La Corte dei conti

La Corte dei conti europea – istituita nel 1977 – ha sede a Lussemburgo.
La sua funzione principale è di effettuare una revisione contabile delle entrate e delle uscite dell’UE per controllare che i fondi europei siano gestiti e spesi correttamente, usati in modo ottimale e debitamente contabilizzati (cit. Europa.eu).

Tra gli altri compiti, la Corte si occupa di presentare al Parlamento e al Consiglio una relazione per l’approvazione del bilancio annuale, di segnalare i casi sospetti di frode, corruzione o illegalità all’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF); inoltre fornisce il suo parere e indicazioni ai responsabili politici dell’UE su come poter gestire al meglio e in maniera trasparente le finanze dell’Unione. In materia di conti, la  Corte effettua tre tipi di controlli:

  • Controlli finanziari, per la verifica dei risultati e del flusso di cassa dell’anno.
  • Controlli di conformità, per il rispetto delle norme.
  • Controlli di gestione, per la verifica della efficienza, efficacia ed economicità dei fondi assegnati in riferimento agli obiettivi stabiliti.

È composta da 28 Membri, uno per ogni Stato appartenente all’UE, nominati per un periodo di sei anni, rinnovabile.  I Membri eleggono al loro interno un Presidente – in carica per tre anni, eventualmente rinnovabile – che svolge un ruolo di primus inter pares (primo tra pari), con il compito di presiedere le riunioni e di controllare l’attuazione delle decisioni assunte dalla Corte.

Il 13 settembre 2016, Klaus-Heiner Lehne, il Membro tedesco della Corte, è stato eletto 11° presidente della Corte dei conti europea.

I Membri della Corte dei conti europea esercitano le proprie funzioni in piena indipendenza: ciascuno dei 28 componenti viene assegnato ad una delle cinque Sezioni, cui è suddivisa la Corte, ed è responsabile di incarichi specifici, principalmente in materia di audit.

Altra figura importante all’interno della Corte è il Segretario generale, nominato dalla Corte per un periodo di sei anni. È responsabile della gestione del personale e dell’amministrazione nei settori “Risorse umane, finanze e servizi generali”, “Informazione, ambiente di lavoro e innovazione” e “Traduzione, servizi linguistici e pubblicazione”.

La vera risorsa della Corte è costituita principalmente dal personale in servizio: circa 900 agenti ripartiti tra servizi di audit, traduzione ed amministrazione, in possesso di competenze, qualifiche ed esperienze professionali molto varie, acquisite sia nel settore pubblico che in quello privato, che spaziano dalla pratica contabile alla gestione finanziaria, all’audit interno ed esterno, al diritto e all’economia.

La Corte dispone di traduttori per le 23 lingue ufficiali dell’UE, grazie ai quali le sue pubblicazioni possono essere lette dai cittadini dell’UE nella lingua preferita.

La Corte dei conti europea organizza ogni anno tre sessioni di tirocini di formazione in settori di interesse per le proprie attività. Il tirocinio, concesso per un periodo di cinque mesi al massimo, può essere remunerato (1.350 euro mensili) o non remunerato, ciò dipende dalla disponibilità di bilancio. Leggi tutto “La Corte dei conti”

Un ponte per l’Europa

Insegnare alle giovani generazioni cosa significa essere parte dell’Unione Europea, far comprendere di appartenere ad una comunità più ampia, oltre i propri confini nazionali, rappresenta un compito abbastanza complesso non soltanto per i docenti ma anche per coloro che a vario titolo si occupano di formazione, occupazione e orientamento professionale.

Tra le svariate iniziative – le c.d. best practice – sostenute dagli Enti locali con la collaborazione delle istituzioni scolastiche – merita attenzione quella promossa dall’Amministrazione Comunale di Oliveto Citra, piccolo borgo in provincia di Salerno, intitolata “Bridges-Ponti. Le comunità locali per l’Europa di tutti”.

Questo evento è stato organizzato due anni fa dal Comune di Oliveto Citra e dal Dirigente Scolastico, prof.ssa Gabriella Liberti, in occasione della Festa dell’Europa – il 9 maggio – con l’intento di accogliere una delegazione di studenti e amministratori provenienti dai comuni gemellati, precisamente da Szczawnica (Polonia), Collesano (PA) e Muro Lucano (PZ).

Il titolo scelto per la manifestazione aveva lo scopo di comunicare ai giovani olivetani che anche in una piccola realtà locale fossero possibili scambi interculturali significativi, che andassero oltre il c.d. “gemellaggi”, troppo spesso identificati dalla semplice denominazione del paese “gemellato” all’ingresso del paese.

La manifestazione “Bridges-Ponti” ha preso il via l’8 maggio, con una giornata interamente dedicata agli alunni dell’Istituto Comprensivo “Jacopo Sannazzaro” che sono stati coinvolti in diverse attività di accoglienza dei ragazzi giunti dai comuni gemellati, con il compito di fungere da guide turistiche alla scoperta delle bellezze del borgo e delle tradizioni locali.

Il 9 maggio – giorno dell’Europe Day – protagonisti sono stati sempre gli alunni olivetani e i ragazzi dei comuni gemellati, che si sono esibiti all’Auditorium Comunale con musica, poesia, dipinti e danze sul tema “la mia idea di Europa”, un momento di scambio e condivisione sulla propria idea di Europa, fulcro della manifestazione. Ospite dell’evento, il professor Giuseppe Foscari, docente di storia dell’Europa all’Università di Salerno.

Tale evento ha rappresentato un’occasione di forte crescita culturale per gli alunni di Oliveto Citra, che hanno vissuto un intenso momento di scambio interculturale, attraverso il quale hanno potuto sperimentare le proprie capacità espressive e comunicative, mettendo concretamente alla prova quelle che in terminologia scolastica vengono definite “le competenze chiave di cittadinanza”. Leggi tutto “Un ponte per l’Europa”

Le istituzioni e gli organismi della UE

L’Unione Europea fa risalire le sue origini nel 1957 con l’istituzione della CEE (Comunità Economica Europea): l’Italia insieme a Belgio, Francia, Germania Occidentale, Lussemburgo, Paesi Bassi – è tra i paesi firmatari di un accordo che prevedeva la libera circolazione di persone, beni e servizi, superando le barriere poste dai confini nazionali.

Dopo 16 anni il numero degli Stati Membri sale a nove: nel 1973 è la volta della Danimarca, dell’Irlanda e del Regno Unito, segue la Grecia nel 1981, Spagna e Portogallo cinque anni dopo.

In tutto dodici Stati che il 1° febbraio del 1992 decidono di sottoscrivere il trattato di Maastricht: si passa dalla CEE all’Unione Europea e si stabiliscono le regole politiche e i criteri economici e sociali necessari per l’ingresso degli Stati aderenti, a partire dal gennaio 1993.

L’Unione europea inizia il suo percorso, molto spesso in salita a causa delle turbolente vicende politiche e della crisi economica. Attualmente conta 28 Stati Membri, (con il Regno Unito in uscita nel marzo 2019), ultimo ingresso quello della Croazia nel 2013. Di 28 soltanto 19 paesi utilizzano l’euro, la moneta comune.

Questa – in sintesi – la genesi dell’Unione Europea: un’organizzazione sovranazionale che funziona grazie ad istituzioni ed organismi di cui tanto si sente parlare attraverso i media, dei quali però spesso si conoscono poco il ruolo effettivo e i compiti che sono tenuti a svolgere all’interno dell’organizzazione. Conosciamoli in dettaglio.

  • Il Parlamento europeo: è l’organo legislativo dell’U.E., ha sede a Strasburgo, composto da 751 deputati eletti ogni 5 anni a suffragio universale, su base proporzionale al numero degli abitanti di ogni Stato. A capo in qualità di Presidente vi è ora l’italiano Antonio Tajani. Compito principale del Parlamento è definire la legislazione dell’U.E. insieme al Consiglio dell’U.E., sulla base delle proposte avanzate dalla Commissione Europea. Si occupa inoltre di decidere in merito agli accordi internazionali e agli allargamenti, svolgendo un ruolo di monitoraggio e controllo delle istituzioni. Altro aspetto importante: elabora ed approva il bilancio dell’Unione europea.
  • Il Consiglio Europeo: riunisce a Bruxelles tutti i capi di stato e di governo dei paesi dell’U.E., a capo vi è un Presidente permanente che eletto dallo stesso Consiglio ogni due anni. Assolve il ruolo strategico di definire la politica estera, gli orientamenti e le priorità politiche dell’U.E.
  • Consiglio dell’Unione Europea: ha sede a Bruxelles, dove si incontrano i ministri dei governi di ciascun paese membro per discutere e adottare le leggi promosse dal Parlamento, con il quale approva anche il bilancio annuale. Il Consiglio dell’U.E. non è costituito da membri permanenti che non si riuniscono in seduta plenaria, ma suddivisi in dieci sotto-commissioni, a seconda dell’argomento trattato. Per esempio, del Consiglio “Affari economici e finanziari” fanno parte i ministri delle Finanze di ciascun paese.
  • Commissione Europea: rappresenta l’organo esecutivo dell’U.E., in quanto presenta al Parlamento e al Consiglio Europeo le leggi da adottare, nonché le priorità di spesa e il programma di bilancio annuale. Controlla inoltre le modalità di utilizzo dei fondi, sotto la supervisione della Corte dei Conti. Insieme alla Corte di Giustizia ha il compito di verificare il rispetto della legislazione dell’U.E. e di rappresentare l’Europa sulla scena internazionale, in particolare dal punto di vista economico e per gli aiuti umanitari.

È costituita da 28 commissari (uno per ogni paese membro) sotto la direzione di un Presidente, che definisce l’indirizzo politico della Commissione. Prima di passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio Europeo, le decisioni vengono assunte in maniera collettiva: tutti i commissari hanno lo stesso peso nel processo decisionale e sono ugualmente responsabili di quanto stabilito, avvalendosi, per alcuni aspetti tecnici, anche di esperti e dell’opinione pubblica.

  • Corte di Giustizia Europea: garantisce che il diritto europeo venga rispettato e applicato in modo corretto ed uniforme in ciascun stato. Ha sede in Lussemburgo ed è composta da giudici ed avvocati.
  • La Banca Centrale Europea (BCE): la “cassaforte”dell’U.E., ha il compito di gestire l’euro, mantenere la stabilità dei prezzi e di orientare la politica economica e monetaria dell’Unione, al fine di favorire la crescita e l’occupazione; collabora con le banche nazionali, fissa i tassi di interesse dell’eurozona, autorizza le emissioni di euro in banconote. È presieduta dall’italiano Mario Draghi e ha sede a Francoforte.

Questi rappresentano gli ingranaggi principali della complessa macchina U.E., che si muove anche grazie ad altre istituzioni e organismi – forse poco noti – che ci limitiamo a menzionare:

  • Servizio europeo per l’azione esterna
  • Comitato economico e sociale europeo
  • Comitato europeo delle regioni
  • Banca europea per gli investimenti
  • Mediatore europeo
  • Garante europeo della protezione dei dati
  • Organismi interistituzionali

Per concludere si evince chiaramente che la macchina U.E. risulta sì complessa – in quanto tiene insieme paesi con tradizioni, usi e costumi molto differenti tra loro – ma anche completa, in quanto ogni istituzione, ogni organismo di cui è composta, sin dal lontano 1957, è chiamato a contribuire al raggiungimento di un traguardo:  far sì che ogni cittadino possa acquisire un’identità europea, al di là dei confini della propria nazione affinché possa davvero sentirsi parte di un’entità più solida e ampia, l’Unione Europea.

Alunni adottati

Il 18 dicembre 2014, con la nota n. 7443, il MIUR ha emanato le “Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati”, uno strumento di lavoro finalizzato a fornire al personale scolastico conoscenze di carattere teorico-pratico e modalità di intervento per venire incontro in maniera organica e funzionale all’aumento – registrato negli ultimi anni – delle adozioni di bambini e di ragazzi provenienti principalmente da paesi extraeuropei.

Successivamente con la legge n. 107/2015, (art. 1, comma 7, lettera l) si fa esplicito richiamo alle linee di indirizzo, che rappresentano pertanto un documento ben strutturato, estremamente concreto e dettagliato, indispensabile punto di partenza per comprendere la specificità degli alunni/figli adottivi e per costruire percorsi formativi individualizzati e personalizzati che consentano una concreta inclusione degli alunni adottati e delle loro famiglie nel contesto scolastico e territoriale di appartenenza.

Per quanto riguarda l’ambito amministrativo-burocratico, conviene soffermare l’attenzione sulle c.d. buone prassi: iscrizione, tempi d’inserimento e classe d’inserimento.

Per entrambi i tipi di adozione – nazionale ed internazionale – si possono iscrivere i figli in qualsiasi periodo dell’anno, basta recarsi direttamente presso gli uffici di segreteria della scuola prescelta, fermo restando la possibilità di inoltrare la domanda di iscrizione on line secondo la tempistica e l’iter burocratico previsti.

Un elemento particolarmente complesso è quello che attiene ai  tempi di inserimento: è preferibile che all’alunno – adottato internazionalmente – sia concesso un tempo sufficientemente lungo al fine di creare un legame affettivo con la famiglia, procrastinando pertanto l’inserimento nel gruppo classe non prima di dodici settimane dal suo arrivo in Italia nel caso della scuola dell’infanzia/primaria e quattro/sei settimane in quella secondaria.

Altro momento cruciale è la scelta della classe: il dirigente scolastico, tenuto conto del DPR N. 394/99, assegna la classe in accordo con i docenti, la famiglia e  le eventuali figure di supporto generalmente previste nella fase post-adottiva: équipe adozioni, enti autorizzati e gli altri soggetti coinvolti, tra cui le associazioni cui spesso le famiglie fanno riferimento.

È importante essere a conoscenza del fatto che i minori stranieri soggetti all’obbligo scolastico vengono iscritti alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che venga deliberata l’iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto dell’ordinamento e del titolo di studio conseguito dall’alunno del paese di provenienza, che può determinare l’iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella corrispondente all’età anagrafica.

Tutti questi aspetti finora citati rientrano all’interno del protocollo di accoglienza per gli alunni adottati, un documento elaborato da ogni istituzione scolastica, che contenga criteri, principi, indicazioni, al pari di quello per alunni stranieri.

Altra buona prassi è quella di nominare un docente referente, figura identificata in sede di Collegio dei Docenti – generalmente tale incarico viene ricoperto dalla funzione strumentale per l’inclusione – con il compito di accompagnare l’alunno e la famiglia nelle diverse fasi di inserimento a scuola, avendo cura di raccogliere le informazioni necessarie (situazione personale e scolastica pregressa, padronanza della seconda lingua), di valutare la necessità di elaborare un piano didattico personalizzato (PDP) in collaborazione con il consiglio di classe/interclasse/sezione, di considerare l’attivazione di corsi di alfabetizzazione della lingua italiana come L2, di suggerire idonei sussidi didattici per facilitare le prime esperienze di studio, infine di monitorare costantemente il processo di inclusione, creando una rete di coordinamento tra e con la famiglia, l’ente comune, i servizi socio-sanitari, le associazioni familiari e le altre agenzie educative presenti sul territorio.

Il ruolo dell’insegnante risulta fondamentale per favorire il benessere scolastico e una corretta inclusione dell’alunno adottato all’interno del gruppo-classe. Pertanto è buona prassi che il docente prenda visione del protocollo di accoglienza e dell’informativa sull’alunno messa a disposizione dal docente referente, che nella fase iniziale utilizzi specifici sussidi didattici, testi a tematica interculturale ad esempio, e che predisponga percorsi di studio calibrati sulle esigenze di apprendimento del bambino/ragazzo adottato.

Come indicato nelle linee di indirizzo, al dirigente scolastico, quale garante delle opportunità formative offerte dalla scuola e della realizzazione del diritto allo studio di ciascuno, spetta il compito di inserire nel PTOF le modalità di accoglienza e le specificità degli alunni adottati, di avvalersi della collaborazione del docente referente per il coordinamento con la famiglia e le figure di supporto, di provvedere alla stesura del protocollo di accoglienza e alla relativa modulistica (qualora tale documento non sia presente), di favorire l’attivazione di progetti di inclusione e alfabetizzazione, di monitorare i processi e gli esiti di apprendimento del bambino/alunno, infine (ma non ultimo in termini di importanza) di provvedere alla formazione e all’aggiornamento del personale, anche in rete.

Per quest’ultimo aspetto, ad esempio, è possibile realizzare brevi filmati di carattere informativo oppure mettere a disposizione dei docenti materiale esplicativo o didattico attraverso una pagina dedicata del sito internet della scuola. Altro aspetto particolarmente delicato per il dirigente scolastico é il trattamento dei dati personali, che, alla luce delle nuove indicazioni sulla privacy, merita particolare attenzione, soprattutto nei casi di iscrizione di bambini/alunni in adozione nazionale o in affidamento provvisorio.

Nel corso della mia esperienza è capitato di avere in classe alunni adottati, però per nessuno di loro l’istituzione scolastica aveva formalizzato un percorso ad hoc di inserimento/inclusione. Si procedeva, come da consuetudine, ad una condivisione all’interno del consiglio di classe di strategie e strumenti per migliorare il rendimento scolastico.

Nella scuola in cui insegno attualmente, un istituto comprensivo appartenente ad una comunità montana, sono stati iscritti da pochissimo tempo due fratelli (S., una bambina di 8 anni e J., un bambino di 10) di origine colombiana, figli di una collega.

La dirigente scolastica ha applicato la prassi indicata nelle Linee di indirizzo, e pur non essendoci un protocollo di accoglienza specifico per i bambini adottati, ma soltanto quello per alunni stranieri, ha approntato un piano di inserimento avvalendosi della collaborazione con la docente funzione strumentale per l’inclusione: gli alunni sono stati affiancati dalla docente di Inglese della scuola Primaria con conoscenza di lingua Spagnola, affinché fosse semplificato l’approccio linguistico con i compagni italiani. Trascorso il primo periodo di inserimento, saranno seguiti da questa docente per quattro ore settimanali fino al termine delle lezioni.

Questa esperienza è stata significativa, in particolare per i docenti che hanno avuto modo di confrontarsi e crescere professionalmente attraverso una situazione scolastica inusuale per la realtà locale; sarà inoltre l’occasione per dotare l’istituto di un protocollo di accoglienza specifico e, in vista del prossimo anno scolastico, per strutturare un percorso formativo mirato che sia realmente inclusivo per i due fratellini colombiani.