Il “guerriero” disabile che costruisce le protesi per gli altri

MILANO – Simone Soria è un ingegnere informatico. Classe 1979, vive alle porte di Modena. Nel suo studio arrivano bambini, ragazzi, uomini e donne in là con gli anni. Disabili gravi e gravissimi. Arrivano da tutta Italia con una valigia piena di sogni spezzati e tante aspettative. Soria li visita nel suo originalissimo modo. Scruta i loro movimenti. Quelli visibili, ampi, ristretti, incontrollabili, e quelli che solo un occhio allenato riesce a cogliere. Non ha mai fretta, si concede tempo. Ogni volta è una nuova storia, «le disabilità sono diverse una dall’altra, anche solo impercettibilmente», dice, «ed è importante non perdere neppure la più invisibile capacità residua»…

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Un video ci mostra che “educare non significa riempire la mente ma liberarla dai vincoli”

La linea tra educare e porre limiti è molto sottile, e gli adulti la superano spesso. Pensiamo di dover insegnare tutto ai bambini. È vero che i bambini hanno molto da imparare, ma non possiamo cadere nell’errore di pensare che il nostro modo di fare le cose o di vedere il mondo sia migliore o peggiore, che sia l’unico corretto.

Il ruolo dei genitori e degli insegnanti non è quello di creare copie esatte di se stessi, ma dare ai bambini gli strumenti con i quali sviluppare appieno il loro potenziale. Educare è sinonimo di arricchire, non di limitare…

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La fortuna di avere una brava maestra

Se vi chiedessimo di fare mente locale e di rievocare il fanciullo che è in voi, ricordando un insegnante che vi è rimasto nel cuore, probabilmente non fareste fatica a riportare un nome in particolare. O, se siete stati fortunati, anche più di uno.

Volti, parole, lezioni: tutto diventa nitido. Un bravo insegnante non si dimentica, poiché chi è in grado di educare mente e cuore lascia in noi un segno che va al di là dei meri contenuti trasmessi…

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Salvini shock: siamo l’unico Paese che fa tre mesi di vacanze consecutive all’anno

Chi fa l’insegnante è un privilegiato. Perché si fa tre mesi di vacanze consecutive l’anno. Costringendo gli alunni a fare altrettanto.

Chi conosce la scuola sa che non è così. Lo abbiamo scritto, a chiare lettere, anche in questi giorni. Ribadendo, con fatti e non opinioni, che il docente non “stacca” mai. Che corregge compiti, programma, si aggiorna e svolge un lavoro enorme a monte delle lezioni.

Anche in estate, durante la quale si svolgono gli scrutini, gli Esami di Stato, i corsi di recupero, le prove finali, le verifiche di accesso. E tante altre attività, in particolare di carattere organizzativo e progettuale, indispensabili per il buon andamento dell’intero anno scolastico che verrà…

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Invalsi: costa quasi 22 milioni di euro, ma sono i docenti che devono somministrare e correggere i test

In Italia si parla sempre degli Enti inutili da chiudere, uno di questi è certamente l’INVALSI. Ente che avrebbe scopi chiari ed enormi da perseguire ma che non ha il personale a sufficienza per perseguirlo.

Nei bilanci dell’INVALSI si continua a leggere che “la pianta organica già assegnata all’Istituto con DPCM del 22/01/2013, è del tutto insufficiente per adempiere alle nuove funzioni che la legge assegna all’INVALSI. È dunque importante rimarcare come il fabbisogno così quantificato e articolato non sia in alcun modo il frutto di un aumento delle esigenze di personale a parità di funzioni quanto la conseguenza delle nuove importanti funzioni istituzionali assegnate all’Istituto dal Regolamento sul sistema nazionale di valutazione (DPR n. 80/2013) che è stato concretamente avviato a partire dall’a.s. 2014-2015 con la Direttiva ministeriale 18 settembre 2014, n. 11.” Ad oggi risulta una pianta organica con 29 lavoratori e con una vacanza di 13 figure…

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La leadership della condivisione di William Wallace

Oltre due millenni fa gli antichi romani concepirono un sistema organizzativo a piramide, in cui gli ordini giungevano dall’alto.

Con la rivoluzione industriale il sistema piramidale venne adottato anche in economia ed applicato nella gestione delle fabbriche. La piramide non serviva tanto a garantire l’efficienza aziendale, quanto piuttosto a frapporre una distanza tra l’alta borghesia (i proprietari industriali) e la classe operaia. Le industrie venivano ubicate in palazzi a vetro in cui, dall’ultimo piano, quello del management, si potesse controllare il lavoro dei dipendenti, mentre ogni forma di relazione tra i vari reparti era mediata da supervisori, alla stregua di antichi centurioni. Struttura che, con gli anni, venne adottata anche da governi, nelle chiese, nelle scuole, negli ospedali e in altre organizzazioni…

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Rifondare la scuola? Sì, ma davvero tutta

Chi farà uscire l’Italia (l’Europa!) dal tunnel del “non-senso” (politico, economico, culturale, sociale) e i nostri giovani da uno stato di paralisi mentale che non consente alle forze migliori di restare e di lavorare? Occorrono persone coraggiose e scomode – ma non disfattiste…- che credono ancora nel bene pubblico come estraneo alla logica del successo personale perseguito a qualunque costo.

Non è più il tempo dei contenitori, bensì dei contenuti: sicuramente la scuola è un reale quanto scomodo punto di partenza.

Non se ne può più di assistere a performance televisive – anche da parte di parlamentari – in cui la bocca non è collegata con l’intelligenza… Vox populi: “Ma dove e come ha studiato questa gente?”. Passi che non tutti i ministri siano laureati: si spera che abbiano almeno frequentato in modo decente la scuola superiore…

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I prof migliori d’Italia: intervista ad Antonio Silvagni, insegnante non vedente di Vicenza

I prof migliori d'Italia: intervista ad Antonio Silvagni

Antonio Silvagni è tra i cinque migliori prof d’Italia: a decretarlo l’Italian Teacher Prize, prestigioso riconoscimento che per il primo anno ha incoronato i docenti capaci di “fare la differenza” nelle scuole italiane, con il loro esempio virtuoso e con il loro approccio innovativo alla didattica. 51enne dai modi pacati e dalle idee in continuo fermento, il prof. Silvagni insegna italiano e latino nel liceo Leonardo Da Vinci di Arzignano, in provincia di Vicenza. Ha perso la vista, ma mai la passione, la determinazione e la voglia di mettersi in gioco, nel lavoro come nella vita, e questa bella chiacchierata ne è la prova…

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La “Buona scuola bis” è legge. Approvati i decreti in Consiglio dei ministri

La "Buona scuola bis" è legge. Approvati i decreti in Consiglio dei ministri

ROMA – La Buona scuola bis è realtà. Dopo la prima discussione avvenuta a gennaio e i successivi pareri delle commissioni di Camera e Senato e della Conferenza Stato-Regioni, il Consiglio dei ministri ha approvato gli ultimi cambiamenti al sistema scolastico italiano. Adesso la Legge 107, arricchita degli otto decreti del governo, è pronta ad intraprendere l’iter per la promulgazione: passaggio alle Finanze, firma del Presidente della Repubblica e iscrizione nel Gazzettino ufficiale.

Soddisfatto in conferenza stampa il premier Paolo Gentiloni, che in un breve intervento introduttivo ha definito la riforma “una notevole iniezione di qualità nella nostra scuola”, aggiungendo che “il governo può rivendicare di aver completato nei tempi prefissati il lavoro sulla Buona scuola avviato due anni fa”…

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Confermato concorso 2018. Addio a TFA e PAS, arrivano i FIT, cosa sono

I decreti attuativi della legge n. 107/2015 oggi approderanno in Consiglio dei Ministri, dopo i pareri delle competenti commissioni parlamentari. Vi anticipiamo i contenuti.

Una delle novità principali riguarda il nuovo sistema per diventare docenti nella scuola secondaria di secondo grado, delineato nell’apposito decreto che rivoluziona il vecchio percorso, mandando in soffitta l’abilitazione all’insegnamento.

Dall’approvazione del decreto in poi, per diventare docenti nella scuola secondaria, bisognerà dopo la laurea superare il concorso che consentirà l’acceso al nuovo percorso di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione di docente, denominato FIT, come richiesto nel parere della VII Commissione cultura…

 

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“Parole in cammino”: errori, web, neologismi. Tutto rende viva la lingua italiana

Eppure non è così nero il presente (e il futuro) della lingua trasmessoci, giù «per li rami», dallo stesso Dante. Per capire insomma e per conoscere tutti gli aspetti del nostro comune patrimonio linguistico ora c’è anche un festival: «Parole in cammino». Ideato e curato da Massimo Arcangeli, ordinario di Linguistica italiana a Cagliari, insieme con l’università di Siena che vuole così degnamente festeggiare il centenario (1917-2017) della Scuola di lingua italiana per stranieri. E che avrà come cornice appunto (da oggi a domenica) la città toscana. Linguisti, ovviamente, giornalisti, docenti e insegnanti si confronteranno su un grande e appassionante tema come la lingua italiana. Dimostrando, tra l’altro, che lo studio e la pratica virtuosa di questa lingua è meno isolato di quello che sembri…

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Oltre l’eccesso di medicalizzazione psichiatrica. È ora di curare con l’educazione

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Un’epidemia di malattie psichiatriche sembra aver colpito le scuole italiane. L’Istat segnala che negli ultimi anni sono raddoppiate le certificazioni di disabilità (legge 104), quadruplicati i Dsa (Disturbi specifici di apprendimento – legge 170/2010) e da ultimi sono dilagati i cosiddetti Bes (Bisogni educativi speciali). Per salire su ciascuno di questi binari occorre una diagnosi neuropsichiatrica e quindi si ha diritto a un insegnante di sostegno o a un programma specifico con facilitazioni attinenti anche alle prove di verifica. Il risultato finale è che in una classe elementare italiana un bambino su 4 è in media portatore di una diagnosi attinente a un deficit specifico…

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Primogeniti più bravi a scuola… grazie all’impegno dei genitori

Se i primogeniti a scuola sono più bravi dei fratellini e delle sorelline più piccoli il merito è soprattutto di mamma e papà che li hanno seguiti maggiormente, trascorrendo più tempo con loro e stimolandoli intellettualmente di più rispetto a quanto hanno poi fatto con i secondi e con i terzogeniti. A sostenere che i primogeniti a scuola hanno una marcia in più grazie agli stimoli dei genitori è uno studio realizzato dal gruppo di ricerca della University of Edinburgh guidato da Ana Nuevo-Chiquero e pubblicato sul Journal of Human Resources…

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Genitori: troppo spesso assenti per collaborare, presenti solo per protestare

A scuola si parla molto, giustamente, degli studenti, delle nuove generazioni, delle nuove domande, di speranze e di valori, etc., cioè di futuro, sapendo bene la gravità del momento. Ma poco si parla dei genitori. Nel senso delle nuove generazioni di genitori.

A parte un certo utilitarismo, cioè la mera richiesta dei voti dei propri figli, i genitori oggi sono i grandi assenti dalla vita della scuola.

Solo piccole minoranze vanno oltre i voti in pagella, si interessano dei problemi della scuola, danno, cioè, una mano concreta. Guardando il panorama generale, direi che prevale, sul piano formativo, una sorta di delega in bianco, nel senso che si scaricano in troppi casi le proprie responsabilità educative sui docenti e, più in generale, sul sistema scuola. Non tutti, ma tanti sì…

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Dislessia e dintorni: “Vi racconto la mia esperienza di mamma e insegnante”

Ilaria Cerioli, i disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), li vede da tre punti di vista. Quello di mamma, quello di docente di lettere e vicepreside dell’Istituto Ginanni di Ravenna e quello di persona discalculica, come ha scoperto di essere. Nel tempo ha capito che la chiave di volta del problema sta tutta nel patto tra famiglie e scuola, perché “fare muro contro muro è controproducente”. Ilaria rappresenterà i genitori della sezione ravennate dell’Associazione italiana dislessia nel corso del seminario “A scuola di parole” organizzato da “Dalla parte dei minori” e dal Comune e in programma martedì 20 ottobre dalle 14,30 alle 18,30 nella sala Bandini della Cassa di Risparmio di Ravenna (via Boccaccio, 22)…

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Stanno uccidendo il mondo, spiegatelo ai miei studenti

Io sono un’insegnante e come tale devo vivere la vita per trasmettere ai miei ragazzi la consapevolezza dell’essere umani. Il mio lavoro non può e non deve finire nel mero conseguimento di conoscenze obsolete se, ogni giorno, non si trasformano in emozioni da condividere dove la partecipazione è la vera anima della lezione. E come insegnante leggo giornali, studio, mi tengo aggiornata. Ma c’è un momento in cui vorrei essere tutto, tranne quella persona che ogni mattina, incrocia occhi che sperano in un mondo dove vivere è un diritto.

I miei ragazzi sanno che è morto Emanuele Morganti, il ventenne di Alatri massacrato di botte nella piazza centrale della città. Lo sanno che si sono dati da fare i dottori, ma di fronte a pugni, calci e spranghe di ferro che hanno voluto piegare un’anima, la scienza non ha potuto fare nulla…

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Nella scuola odierna non c’è spazio per chi ama “Insegnare”, dominano burocrazia e mercato. Lettera

Chi insegna con dedizione soffre: nel constatare la disfatta della scuola pubblica affidata a gente che la trasforma in una sorta di mercato ibrido.

I Collegi docenti sanno poco di didattica, ma tanto di bizzarri acronimi (RAV; PTOF; PON; BES; GLI; PAI; PBL ecc.) dietro ai quali si nasconde un mondo nuovo, distante anni luce dalla lezione, asse portante dell’insegnamento.

Non c’è più tempo per preparare seriamente le lezioni, strutturare un percorso interdisciplinare,  confrontarsi su problematiche pedagogiche, su casi di alunni difficili che nelle classi ostacolano l’apprendimento dei compagni; si è in balia di infiniti monitoraggi dietro ai quali si nascondono vari interessi…

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A Bristol il “Banksy della punteggiatura” corregge gli errori grammaticali su cartelli e insegne

Solitario nella notte va, con la testa incappucciata, armato di adesivi e scalpello, per lottare contro gli errori ortografici: a Bristol, quando cala il buio, entra in azione un anonimo “vigilante della grammatica”, per correggere sviste su cartelli e insegne.
Da oltre un decennio, quello che è stato soprannominato dai media il “Banksy della punteggiatura” porta avanti la sua missione nella città che ha dato i natali al famoso street artist. Sui muri non lascia però graffiti, si occupa invece di apportare le giuste correzioni a scritte fallate.

Tutto ebbe inizio nel 2003, quando un apostrofo di troppo su un’insegna iniziò a provocargli un tormentoso fastidio. Una notte decise di raschiar via l’errore e da quel momento si sentì investito di una missione, che porta avanti ancora oggi…

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Formazione obbligatoria: i docenti devono essere retribuiti se fuori dall’orario di lavoro

Formazione obbligatoria: i docenti devono essere pagati per i corsi frequentati fuori l’orario di lavoro? Sì, ma non sempre questo avviene.

La Buona Scuola, con il comma 124, ha stabilito che per i docenti italiani la formazione deve essere “obbligatoria, permanente e strutturale”.

La legge però non fa chiarezza sulle modalità con le quali quest’obbligo si deve concretizzare e per questo il MIUR ha pubblicato il Piano triennale di formazione nel quale sono elencati tutti i corsi di formazione e i crediti che gli insegnanti devono conseguire nel triennio 2016-2019

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Tempi duri per i leader

Storie di quotidiana arroganza giovanile

E’ venerdì. Arrivo a casa pochi minuti prima delle 15. Accendo la tv mentre mi preparo qualcosa da mangiare (in sé, la cosa è già insolita). Canale 5. Amici.

Morgan parla alla squadra dei bianchi. Istintivamente cambio canale in cerca di un tg ma qualcosa cattura la mia attenzione nell’istante in cui lo schermo si oscura in attesa dei frame del programma successivo. Torno indietro e ascolto. E’ il discorso di un leader alla prese con la difficoltà di farsi riconoscere, accettareseguire nel ruolo di chi difende e porta avanti gli interessi del gruppo che rappresenta…

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Troppi precari a scuola, alt di Bruxelles

Erano 100mila nello scorso anno scolastico; addirittura 126mila nell’anno in corso e sicuramente saranno oltre 100mila nel prossimo. Eppure proprio nel 2018 si concluderà quello che doveva essere il triennio della riscossa per il mondo della scuola con l’eliminazione della «supplentite» promessa dall’ex premier Matteo Renzi. La crescita del precariato è il segno più evidente, davvero il manifesto, della sconfitta della Buona Scuola e la prova tangibile che ad essere in errore era l’impostazione stessa di quella riforma. Ancora una volta per la scuola le scelte sono state quantitative e mai qualitative…

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Funziona la classe capovolta per l’insegnamento linguistico? Lo abbiamo chiesto al professor Gianfranco Porcelli

La classe capovolta è una delle proposte didattiche che ha suscitato più entusiasmo tra gli insegnanti nell’ultimo decennio. Abbiamo chiesto al professore di didattica Gianfranco Porcelli di spiegarci se questo tipo di lezione sia adatta all’insegnamento linguistico e se presenti, eventualmente, delle controindicazioni. Con il professore abbiamo parlato anche di mode e tradizione nella didattica e sulla capacità della scuola italiana di recepire l’innovazione.

Professor , la lezione capovolta è adatta per l’insegnamento linguistico?

Ho lasciato scuola e università da parecchio, non ho dunque esperienza diretta di classe capovolta. Come proposta è valida. I riscontri che ho ricevuto da colleghi preparati che la applicano sono certamente positivi…

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“Li riconosci subito. Sin dalla tenera età”, riflessioni di un’insegnante sulla tragedia di Alatri

Li riconosci subito.
Sin dalla tenera età.
Battono i piedi per terra, frignano in continuazione e ad ogni capriccio ottengono quel che vogliono.
Più si impuntano e più ottengono alzando l’asticella delle loro pretese con genitori incapaci di opporre resistenza e di discernere lo scempio che stanno operando sul futuro.
Il loro cibo quotidiano è la prepotenza, la prevaricazione, si allenano con costanza mangiando pane e ineducazione.
Se un insegnante, poi, “osa” imporsi, richiamando, correggendo, indicando il rispetto dell’altro e delle regole come bussola per la convivenza sociale, viene messo al rogo, crocifisso, martirizzato per aver sconvolto la psicologia del povero infante…

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Elogio della lezione frontale. Il multimediale, le parole e il gesso

So utilizzare bene il pc

Lo so usare perché mi è sempre piaciuto farlo o semplicemente perché appartengo a una delle prime generazioni che l’ha usato fin dall’infanzia. A sette anni digitavo load/return su un Commodore 16 (ma avevo già messo le mani su un Vic 20), a dieci iniziavo a scrivere linee di Basic con il Commodore 64. Al liceo mi sono fatto regalare un Amiga 2000 per la possibilità di fare programmazione e utilizzare Workbench oltre che giocarci a SWOS. Ho visto, utilizzato e smontato tutte le versioni di Windows: dal primo a Win 95, per passare al 97, dal 2000-XP-Vista-7-8 fino all’attuale Win 10…

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Cultura è ciò che rimane quando hai dimenticato quello che hai appreso

Ciò che rimane? Dimenticato? Significa che qualcuno può dimenticare le date delle guerre puniche ed essere comunque definito una persona di cultura? Ebbene, sì.

Per comprendere appieno questa affermazione tanto assurda bisogna prima scoprire il vero significato di cultura.

La parola deriva dal latino colĕre, «coltivare». Quest’ultimo verbo ha a sua volta due significati principali: il primo naturalmente si riferisce al lavoro agricolo; ma il secondo, splendido, è “praticare con impegno e dedizione, curare, migliorare, nutrire, tenere vivo”. Nutrire. Tenere vivo…

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