Il compito dei prof, smentire Seneca e dare ragione a Beatrice

“Non vitae, sed scholae discimus”, scriveva Seneca all’amico Lucilio. E c’era dell’amarezza in questa sua constatazione: impariamo per la scuola, non per la vita. Per la scuola, per qualcosa di esterno a noi. Noi non ci siamo, non siamo davvero in ballo. Ci interessano i dati, le dottrine, le nozioni: quello che siamo ci interessa un po’ meno.

Dante, molti secoli dopo, nel canto V del “Paradiso”, avrebbe messo in bocca a Beatrice un’altra grande, perentoria e laconica affermazione: “Non fa scienza sanza lo ritenere avere inteso”. La guida mette in guardia il riverente discepolo: apri la mente, perché non basta capire, non basta il “sentito dire”, ma occorre un coinvolgimento, il gusto di scoprire qualcosa di bello e di “fermarsi” dentro quel qualcosa. Questo è “scienza” e questo è il significato del “ritenere”, cioè del trattenere dentro di sé…

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Basta vivere di speranze smetto con la ricerca per vendere ricambi d’auto

Pubblichiamo un estratto della lettera con cui Massimo Piermattei, storico dell’Integrazione europea, ha dato l’addio alla ricerca e all’Università. Alla lettera è seguito su social network e siti specializzati un dibattito virale, che ha coinvolto centinaia di studiosi italiani e dall’estero, sullo stato di salute dell’università italiana e sulle difficoltà che incontra chi ambisce alla carriera accademica in Italia.

Ciao, sono Massimo. Ero uno storico dell’Integrazione europea, ho 39 anni e ho deciso di smettere con l’Università. Se partecipassi a un gruppo di auto-aiuto, inizierei così. Ma è solo la mia storia. La racconto, sì, anche a scopo terapeutico. Per me stesso, o forse non solo. Ho iniziato a studiare Storia dell’integrazione europea all’università, e fu un colpo di fulmine. Dopo il dottorato ho iniziato a farmi le ossa: un periodo all’estero, un assegno di ricerca, i contratti. Da allora ho scritto due monografie e più di 25 saggi e articoli in italiano e inglese; ho partecipato a seminari e convegni portando in giro per il mondo il nome dell’università per cui lavoravo. Ma non è di questo che voglio parlare. In questi giorni ho trovato la forza di portare a termine un percorso travagliato in cui mi dibattevo da anni. Ho sempre rinviato, nella speranza che qualcosa cambiasse. Ma la svolta non c’è stata, e la scelta si è fatta improrogabile: restare o andar via?…

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Ingegnere a Stoccarda. “Quello che vivo qui mi sembra oro colato, ma è solo quello che ci meritiamo noi giovani”

“La Calabria è una terra che ti spezza le ali. Qui a Stoccarda sento finalmente di avere tutto”. Christian Selvaggi, ingegnere nato a Cariati (Cosenza) 30 anni fa, non fa sconti al nostro Paese. E spiega le sue ragioni: “Ho studiato all’Università della Calabria e sono molto fiero del percorso fatto, il problema è che in Italia, dopo la laurea, sei abbandonato a te stesso”. Lui ha provato in vari modi a emergere: “All’inizio ho trovato uno stage in Provincia, ma ero sottopagato e senza alcuna prospettiva a lungo termine – ricorda –, così, dopo otto mesi, ho preferito andare via”. La prima occasione per fare un’esperienza all’estero arriva dalla Lituania: “Ho vinto una borsa di studio e mi sono trasferito a Vilnius per tre mesi, dove ho perfezionato l’inglese e ho capito che il nostro stile di vita è ineguagliabile“, ammette…

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Coding a scuola. A Cagliari i ragazzi creano un pianoforte digitale ad acqua

Nella bozza iniziale della “Buona Scuola” c’erano tre pagine dedicate al coding. Molti docenti a quell’epoca si chiesero cosa fosse. Oggi quella parola è stata tradotta nella pratica di molte scuole e soprattutto alcuni insegnanti decisamente illuminati sono stati capaci di unire la programmazione vera e propria con altri stimoli e fare del digitale un’esperienza tangibile.

Un pianoforte digitale ad acqua

E’ il caso dell’iniziativa del professor Antonello Zizi, docente di informatica all’ “Isis Giua” di Cagliari. Una collega della scuola primaria l’ha chiamato e gli ha chiesto di far capire ai suoi bambini il coding; di fare qualcosa di diverso dalle consuete proposte su questo tema… Leggi tutto “Coding a scuola. A Cagliari i ragazzi creano un pianoforte digitale ad acqua”

Insegnante non è sinonimo di animatore estivo

Chissà come mai ogni anno, quando stanno per iniziare le tanto aspettate e desiderate vacanze estive, c’è sempre qualcuno che tira fuori la ormai vecchia storia dei due o tre, quattro, cinque mesi di vacanza.

Quando poi la questione delle troppe vacanze viene archiviata, si passa all’altra questione: ma perché non apriamo le scuole in estate, così questi insegnanti sfaccendati, anche se sottopagati, utilizzano parte delle loro luuuunghe vacanze in modo utile mettendole a disposizione della loro utenza? Scuole aperte d’estate sì o no? La questione è abbastanza spinosa.

Poiché i docenti godono di questi lunghi periodi di vacanza, è giusto che si tengano le scuole aperte in estate ed essi stessi propongano, progettino e realizzino attività per tenere occupati quei ragazzi le cui famiglie non possono permettersi una vacanza, lunga o breve che sia, o non hanno nessuno a cui lasciare i propri figli…
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Fedeli: l’insegnamento è una professione, non una missione

“Ogni rapporto educativo ha bisogno di competenza, professionalità e studio. Quella dell’insegnante è una delle professionalità più importanti per il paese, perché strettamente collegata alla sua crescita”. Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, durante un incontro alla Cgil, analizzando la composizione del corpo docente in Italia, a maggioranza femminile, e le sue caratteristiche.

“Storicamente – ha spiegato la ministra – nella scuola italiana si è pensato che siccome sei donna sembra quasi che hai caratteristiche ‘naturali’ per esercitare una funzione con bambini di minore età, nella scuola dell’infanzia o primaria”, considerando l’insegnamento come una missione e non come una professionalità… Leggi tutto “Fedeli: l’insegnamento è una professione, non una missione”

Scuole aperte, anche d’estate. Parola di chi non conosce la scuola italiana

Scuole aperte d’estate, dite? Polemica non nuova. Si ha il sospetto che venga tirata fuori – guarda caso tra luglio e agosto, di solito – per far fronte a quella fisiologica penuria di notizie dei giornali in questa parte dell’anno. Per cui nulla di importante, a ben vedere. Possiamo derubricare il tutto a “colpo di sole giornalistico” e chiuderla qui. Sempre che si prenda il discorso per quello che è: una gigantesca bolla fatta col solito nulla e riempita dell’aria del cicaleccio italico, che tanto ci piace esercitare. Se invece mi state dicendo che l’argomento è serio, sono dell’idea che vada affrontato. Ma seriamente. Ovvero, in direzione opposta a quanto si è fatto fino ad ora.

Un primo elemente di riflessione potrebbe essere: quante e quali scuole occorrerebbe tenere aperte d’estate? Perché si ha la spiacevole impressione che i sostenitori di quest’idea avveniristica, talmente all’avanguardia che se ne discute da anni, abbiano messo piede in una scuola, l’ultima volta, ai tempi del ritiro del diploma (sempre che non ci abbiano mandato i genitori)… Leggi tutto “Scuole aperte, anche d’estate. Parola di chi non conosce la scuola italiana”

Alessandro D’Avenia: “Se la mafia teme la scuola”

15 settembre 1993. Il giorno in cui lo hanno ucciso, don Pino Puglisi era andato a bussare alle porte del Comune per chiedere l’ennesimo permesso per utilizzare i locali sotterranei dei palazzoni di via Hazon per qualcosa che assomigliasse a una scuola: nel quartiere di Brancaccio mancava la scuola media. E in quei locali la mafia controllava spaccio, prostituzione minorile e combattimenti di cani.

Padre Puglisi sapeva che senza una scuola la vita dei ragazzini delle elementari se la sarebbe presa la strada, unica scuola, i cui maestri erano i picciotti dell’esercito mafioso dei Graviano. Don Pino sapeva che, solo grazie alla cultura, a quei bambini poteva essere prospettata una vita diversa. Per questo costituì il centro Padre Nostro proprio come scuola alternativa, luogo in cui potevano giocare e studiare. La scuola non si sarebbe mai fatta (è stata aperta solo nel 2000) perché i politici del quartiere erano conniventi con i boss locali e le richieste venivano colpevolmente ignorate. Proprio per questo don Pino fu ucciso: «Si portava i picciriddi cu iddu» («Si portava i bambini con lui»). Questa la motivazione addotta dal suo sicario, Salvatore Grigoli, detto il Cacciatore…

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Vaccini obbligatori anche per gli insegnanti, è ufficiale: cosa cambia?

Vaccini obbligatori a scuola? Anche per gli insegnanti e il personale ATA è arrivata l’ufficialità.

La Commissione Sanità del Senato, infatti, ha appena approvato l’emendamento Manassero (Pd) che estende anche agli insegnanti e al personale ATA l’obbligatorietà delle vaccinazioni. Non solo, perché questo obbligo riguarda anche gli operatori socio-sanitari, come medici e infermieri.

A quanto pare, l’emendamento in questione sarebbe stato approvato senza alcun parere da parte della Commissione Bilancio e la relazione tecnica della Ragioneria dello Stato…

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Povera lingua italiana: il colloquio di lavoro ai tempi del web

Colloquio di lavoro in lingua italiana. I protagonisti potrebbero essere proprio Checco Zalone e la sua aguzzina. In realtà, il testo è una trovata del mio amico di facebook Rocco Baccelliere che ha scritto un post a cui è liberamente ispirato questo articolo. Date le circostanze, non è affatto fuori luogo definire Rocco, che ringrazio per lo spunto che mi ha offerto, un network manager. Il testo, in forma di dialogo, è sicuramente molto divertente ma, al tempo stesso, fa riflettere su come oggi ammazziamo la nostra lingua. Ci sentiamo tutti un po’ più business oriented da quando la reputazione è diventata reputation, il sentimento sentiment e la strategia strategy. Tutto per risparmiare una vocale! 

La lingua italiana nel colloquio di lavoro

Siamo in Italia. Lei è CEO di una multinazionale. Lui un giovane di grandi ambizioni e prospettive che ha risposto al solito annuncio di ricerca personale per ampliamento organico. Vediamo un po’ come va in questo finto colloquio di lavoro per scherzare un po’ su come il linguaggio tecnologico abbia seppellito l’italiano. Leggendolo, vi renderete conto che i protagonisti potrebbero davvero essere i personaggi cinematografici della foto.

Ah, CEO sta per Chief Executive Officer. E’ il capo dell’azienda…

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Chiara Saraceno: «La buona scuola è aperta anche d’estate»

«Siamo un Paese polveroso, pigro, pieno di preconcetti, incatenato all’antico… Eppure…». Ogni tanto circola qualche buona idea. «Le dirò: per me, tenere aperte le scuole d’estate è molto più di una buona idea. Io ci trovo proprio qualcosa di rivoluzionario».

Il ministro della Pubblica Istruzione, Valeria Fedeli, ci sta lavorando. 
Non se ne farà nulla, ovviamente, per quest’anno. Ma parlarne adesso, in pieno luglio, può aiutare a far comprendere meglio gli straordinari vantaggi del progetto.

(Quando il dibattito si fa moderno, Chiara Saraceno c’è: celebre filosofa e sociologa, importanti i suoi studi sulla famiglia, sulla questione femminile, sulla povertà e le politiche sociali. Mai scontata, non fa sconti; entra nelle polemiche e ci resta. Rigorosa, affilata, coinvolgente)…

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Riscatto gratuito della laurea, si sgonfia il piano: “Solo per chi si iscrive nel 2018”

Un intervento “sperimentale“, solo per chi si iscriverà all’università il prossimo anno. Il giorno dopo le anticipazioni del Messaggero, il piano del sottosegretario Pierpaolo Baretta per consentire ai “Millennials” il riscatto gratuito della laurea si sgonfia. E diventa qualcosa di simile a un nuovo bonus temporaneo, valido per una sola stagione. Questione di risorse, ovviamente: per pagare i contributi figurativi a tutti i laureati nati dopo il 1980 (anche se solo quelli arrivati al traguardo nei tempi previsti, escludendo i fuori corso) servirebbero troppi soldi. Ben più sostenibile per il bilancio pubblico – e forse anche più conveniente dal punto di vista elettorale, visto che il Pd ha bisogno di recuperare voti tra i giovani – riservare il beneficio alle neo matricole.

Così facendo “i primi contributi sarebbero versati già tra tre anni”, ha spiegato Baretta all’assemblea studentesca dei giovani democratici, stando a quanto riportato ancora dal quotidiano romano. In questo modo, però, la misura perde il carattere di intervento mirato ad aiutare un’intera generazione che in gran parte lavora con contratti atipici e periodi di interruzione tra un incarico e l’altro…

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Natalia Ginzburg: “Pagate i maestri come i ministri”

Per festeggiare il centenario della nascita di Natalia Ginzburg, nata a Palermo il 14 luglio 1916, pubblichiamo alcuni articoli apparsi sulle pagine dei quotidiani e non ancora riproposti nelle raccolte dei suoi saggi, introdotti da Maria Rizzarelli.

Come dovrebbe essere la scuola

Ci sono diversi articoli di Natalia Ginzburg che testimoniano l’attenzione costante riservata al mondo scolastico. Quando, il primo ottobre del 1976, pubblica sulla prima pagina del «Corriere della Sera» l’articolo intitolato Pagate i maestri come i ministri (qui di seguito riproposto), la scrittrice è già intervenuta nel corso dello stesso anno e dell’anno precedente sui temi degli esami di maturità e continuerà, successivamente, a dire la sua a proposito della scuola. Discutere dell’istruzione scolastica le consente di puntare lo sguardo su un osservatorio privilegiato del mutamento della società italiana, e ancora le dà la possibilità di riflettere su quello che lei ritiene, a ragion veduta, il centro nevralgico su cui concentrare la responsabilità e l’ansia di cambiamento. Il commento degli esami di maturità le riporta alla memoria i ricordi della propria esperienza scolastica, scandita dall’alternarsi di paura e noia («si usciva dalla zona della noia per entrare nella zona della paura», Esami, la paura dei ragazzi e quella dei professori, «Corriere della Sera», 15 luglio 1976)…

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Aspettative eccessive e insuccesso scolastico: la profezia che si auto-avvera

Tommaso è sempre stato un bambino precoce: ha camminato e parlato prima di tutti i suoi coetanei. A 5 anni leggeva e scriveva, anche in francese. A 6 suonava il violoncello ed era già nell’Orchestra del Conservatorio Santa Cecilia di Roma. A 7 risolveva già problemi di aritmetica di prima media. Va da sé che genitori e insegnanti nutrissero fortissime aspettative nei suoi confronti. Padre medico, molto noto e affermato, madre farmacista, Tommaso è cresciuto a Roma e, da subito, è stato l’orgoglio di tutti. Il figlio di un genio dev’esserlo per forza anch’egli. E così era, in effetti. Anche grazie alla presenza costante della madre, molto presente e attenta, che lo ha sempre considerato grande. Sul futuro brillante che lo attendeva nessuno ha mai avuto il minimo dubbio. Ma, all’improvviso, qualcosa si rompe.

Genio ribelle

Con l’inizio della scuola media, Tommaso diventa un altro. La noia di dover studiare argomenti di cui aveva già letto, la frustrazione di dover tenere il ritmo più lento degli altri bambini e la mancanza di stimoli lo demotivano. Nonostante i divieti della madre, Tommaso inizia ad appassionarsi a internet e ai videogiochi…

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Maturità 2017, canta Bob Dylan all’orale: è il compagno che tutti vorremmo avere

Cantare e suonare Bob Dylan alla Maturità 2017. C’è qualcuno che lo ha fatto e per un motivo molto nobile. L’Esame di Stato ormai sta volgendo al termine. Gli ultimi esami orali si stanno per concludere, ma in rete circola un video molto emozionante che riguarda proprio la prova orale. Un 18enne di Contursi ha deciso di iniziare il colloquio chitarra alla mano cantando Bob Dylan, precisamente il brano “Knockin on heaven’s door“.

Lui è Alessandro Carbone studente 18enne dell’istituto superiore Corbino di Contursi Terme e la sua decisione di iniziare l’esame orale della Maturità 2017 cantando nasconde un gesto molto nobile. Alessandro infatti ha deciso di dedicare questo brano all’amico ed ex-compagno di classe Valentino Sozzo, morto prematuramente nel 2013…

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E’ morto l’esame di maturità: aveva 96 anni

E’ morto l’Esame di Maturità: aveva 96 anni. Era il 1923, quando Giovanni Gentile lo introdusse nel sistema scolastico italiano. Questa prova originò una sorta di nuovo rito di passaggio: dalla gioventù a una prima maturità. Dai primi decenni del ‘900 ad oggi le modalità di studio e soprattutto di insegnamento, si sono evolute e con esse anche le prove proposte: è il caso della maturità 2018. Sembra che le prove di maturità per gli studenti dell’anno 1999, verranno alleggerite, nei fatti ridicolizzate.
Come prima cosa non ci si dovrà preoccupare di avere la sufficienza in tutte le materie, infatti per essere ammessi basterà raggiungere la media del 6, per questo andrà benissimo essere degli ottimi scrittori e dei pessimi matematici o applicarsi nella corsa per alzare il proprio voto di storia…

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Pensioni: “Riscatto della laurea gratis per i nati tra il 1980 e il 2000”

Si tratta di una proposta, ma ha ricevuto un’apertura importante da parte del sottosegretario dell’Economia Pierpaolo Barretta.  Come riporta il quotidiano Il Messaggero oggi in edicola, che mette la notizia in prima pagina, se ne parlerà oggi all’iniziativa “Facciamolo sapere“, l’assemblea della rappresentanza studentesca dei Giovani democratici, dove Barretta spiegherà la sua idea.

“Si tratta di una contribuzione gratuita fissa per gli studenti universitari che completano, entro la durata legale, il proprio percorso di studi”, scrive Andrea Bassi sul quotidiano romano. I pilastri sarebbero due:

  • “Il primo è che a beneficiare del riscatto gratuito, saranno soltanto i nati tra il 1980 e il 2000, i cosiddetti Millenials”.  Al ministero si sono accorti insomma che chi ha carriere discontinue rischia di non riuscire ad avere una pensione dignitosa alla fine del suo percorso di lavoro…

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Cosa fare quando tuo figlio è un piccolo genio

S’interrogano sul senso della vita. Discutono di antimateria e buchi neri. Inventano la macchina per ripulire il Pianeta. Sono alcuni dei bambini ad alto potenziale cognitivo (il 6,5 per cento della popolazione mondiale) e plusdotati (il 2,5 per cento) che Maria Assunta Zanetti accoglie nel LabTalento di Pavia, l’unico centro in Italia dedicato ai piccoli geni.

«Di solito li portano qui intorno ai 4-5 anni, quando dal confronto con i coetanei della scuola materna emerge che questi bimbi hanno una marcia in più» dice la psicologa dello sviluppo e dell’educazione, autrice del libro Bambini e ragazzi ad alto potenziale (Carocci Editore). «Ma alcuni arrivano più tardi, magari con una diagnosi di deficit attentivo o di disturbo oppositivo del comportamento. Dopo due giorni di lavoro, i nostri referti ribaltano tutto: ciò che li rende speciali è una dotazione intellettiva straordinaria, che va compresa e supportata»…

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Donnarumma e Amrik : due modi differenti di intendere la maturità

Mentre Donnarumma giovane calciatore appena ingaggiato dal Milan per quasi 6 milioni di euro ha deciso di non prendere parte agli esami di maturità per la troppa tensione accumulata in questi giorni, giorni in cui nella sua mente l’agitazione non era certo per le prove dell’esame, e ha preferito andare subito in vacanza ad Ibiza trasportato da un areo privato, un altro ragazzo Amrik dell’Istituto Manzoni di Suzzara, in provincia di Mantova ha concluso i suoi studi con una dissertazione emblematica: “Una testa per emozionare, un cuore per capire”.

Mentre Donnarumma saliva le scalette dell’areo, Amrik è entrato con la sua carrozzella davanti alla commissione d’esame insieme a due suoi compagni che gli hanno prestato la voce. Sì perché Amrik non parla se non attraverso un programma del computer che associa le parole alle immagini. E i suoi compagni hanno dato voce ad una voce che non può farsi sentire ma è più profonda di qualsiasi suono che si propaga nella vita di ciascuno di noi…

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Piero Angela: si parla sempre di precari, ma il vero problema nella scuola è livello e qualità di insegnamento

Piero Angela senatore a vita? No grazie afferma il giornalista, scrittore e divulgatore scientifico in un’intervista al Corriere della Sera: “Lasciatemi stare, desidero continuare col mio lavoro. Faccio un altro mestiere, non sono fatto per le gerarchie. Alla Rai ho rifiutato negli anni la direzione di un tg e di una rete. Non sono fatto per certi ruoli”.

LA POLITICA“La politica, nei secoli e nei millenni, non ha mai concretamente migliorato le condizioni di vita della gente comune. Non ha mai prodotto ricchezza né benessere. La base è rimasta povera, ignorante, malata, analfabeta. Tutto è cambiato quando, sulla scena del mondo, sono apparse le macchine e l’energia che hanno moltiplicato pani e pesci…

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Reggio Emilia, all’orale della Maturità prestano la voce al compagno disabile

REGGIO EMILIA – Sono entrati spingendo la sua carrozzina e davanti alla commissione hanno esposto la sua tesina. Amrik non può parlare, se non attraverso un programma al computer che associa le parole alle immagini. I suoi compagni di classe, Giorgia Vezzani e Marcello Rizzello, gli hanno prestato la voce. E’ la Maturità di Amrik all’Istituto Manzoni di Suzzara, in provincia di Mantova: una storia di inclusione e solidarietà a scuola.

Quando Amrik, studente disabile, è arrivato, cinque anni fa, in molti si sono stupiti. “Si era iscritto al liceo scientifico, opzione delle scienze applicate nonostante la sua disabilità grave: non esistevano precedenti”, racconta Paola Bruschi, la preside dell’istituto che il prossimo anno accoglierà una trentina di studenti disabili su circa 950 alunni. “Oggi – aggiunge – ci auguriamo che il precedente sia lui! Sta già accadendo. Naturalmente il contesto deve essere flessibile e gli insegnanti di sostegno pensati fino in fondo come docenti dell’intera classe, per creare la necessaria osmosi tra tutti i ragazzi”…

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Fedeli: per insegnare non basta più solo la laurea, o aver vinto un concorso, in ruolo dopo formazione triennale (FIT)

Lo spunto è quanto accaduto a Roma, per il quale il Ministro non usa mezzi termini, bisogna cambiare il modo di accesso alla professione di insegnante.

E questo è il modello pensato dal decreto Legislativo n. 59 del 13 aprile 2017, entrato in vigore il 31 maggio 2017. Si tratta – dopo l’esaurimento della fase transitoria dedicata ai docenti già in GAE e concorso o già in possesso di abilitazione e quelli con tre anni di servizio già svolto – del nuovo modello di formazione iniziale e reclutamento degli insegnanti.

“Per l’idoneità all’insegnamento non può più servire solo la laurea”, dice la Fedeli…

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Ipazia, la donna filosofa che credeva nel cerchio: lapidata, fatta a pezzi e bruciata

Alessandria in quel tempo era un crocevia di culture e religioni diverse, siamo infatti all’alba della proclamazione dell’editto dell’Imperatore Teodosio che consacrava il Cristianesimo religione di Stato e vietava i culti pagani. I cristiani dell’Impero d’Oriente avevano adesso l’appoggio del potere temporale e Cirillo, vescovo di Alessandria, era una delle maggiori autorità ecclesiastiche del tempo.

Fulcro del mondo e della cultura tardo antica, la città d’Egitto, dilaniata da lotte fra le tre grandi confessioni religiose, paganesimo, ebraismo e cristianesimo, è al suo tramonto.

In un mondo in cui la forza della ragione si frantuma davanti le sacre scritture, non c’è più posto per Ipazia, accusata di empietà per le sue teorie astronomiche che contraddicono la verità enunciata dai libri sacri, per il non piegare mai  la sua libertà di pensare e dubitare alle credenze imposte dal dogma cristiano, per il suo essere donna in grado di insegnare la saggezza dell’agire politico agli uomini…

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Sono un’insegnante, ecco i sei tipi di mamme in cui mi sono imbattuta a scuola

In undici anni d’insegnamento, ho avuto l’occasione di conoscere tante, tantissime mamme.

La mamma ansiosa.

– Nella borsa di suo figlio ci trovi: quattro tenute di ricambio, due tubetti di crema solare, un kit di pronto soccorso completo, merendine per un mese…

– Mi chiede il resoconto dettagliato della giornata tutti i pomeriggi dopo la scuola.

– Controlla suo figlio in ogni angolo quando lo va a prendere la sera (per assicurarsi che non abbia ferite di cui non mi sono accorta).

– Spesso ha soltanto un figlio (ma non sempre).

La mamma zen.

– Sorride sempre, anche quando arriva in ritardo al mattino (cosa che accade spesso).

– Non mi chiede mai com’è andata la giornata di suo figlio: “Finché sorride, va tutto bene!”

– Si adatta, si fida di me, mi offre il suo aiuto per le uscite e non mi critica mai…

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Studente dislessico: “Isolato solo perché i compagni potevano copiare”

Isolato a fianco alla cattedra durante la terza prova scritta dell’esame di maturità. Il caso dello studente dislessico di Cagliari è esploso due giorni fa dopo la denuncia della madre che accusava la presidente della commissione di aver “umiliato” il figlio davanti a tutta la classe. Accuse che la docente, A. G., oggi respinge con fermezza. “Il candidato è stato spostato per via dell’abbondanza di materiale che aveva sistemato sul banco, a portata di sguardo anche dei compagni – precisa – Nessuna umiliazione o discriminazione, la prova si è svolta  in modo sereno. Tra l’altro per l’alunno in questione  la prova è andata molto bene,  avendo meritato 13/15”.

Secondo quanto riferito dall’insegnante “la commissione ha sempre operato nel pieno rispetto della normativa vigente nei confronti del candidato affetto da dislessia. Durante la prima prova lo studente ha usufruito della presenza di un’insegnante di italiano, che conosceva, che gli ha letto il testo della prova e ne ha discusso con lui per tutto il tempo necessario…

 

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