Simpatia, flessibilità e coscienza di sé per i docenti più efficaci
“Lei avrebbe meritato ventisette, ventotto. Le ho dato trenta perché ho applicato il coefficiente di simpatia. A volte, quando qualcuno mi è antipatico, tolgo anche due, tre punti. Non c’è niente di peggio dell’antipatia. Sentire, invece, la sofferenza, il pathos, nel senso greco del termine, è una grande qualità per un medico.” Sono le parole dell’anziano professore ad un giovanissimo Luigi Lo Cascio nel film La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana. Ma essere simpatici serve solo nel mondo medico o è anche una qualità che rende efficaci i professori nella scuola? Se è così, allora chiediamoci quanto siano stati penalizzati gli studenti che si sono formati con insegnanti antipatici.
La meglio gioventù
Il film è ambientato alla fine degli anni ’60. In quegli anni, in pochi sapevano cosa fosse l’empatia, termine oggi fin troppo abusato e spesso confuso con la simpatia. La scoperta dei neuroni specchio era distante ancora un trentennio circa ma il concetto dell’anziano (e antipatico) professore è abbastanza chiaro. Oggi avrebbe parlato, probabilmente, di empatia. Esattamente come se ne parla nella scuola, quando si incoraggiano i comportamenti di comprensione di studenti esuberanti verso quelli più indifesi…
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