Come ogni anno le prove invalsi si presentano puntuali all’orizzonte di una scuola sempre più rinnovata, aperta ai cambiamenti e a nuove e più incerte prospettive. L’intenzionalità educativa nel tempo ha richiesto, soprattutto oggi più che mai con la riforma della Buona scuola ed il successivo decreto attuativo 62/2017, una ulteriore riconsiderazione della garanzia del successo formativo.
Si è compreso che una riqualificazione della valutazione degli apprendimenti dovesse passare anche dalle rilevazioni degli apprendimenti delle classi seconde e quinta della primaria, delle terze della secondaria di primo grado e delle seconde della secondaria di secondo grado. Pur nella discontinuità degli avvicendamenti politici si è anche compreso che l’invalsi non poteva e non doveva ridursi ad un sistema “quizzarolo” finalizzato esclusivamente a traguardare le classifiche europee ma inserirsi in una più ampia logica dialettica affidabile ed in linea con le prove europee.
Nelle intenzioni del legislatore c’era evidentemente un disegno coerente e saggio non barattabile con nessun interesse di parte ma destinato a perseguire una finalità più elevata, quella cioè della valutazione della e nella scuola. Quest’anno il clima per gli allievi delle classi terza della secondaria di primo grado è stato sicuramente diverso, più sereno, grazie alla scelta di escludere i risultati delle rilevazioni dirette degli apprendimenti dalle prove d’esame di Stato conclusive del primo ciclo.
Sono stati circa 574.600 i ragazzi coinvolti che a partire dal 4 e fino al 21 aprile per la prima volta hanno sostenuto computer based le prove standardizzate di italiano, matematica ed inglese con tutte le criticità legate alla disponibilità di postazioni pc o a problemi di connettività lenta o non adeguata. Le prove che non si sono svolte più simultaneamente, da quest’anno sono state somministrate per classe o gruppi di alunni e rappresentano requisito d’ammissione all’esame conclusivo del 1° ciclo.
La scuola primaria svolgerà le prove invalsi il 3 maggio per la lingua inglese per la quinta classe, il 9 maggio rispettivamente la prova di italiano per le classi seconde e quinte e l’11 maggio per la prova di matematica per le stesse classi. Gli ultimi a cimentarsi con l’invalsi saranno gli studenti della classe seconda della secondaria di 2 grado che in un arco di giorni individuati dall’invalsi dal 7 al 19 maggio sosterranno le prove di italiano e matematica comprensive del questionario studente.
E’ chiaro che la scuola “ingabbiata” da anni in un sistema ossessivo classificatorio (con tutti i limiti di un sistema ispirato al criterio testing delle prove che di fatto si è rivelato riduttivo e fallimentare) ha voluto voltare pagina e, senza chiedere la luna, si è posto il problema della ricerca di una propria identità o per meglio dire di un recupero di una sua antica missione, saggia e coerente, che non poteva e non doveva soggiacere a nessun interesse di parte.
Da più parti non si chiedeva alla scuola un restiling a saldi invariati, solo la necessità di valutare gli apprendimenti correlandoli a storie di vita e a percorsi autentici in contesti significativi che di fatto non sempre sono presi in considerazione. Occorre sforzarsi per trovare un equilibrio tra lo scopo formativo e concettuale e quello più ampio e pratico delle discipline.
Traghettare su nuove traiettorie un numero elevato di studenti, per attivare processi di autovalutazione basati sulla comparazione ed il confronto e sulla rendicontazione di dati ed informazioni dettagliate sui propri punti di forza e di debolezza, potrebbe essere un primo passo per migliorare un sistema scolastico stantio e fuori moda.
Le prove invalsi in questo senso evidentemente potrebbero assolvere ad un serio impegno collettivo che in primis vede le istituzioni scolastiche chiamate ad una lettura pedagogica della valutazione che si apre sul versante dell’autovalutazione.
Nella valutazione di sistema entreranno anche i docenti che attraverso modalità sperimentali e con l’ausilio dell’Indire saranno sotto la lente di ingrandimento per un riscontro concreto del proprio operato.
Protagonisti da sempre gli studenti che nella dimostrazione delle loro capacità logiche sono chiamati ad una dimostrazione dell’efficacia del rapporto docente/allievo. Dunque si comprende come il senso dell’insegnare e dell’apprendere in un processo continuo, multidimensionale ma intrinsecamente complesso, costituisce ed indirizza tutta la scuola e coinvolge in misura diversa tutti gli attori. Vale davvero la pena occuparsene, soprattutto in questo momento!!! Ce la faranno i nostri eroi???
Nata a Cava dei Tirreni in provincia di Salerno, é docente di materie letterarie, formatrice miur in corsi per neoassunti, tutor e coordinatore di progetti in ambito scolastico, osservatore invalsi, autrice di monografie, collabora a riviste di didattica e pedagogia. Autrice dei libri Selfie della buona scuola e Mi voglio bene che raccontano di storie di bullismo e cyberbullismo, sta portando avanti nelle scuole di ogni ordine e grado attività di formazione per gli allievi. Esperta delle problematiche adolescenziali e certificata in Bes e Dsa.
Grazie…artico chiaro ed esaustivo .Complimenti !