico di uno Stato. In questa accezione formale il termine cittadino si oppone oggi, nel diritto interno come in quello internazionale, esclusivamente a quello di straniero o di apolide. Il tema della cittadinanza riguarda in questo caso le situazioni giuridiche o di fatto che ciascun Stato definisce, sotto i profili distinti del diritto privato e del diritto pubblico, come condizioni per il possesso, l’acquisto o la perdita della qualità di cittadino e della titolarità dei diritti e dei doveri connessi a tale qualità.

Pur essendo distinti, questi due significati sono stati costruiti a partire dal medesimo principio di fondo, quello della nazionalità. Il processo di identificazione tra Stato e nazione, pur parendo naturale e radicato già da tempo nella nostra cultura, si è sviluppato invece in tempi piuttosto recenti ed è scaturito dagli eventi del XVIII secolo: la Rivoluzione Francese e quella industriale. Grazie alla diffusione di nuovi principi e al crearsi di nuovi panorami politici, economici e sociali, il concetto di cittadinanza si è affermato come principio universale e si è contrapposto ai rapporti di sudditanza feudali.

Le maggiori possibilità economiche e sociali dei cittadini hanno permesso inoltre la rottura con i legami e i vincoli, imposti dall’appartenenza ad una determinata classe sociale, e hanno creato le condizioni per far crescere il sentimento di appartenenza, facendo sì che si identificasse con il concetto di nazione. Il diritto di cittadinanza è venuto perciò a rappresentare un vero e proprio patto tra i cittadini e lo Stato democratico moderno e una garanzia di solidarietà interna alla comunità oltre che di identità collettiva. Lo Stato ha così assunto il ruolo di garante dell’identità culturale unitaria, mentre i cittadini hanno interiorizzato questa costruzione fondata sulla condivisione di lingua, memoria storica, razza e religione ed entro le frontiere che racchiudono lo spazio fisico di uno stato, si è venuta a creare l’idea di un “Noi” omogeneo e solidale.

Tuttavia è proprio in questa idea di “Noi” che si nasconde la prima contraddizione insita nella nuova concezione di cittadinanza: il carattere universalistico dei valori su cui si sono fondate la legittimità degli Stati democratici e l’insieme di diritti e di doveri dei soggetti sono venute a scontrarsi con l’esclusività dell’appartenenza nazionale. Se questi valori sono patrimonio di tutta l’umanità, non si dovrebbero tracciare confini al loro interno, eppure la separazione è già implicita nella distinzione tra “cittadini” e “stranieri”.

Il recente fenomeno della globalizzazione e i cambiamenti che si stanno verificando nell’assetto politico e culturale del mondo contemporaneo hanno messo in luce questa contraddizione e il concetto stesso di cittadinanza è stato messo in discussione. Si tratta di trasformazioni talmente radicali da mutare il complesso di coordinate spaziali, temporali, istituzionali e culturali che, sino ad ora, hanno rappresentato un referente stabile per i soggetti nella progettazione della propria esperienza e nella definizione della propria identità, non solo collettiva, ma anche individuale.

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