Alternanza Scuola- Lavoro

di Daniela Tomarchio

L’idea di introdurre l’alternanza scuola- lavoro è nata, non solo per ottemperare ad una normativa, ma per migliorare una scuola che opera nella formazione di alunni orientati al mondo del lavoro e per attuare una metodologia didattica basata sul “saper fare”. Quindi, per favorire l’apprendimento di tutti e avvicinare la formazione fornita dal mondo della scuola alle competenze richieste dal mercato del lavoro attuale, è necessario sperimentare “altre” metodologie didattiche. A tal fine è necessario e fondamentale sia prendere atto della domanda del mercato locale per la definizione dei curricoli legati alla creazione di figure professionali adeguate, che coinvolgere il mondo nel lavoro (MdL), quale Parte interessata e fruitore diretto di ciò che lo studente ha appreso nella formazione. Gli studenti e le loro famiglie chiedono di soddisfare, una volta  conseguito il titolo di studio, i bisogni legati ai propri interessi, desideri, aspirazioni e all’inserimento lavorativo.

Con le leggi 107 del 2015 e 128 del 2013, l’ASL è stata riscritta e ripensata e soprattutto resa obbligatoria per tutti i ragazzi dell’ultimo triennio delle scuole superiori. Con la legge 107 l’esperienza dell’alternanza scuola lavoro è stata generalizzata per un periodo complessivo di 400 ore per i ragazzi dei professionali e dei tecnici e di duecento ore per gli studenti dei licei.

Il termine alternanza ha diversi significati: il primo più ampio, correlato al diritto dovere di istruzione e formazione fino a 18 anni o comunque fino all’ottenimento di una qualifica, in cui per alternanza può essere intesa una generica strategia formativa che prevede una integrazione delle modalità di insegnamento tipiche dell’ambiente formale/scolastico con quelle possibili anche in un ambiente di lavoro; quello, invece, più specifico per il quale l’alternanza indica una metodologia didattica di insegnamento- apprendimento, che valorizzi la dimensione culturale ed educativa del lavoro, che favorisca l’acquisizione e  l’organizzazione delle conoscenze, delle abilità e delle competenze attraverso l’esperienza operativa, laboratoriale o reale.

La diffusione di forme di apprendimento basato sul lavoro di alta qualità è al cuore delle più recenti indicazioni europee in materia di istruzione e formazione ed è uno dei pilastri della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente sostenibile e inclusiva e si è tradotto nel programma europeo di istruzione formazione “Education and Training 2020”. L’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro è finalizzata ad innalzare gli standard di qualità e il livello dei risultati di apprendimento per rispondere adeguatamente al bisogno di competenze e consentire ai giovani di inserirsi con successo nel mondo del lavoro.

La mission generale dell’istruzione e della formazione comprende obiettivi quali la cittadinanza attiva, lo sviluppo personale e il benessere, ma richiede anche che siano promosse le abilità trasversali tra cui quelle digitali necessarie affinché i giovani possono costruire nuovi percorsi di vita e lavoro. L’Alternanza scuola-Lavoro è una strategia sistemica introdotta dalla legge n. 53/03, art. 4, che consiste nel superamento dello “scolasticismo” e del mero studio nozionistico.  E’ utilizzata per gli studenti che hanno compiuto il sedicesimo anno di età e consente di realizzare gli studi del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro, sia all’interno del sistema dell’istruzione secondaria superiore che della formazione professionale. Questa modalità consente di motivare e orientare gli studenti, diffondere la cultura del lavoro e far acquisire loro competenze spendibili nel mondo del lavoro e delle professioni.

Molte scuole d’Italia avevano già sperimentato il progetto dell’alternanza scuola/lavoro prima che fosse inserito nell’attuale piano di Riforma della Scuola. Questo ha permesso di avere un sostrato di esperienza e una prima documentazione cui riferire l’innovazione nel percorso formativo. La scuola deve essere aperta al territorio e soddisfare le richieste dell’utenza, principi cardine che stanno alla base di ogni Istituzione scolastica, ed in tal senso lo stage permette l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro ed è finalizzato a far acquisire agli studenti qualifiche professionali e professionalità strettamente legate allo sviluppo economico e produttivo del territorio.

A ciò dobbiamo aggiungere anche la sempre maggiore aspettativa degli alunni che chiedono di poter operare in una forma strettamente connessa al mondo del lavoro. Oggi i giovani conoscono il lavoro solo dai libri di scuola o dai vissuti personali dei genitori o dei propri docenti. Vi è quindi la necessità di azioni specifiche mirate a far conoscere i diversi settori lavorativi e quelli che offrono le maggiori opportunità di lavoro nonché le competenze e le capacità necessarie per svolgere una professione. Le qualifiche professionali conseguibili sono quelle previste dal sistema della formazione. Per realizzare questo occorre la collaborazione stabile e continuativa di un consistente numero di aziende disposte ad investire sui giovani e con la scuola. Lo stage o traning viene valutato in termini di crediti formativi certificati dall’ente promotore e può essere utilizzato “per l’accensione di un rapporto di lavoro”, secondo quanto disposto dalla Legge 24 giugno 1997, n.196.

Fermo restando quanto previsto dall’art.18 (“tirocini formativi e di orientamento”) della suddetta legge, va comunque precisato che, rispetto alle esperienze di stage e tirocinio, l’alternanza si qualifica come una opzione pedagogica forte e come un nuovo stile di insegnamento e di apprendimento. Pertanto, la didattica dell’alternanza non è caratterizzata dal fatto che si svolga in orario aggiuntivo e non costituisce un’esperienza occasionale, ma è una metodologia di apprendimento sul campo che, a pieno titolo, richiede l’utilizzo del tempo scuola.

Naturalmente, tra i soggetti deputati a contribuire con il loro ruolo istituzionale alla trasformazione in atto nel mondo della scuola, troviamo anche il mondo imprenditoriale e, nello specifico le Camere di Commercio, le imprese e/o le rispettive associazioni di rappresentanza.

Il credito formativo rappresenta un requisito essenziale per l’apprendimento lungo il corso della vita, long life learning, nella logica dell’economicità del sapere.

L’asl, inoltre, permette di coinvolgere nel processo educativo oltre agli studenti ed agli insegnanti, anche le aziende che ospiteranno le alunne e gli alunni nel percorso di alternanza e le famiglie degli studenti.

Il tirocinio rappresenta un importante investimento sulle risorse umane ed una valorizzazione dei saperi. Inoltre il succitato art. 4 della legge 53/2003 prevede la necessità di estendere i tirocini formativi a tutti i percorsi di istruzione e formazione, come strumenti indispensabili per il raccordo tra formazione e lavoro.

In merito al succitato argomento, ho avuto il piacere e l’onore di conoscere la referente dell’USP di Catania prof.ssa Rosalba Laudani, che si è offerta di rispondere alle domande specifiche e dettagliate sull’ASL.

  1. Che cos’è per lei l’alternanza scuola-lavoro?

Potremmo intendere l’Alternanza Scuola–Lavoro (ASL) come un modello di apprendimento innovativo che permette ai ragazzi della scuola secondaria superiore, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, di svolgere il proprio percorso di istruzione affiancando un periodo di formazione teorica in classe con uno di esperienza sul campo presso un’azienda o presso un Ente.

Questa metodologia consente di avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro contribuendo all’orientamento degli studenti e, allo stesso tempo, all’acquisizione di competenze trasversali coerenti con le indicazioni dell’UE.

L’ASL rappresenta uno dei temi più accesi nel dibattito sulla L. 107/2015, la cosiddetta BUONA SCUOLA. Si tratta di un dibattito tra voci discordanti: da una parte coloro che sostengono che l’ASL rappresenti un’innovazione didattica necessaria per creare un collegamento vero tra scuola e lavoro, cioè tra presente e futuro; all’estremo opposto, coloro che sostengono che essa sia una forma subdola di sfruttamento del lavoro, per di più spesso non coerente con i percorsi formativi scolastici.

Ritengo, personalmente, che si dovrebbe cercare il modo di avvicinare le due posizioni estreme; si potrebbe, magari, partire dal termine “ALTERNANZA”, che pone la scuola e il lavoro su due posizioni alternative e sostituirlo con il termine FORMAZIONE SCUOLA-LAVORO, che riposiziona le due parti sullo stesso piano, quello della formazione dello studente.

  1. Qual è il tipo di rapporto che intercorre tra Lei, referente regionale per le attività di ASL, e le istituzioni scolastiche?

Io inizio il mio mandato in un contesto, quello della provincia di Catania, che ha già esperienza di progettazione di ASL. Molte Scuole hanno già avviato interessanti e positive esperienze presso Aziende e Enti del territorio, tuttavia molti sono ancora i punti deboli, primo tra tutti quello di trovare partner e strutture ospitanti e subito dopo quello di integrare i nuovi obiettivi e le nuove attività nei piani di studio degli studenti, cercando di “ritagliare” le 200/400 ore triennali di attività in ASL senza intaccare le ore di didattica precedentemente destinate alle attività curricolari tradizionali.

Il mio ruolo si esplica, pertanto, nel fornire supporto alle istituzioni scolastiche attraverso una preliminare raccolta di bisogni e/o segnalazioni per facilitare la ricerca di partner aziendali o professionali. Tutto attraverso una rete di contatti anche con ANPAL servizi che mette a disposizione tutor preparati per coadiuvare le scuole nella costruzione di percorsi di qualità con le imprese.

Ho, prioritariamente, recepito la richiesta dei Licei che segnalano qualche difficoltà in più rispetto ai Professionali e agli Istituiti Tecnici nella co-progettazione di percorsi formativi in ASL in linea con i piani di studio e le competenze di indirizzo.

L’Ufficio VII dell’Ambito Territoriale (A.T.) di Catania, in cui opero, si è posto come interfaccia tra alcuni Ordini Professionali e le Istituzioni Scolastiche. Sono stati siglati Protocolli di Intesa che hanno favorito la stipula di convenzioni triennali tra Scuole e Professionisti per l’avvio di attività di formazione.

Nasce con questi presupposti la collaborazione tra A.T. di Catania e gli Ordini Professionali dei Commercialisti ed Esperti Contabili, degli Ingegneri e degli Architetti P.P.C. Collaborazione formalizzata con protocolli di intesa triennali che definiscono gli ambiti di azione dell’ASL per la formazione sul campo dei giovani studenti, in attesa che il Registro nazionale per l’alternanza scuola lavoro assuma la piena operatività.

L’Intesa con la Società Aeroportuale di Catania (SAC) ha coinvolto 17 Scuole della provincia e circa 1500 studenti accolti in formazione prima sulla sicurezza sui posti di lavoro e poi guidati alla conoscenza della organizzazione e gestione di sistemi complessi com’è quello aeroportuale, luogo di scambi internazionali e servizi ad alto contenuto professionale e tecnologico.

Il protocollo d’intesa siglato con la società Sidra Spa,  con il quale si è promossa la realizzazione di progetti di ASL, attraverso percorsi formativi che combinano lo studio teorico d’aula con forme di apprendimento pratico svolte in un sistema organizzativo complesso come l’acquedotto SIDRA , al fine di rendere gli studenti e le  studentesse in grado di acquisire conoscenze, abilità e competenze in merito al funzionamento del sistema acquedotto, agli aspetti normativi di settore e gestione tecnico-amministrativi, alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Agli studenti viene assicurata la possibilità di acquisire e sviluppare competenze inerenti la tutela dell’ambiente: riconoscimento di fattori inquinanti, concetto di potabilità, uso consapevole dell’acqua potabile.

Non solo quindi possibilità di sviluppare competenze strettamente inerenti al “lavoro negli impianti” di gestione delle acque, ma opportunità per sviluppare competenze di cittadinanza, come chiede la normativa.

  1. Che tipo di rete è riuscita a creare per supportare le Scuole?

Il mio ruolo di mediazione tra USR AT Catania – Istituzioni scolastiche – ANPAL servizi aziende – Enti è stato per l’appunto finalizzato alla facilitazione del dialogo tra scuole e aziende, ordini professionali, enti, in sinergia con gli esperti di ANPAL servizi.  Sono state create collaborazioni con Camera di Commercio, Confindustria, Confcommercio, Confcooperative e con la Sovrintendenza ai Beni culturali, allo scopo di supportare le scuole nella costruzione di percorsi di qualità. L’idea è quella di permettere il passaggio da una istruzione percepita spesso dagli studenti come «inerte» ad una scuola «viva», in grado di fornire ai giovani un “curricolo per la vita”, ricco di risorse culturali, di esperienze autentiche e di competenze che consentano loro di assumere in modo autonomo e responsabile il proprio progetto di vita e di lavoro attraverso un’alleanza formativa tra sistema scolastico e sistema produttivo.

Mettere in campo tante forze e tante professionalità è fondamentale considerato che   si tratta di un passaggio culturale complesso e assolutamente nuovo per la nostra società improntata ancora al modello educativo dei “due tempi”, prima studio e poi lavoro.

Nel mondo della scuola italiana l’idea della valenza educativa di esperienze di work based learning, già consolidata con successo in altri sistemi formativi europei e non europei (in particolare secondo il modello “duale”), appare ancora poco condivisa.

  1. Secondo le sue conoscenze, c’è differenza di organizzazione/gestione delle attività di ASL tra Nord e Sud?

È inutile negarlo, il divario tra Nord e Sud esiste, per differenti e molteplici motivi.

Il primo potrebbe essere di natura culturale, come precedentemente osservato, per cui i due momenti di studio e di lavoro sono, più che in altri contesti, ritenuti temporalmente staccati e susseguenti.

Il secondo, a mio avviso più importante e reale, consiste nella difficoltà di reperire strutture ospitanti e comunque strutture aziendali abbastanza capienti da ospitare “grandi numeri” di alunni.

Fino a qualche tempo fa il registro dell’alternanza era pressoché inesistente e i percorsi di alternanza scuola-lavoro che gli studenti dovevano svolgere erano spesso  affidati alle conoscenze personali dei docenti.

Quest’anno, con l’introduzione del suddetto registro, la situazione è cambiata, in quanto il numero delle  aziende che si sono registrate è aumentato.

Un problema non meno trascurabile  è quello riguardante i costi dei trasporti dalla scuola all’azienda, soprattutto per le scuole localizzate fuori le città, il cui onere principale  è spesso a carico delle scuole.

Sarebbe auspicabile che  la differenza finora rilevata  tra le regioni italiane, che registrano percorsi di alternanza scuola-lavoro di più facile realizzazione per il Centro-Nord rispetto al Sud che  evidenzia scarse prospettive di lavoro, sia ridotta quanto più possibile.

Ciò al fine di evitare ricadute negative sul futuro lavorativo degli studenti meridionali, costretti quasi sempre a fare i conti  con problematiche che spesso impediscono di mettere in atto le personali capacità intellettuali e per creare, invece, pari opportunità formative anche per coloro  che vivono in regioni d’Italia meno “attrezzate” al riguardo.

  1. Obiettivi futuri?

Credo che il progetto di ASL sia appena iniziato e che gli sviluppi saranno notevoli e di grande efficacia. Occorre qualche piccolo aggiustamento organizzativo, ma sono certa che attraverso l’azione sinergica di tutti – Scuole, aziende, studenti, famiglie – si potranno raggiungere in tempi brevi ottimi traguardi in termini di formazione.

Vorrei, perciò, continuare in questa particolare attività di coordinamento e di supporto perché mi sento parte attiva di questo processo innovativo.

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