La nocchiera

Nel quinto numero della Rivista “Scuola 4 All” potranno essere letti interessanti contributi sulla dirigenza tecnica e alcuni commenti sull’esperienza del 18 ottobre. Essendo una docente che a luglio ha espletato la preselettiva per il reclutamento dei futuri dirigenti scolastici, voglio riportarvi anche le mie riflessioni.

Con molto sacrificio e intenso  studio ho superato la prova posizionandomi tra i primi, avendo ottenuto il massimo punteggio possibile. È stata una bella sfida. Non è stato semplice visto il tempo a disposizione e una famiglia da curare. Ma la voglia di dare il mio contributo alla scuola, motore di crescita e successo per l’intera Nazione, mi ha spinto a non cedere. I nostri figli saranno il nostro domani e saranno le nostre tracce in un tempo che non vedremo mai. Bisogna agire ora, la vita è qui ed ora.

Con grande impegno ho affrontato allo stesso modo la prova scritta che si è tenuta il 18 ottobre. Questa è stata una prova in cui il tempo è stato sovrano! Non mi sono mai chiesta quanto fosse il tempo ma cosa fosse. Ho sempre dato qualità al tempo che ho vissuto. Questo è il maggior insegnamento che ho ricevuto dalla vita. Una vita che mi ha visto trascorrere ogni minuto con la gioia di esserci ancora. Quindi non più minuti, ore, giorni ma vita!

Il 18 ottobre mi sono dovuta scontrare con il tempo, con la quantità del tempo! L’ossessione del tempo che manca è  ritornata prepotente. Tempo ridotto e quasi ridicolo per poter esprimere tutto ciò che avevo dentro. Ore ed ore di studio, competenze professionali acquisite, riflessioni personali e teorie organizzative, pedagogiche e psico/sociali a fondamento delle idee non hanno avuto il “tempo” di manifestarsi nella loro pienezza.

Ho svolto la prova. Credo di aver comunque espresso quanto potevo ma non ho avuto il sentore di averlo fatto come volevo! Spero sia comunque una buona prova, visto che ho risposto ai quesiti dando la mia chiave di lettura. Tuttavia, non posso esimermi dal dire ciò che ho provato e che provo ora! Il potere del tempo ha spazzato via il “volere” di esprimere tutto ciò che avrei voluto.

La sensazione è la stessa di quando si è costretti a scrivere di getto e a canalizzare tutto il proprio sapere in un tempo ridotto che ti costringe a buttare fuori contemporaneamente al ragionamento. Come assegnare un problema di matematica ad un allievo, che ha tutte le competenze per poterlo risolvere, e  dargli soltanto il tempo di riuscire a leggere e comprendere il testo. A questo si aggiunge il fatto che la prova, che da bando doveva esser nazionale, non lo è stata più.

Alla vigilia della prova scritta e precisamente alle 23 circa del 17 ottobre, curva su una scrivania in una stanza d’albergo, perché costretta ad espletare la prova a più di 100 km di distanza da casa, ho appreso della chiusura delle scuole di Cagliari per possibile alluvione. Qualche giorno prima la batosta della sentenza del TAR che ha accolto i ricorrenti che alla preselettiva avevano avuto problemi con i pc; pochissime ore prima la pugnalata della sentenza del CDS che ha accolto i ricorrenti che chiedevano di accedere alle prove scritte pur non avendo avuto un punteggio valido ai fini della graduatoria di accesso allo scritto.

Ora mi chiedo: perché ho sacrificato i miei figli, la cura della mia persona, per darmi anima e corpo in uno studio matto e disperato per raggiungere il massimo punteggio possibile per continuare il mio sogno? Perché? Possibile che adesso tutti i ricorsi che pioveranno sul Miur metteranno in serio pericolo la reale possibilità di continuare questo percorso andando a bloccare l’intero concorso? Possibile che non ci siano altre soluzioni? Perché continuare a” buttar via” soldi per tutelare i nostri interessi pur avendo fatto tutto ciò che dovevamo fare? Perché ? Perché non fermare queste assurdità e fare in modo che questo concorso possa andare avanti e che le nostre scuole non subiscano tutto questo caos.

Le scuole a settembre avranno bisogno di dirigenti competenti e non di reggenti! I nostri figli avranno bisogno di “porti sicuri” e ambienti di apprendimento reali. Confido nel fatto che presto avremo risposte concrete, che ci siano date certe per i colleghi in attesa, che la nostra  voce, la voce degli insegnanti che ancora ci credono, credono in un sogno, credono nel fatto che si possa ancora intervenire affinché il sogno continui, affinché i propri diritti vengano tutelati, venga ascoltata.

La nocchiera

La scuola è lo strumento principe per innalzare le competenze necessarie a vivere in Europa e nel mondo. Questa la finalità a cui mira il disegno della Legge 107/2015 che nell’art. 1 (co1) dà piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche, di cui all’articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59 e successive modificazioni. Si afferma il ruolo centrale della scuola, nella società della conoscenza, per innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, rispettandone i tempi e gli stili di apprendimento, per contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali, per prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica, in coerenza con il profilo educativo, culturale e professionale dei diversi gradi di istruzione, per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla cittadinanza attiva, per garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo e di istruzione permanente dei cittadini. Si garantisce un organico dell’autonomia a sostegno della programmazione triennale dell’offerta formativa (co5); si ribadisce l’importanza di privilegiare la didattica laboratoriale, lo sviluppo del metodo cooperativo, nel rispetto della libertà di insegnamento, la collaborazione e la progettazione, l’interazione con le famiglie e il Territorio. Allo stesso modo si affrontano alcune questioni strutturali che riguardano l’assetto del nostro sistema scolastico. In altre parole, come già avviene nei più importanti Paesi dell’Ocse, si investe nel campo dell’educazione, della formazione, della ricerca e innovazione per uscire dalla crisi e rilanciare uno sviluppo equo tra “capitale sociale” e “capitale umano”.  In questo quarto numero della rivista “Scuola for All” si vuole entrare nel merito degli otto decreti attuativi definendone gli aspetti più cogenti e analizzandone gli stati attuativi, i punti di forza e di debolezza. Infine si propone la lettura di un interessantissimo articolo di Stefania Altieri : “STEM, nuove tendenze e didattica del (prossimo) futuro”.

Buona lettura!

D. Lgs. 59/17:“Cambia il modo con il quale si diventa docenti nella Scuola Secondaria per una  riqualificazione  sociale e culturale della professione” di Rosaria Perillo.

D. Lgs. 60/2017: “Promozione della cultura umanistica e valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività” di Rosalia Rossi.

D. Lgs. 61/2017:  “I nuovi Istituti professionali” di Daniela Conte.

D. Lgs 62/2017: “L’esame di Stato del secondo ciclo tra passato e futuro” di Simona Caciotti

Il decreto legislativo 63/2017: “ Tra conferme e innovazioni” di Danilo Gatto.

Decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 64 – disciplina delle scuole italiane all’estero” di Lucia Pizzarelli  

D. Lgs. 65/2017: contenuti,  riflessioni e spunti di paragoni con il sistema unico finlandese” di Monica De Carolis

D. Lgs. 65/2017: “La nuova Legge sui servizi educativi per 0-6 anni” di Fernando Mascolo.

Il D. Lgs. 66/2017: un’occasione mancata?” di Barbara Maduli

“STEM, nuove tendenze e didattica del (prossimo) futuro” di Stefania Altieri.

La nocchiera

Ed ecco una situazione reale, una di quelle che si incontra tutti i giorni a scuola. Oggi la definiscono “classe pollaio”, “classe eterogenea”, “numerosa”, “difficile”… Personalmente la chiamerei semplicemente “classe tipo”. La presento o potrei dire che l’ho già presentata almeno dieci anni fa. Cosa è cambiato da allora? Nella composizione delle classi, nulla! Analizziamola insieme.

C’è V. con diagnosi di ritardo psicomotorio, immaturità cognitiva e psicoaffettiva; c’è T. con  disturbo dell’attenzione certificato; c’è G. con epilessia criptogenetica a crisi generalizzate; c’è A. che presenta importanti difficoltà di apprendimento nella letto-scrittura e che ha crisi di pianto continue dovute ad una complessa situazione familiare (orfana di padre e in affido perché la madre non riesce ad occuparsi di lei a tempo pieno); c’è F. celiaco; c’è M. che reagisce con opposizioni e atteggiamenti aggressivi quando si trova dinnanzi a dei nuovi compiti in cui sente di non riuscire; c’è N., figlio di genitori separati, intelligente e intuitivo, ma che purtroppo crede di essere il solo a dover essere ascoltato; c’è P., figlio di genitori cinesi, che vivendo in un ambiente familiare in cui la lingua parlata non è l’italiano, mostra notevoli difficoltà nella produzione e nella comprensione della comunicazione; c’è Y. di origine ucraina, arrivata ad aprile priva di qualsiasi forma di alfabetizzazione della lingua italiana; c’è R che presenta continui atteggiamenti aggressivi nei confronti dei compagni e delle insegnanti. Rifiuta qualsiasi forma di aiuto e  presenta enormi difficoltà nell’ambito degli apprendimenti; c’è S., figlia di genitori albanesi, che si presenta molto silenziosa tanto da non riuscire a capire dove termina l’educazione e dove inizia la totale assenza ed estraneazione; c’è E. che essendo molto emotiva spesso ha attacchi di incontinenza perché non riesce a controllare le sue ansie; c’è L. che crede di vivere in un film di fantascienza e si muove con le stesse modalità dei supereroi; c’è G. che spesso crea litigi ed incomprensioni poiché anche se solo le chiedi “come stai?” diventa permalosa e risponde urlando; c’è H. che è alla continua ricerca del proprio sé (a volte crede di essere un bambino e a volte una bambina) e assume atteggiamenti e comportamenti diversi a seconda di chi gli sta seduto accanto; c’è S. che sembra una piccola enciclopedia sconnessa poiché ha tante conoscenze che non è in grado di applicare nella quotidianità della vita; infine ci sono le “UNICHE SETTE” persone “NORMALI” della classe!

Ma a questo punto ci si chiede: “ESISTE LA NORMALITA’?” CHI LA DECIDE? O FORSE E’ PIUTTOSTO UNA CONDIZIONE CHE VIVIAMO, CHE SENTIAMO DENTRO QUANDO SIAMO INSERITI IN UN CONTESTO ACCETTANTE? Forse siamo proprio noi a dettare le leggi della normalità e della deviazione dalla norma!

Dal libro “Le radici filosofiche della differenza” di A. Nievo e L. Pasqualotto vi riporto quanto segue. Etimologicamente “differenza” deriva da “dis-ferre”, che significa “portare da una parte all’altra”, “portare oltre, in varie direzioni”, “portare qua e là”. Proprio per la sua differenza, ogni persona deve poter realizzarsi ed espandersi in tutta la sua originale pienezza, affermandosi come differente” non solo dagli altri ma anche da se stessa, dai propri limiti, dal proprio vissuto, dal proprio ambiente. Al fine di non deteriorarsi nel conformismo e nella ripetizione, deve coltivare le proprie doti, fare tesoro delle proprie esperienze, costruire rapporti interpersonali arricchenti, anche impegnarsi perché l’umanità tutta possa differenziarsi dal suo modo di essere attuale.

Il concetto di “diversità” da “dis-vertere”, (cioè volgere in opposta direzione) accentua quello di “differenza”. Esso richiama l’idea di dissomiglianza, di discostamento da una norma, da ciò che è più comune, diffuso, condiviso e che, nella sua accezione più negativa può richiedere talora interventi compensatori. La diversità pertanto, ancor più della differenza, richiede riconoscimento e rispetto, piuttosto che ambigue forme di aiuto e di sostegno, che più o meno consapevolmente tendono all’assimilazione.

Se riportiamo il discorso alla persona umana, definire “diverso” lo straniero, il disabile, l’anormale è ricorrere ad una categorizzazione generica per indicare una particolare diversità etnica, culturale, fisica, facendo così torto alla sua natura unica e irripetibile. Ogni individuo è diverso dall’altro nel suo vissuto, nelle potenzialità e nei limiti, nelle motivazioni, nello stile cognitivo e nelle competenze acquisite. Ad ognuno bisogna garantire quelle pari opportunità e quella apertura delle scuole A TUTTI sancite dagli art. 3 e 34 della Costituzione italiana, differenziando le proposte, personalizzando e individualizzando gli insegnamenti (DPR 275/99- L.53/2003), adattando la scuola e rendendola “inclusiva”.

In questo terzo numero della Rivista “Scuola for All” il filo rosso è dunque “l’inclusione”. Si è cercato in tutti i modi di dare un taglio reale, concreto! L’unione tra l’accademico e il pratico in un “ciclone prassico” intende guidare il lettore in uno dei temi più importanti che caratterizza la scuola reale, la scuola dell’oggi, della quotidianità. L’intento è quello di diffondere quanto più possibile le “buone pratiche” al fine di migliorarci e migliorare sempre più. Ha accolto questo invito un grande professionista, personalmente considerato da sempre “un punto bianco in un mondo nero”, Dario Ianes.  Non ha mai portato il vecchio nel nuovo. Ha sempre “innovato”. Ancora una volta lo fa per noi offrendoci un meraviglioso contributo “Univers-quità. Prosegue nella stessa ottica l’articolo di Roberto Turolla e Patrizia Todaro “Per aspera ad astra”. Lui  scrittore cieco dalla nascita, la cui disabilità non gli ha impedito di realizzare il sogno che da sempre ha coltivato. Lei, docente di filosofia che dopo l’incontro con Roberto ci riporta le sue riflessioni sull’outcome educativo, “… sull’evidente ed inequivocabile successo formativo ed esistenziale di un ragazzo che oggi considera l’esempio vivente dell’efficacia didattica”. Un articolo che rende concreto e percepibile quel connubio di cui parlavo prima. Infine si entra nel merito dei singoli articoli che affrontano in modo preciso e qualificato un timone complesso come quello proposto. Dall’analisi storica proposta nell’articolo “La storia della parola handicap” di Pietro Salvatore Reina, all’analisi del Decreto legislativo 66 del 2017 “Il successo formativo di tutti e di ciascuno” di Rosaria Perillo. Altrettanto interessanti e ricchi di riflessioni, spunti di lavoro concreti, replicabili e realizzabili, tutti gli altri articoli. Buona lettura a tutti.

La “nocchiera”

Il filo rosso, ricercato, in modo se vogliamo anche ambizioso, che mi ha spinto a creare il timone che lega gli articoli del secondo numero della Rivista “Scuola 4 All” è la “Valutazione”. L’obiettivo è guidare il lettore a comprendere le tappe più importanti che hanno portato alla creazione di una indispensabile cultura della valutazione che trova il suo cuore pulsante nell’unico fine che si pone: il miglioramento continuo. Perché continuo? L’essenza è proprio da ritrovare nel fatto che la valutazione è un processo che inizia e continua per tutto il percorso. Non inizia dalla fine. Lo stesso J. Bruner afferma: “Collocare la valutazione alla fine del processo educativo equivale all’azione di un generale che acquisisca informazioni sul nemico a guerra conclusa”.

È in questo modo che deve essere intesa quella che oggi definiamo “Valutazione di sistema”. Cosa si intende per valutazione di sistema?

Il dirigente Luigi Martano, ci ricorda, in diversi contributi sul tema specifico, che le esperienze internazionali ci sollecitano e ci suggeriscono che un sistema di valutazione del servizio scolastico necessita di coinvolgere 3 settori d’intervento.

Il primo settore, non può non essere quello della valutazione degli esiti formativi degli studenti. Per entrare nella ratio delle principali novità che si sono succedute non si può non iniziare dalla “storia della valutazione della scuola italiana”. L’articolo di Pietro Salvatore Reina ben sottolinea come “il tema della valutazione prende forma, si struttura, attraverso le leggi e i documenti emanati dai vari governi, manifesta e riflette le caratteristiche economico-sociali della società, è manifesto/simbolo dell’impronta filosofico-pedagogica che sta alla base dell’impianto valutativo proponente”. L’excursus che ci propone parte dalla natura e variante linguistica del termine per procedere con un sommario della storia della valutazione dal 1848 al 1977.

L’articolo di Rosaria Perillo, prosegue nel sentiero tracciato entrando nel merito delle principali novità introdotte dal  D.lgs. n. 62/17, attuativo della legge n.107/15. Ferdinando Mascolo nel suo articolo “Valutare i BES… le novità che non ci sono” analizza, con uno sguardo più critico, questo importante aspetto della valutazione. Interessantissimo il contributo sulla “valutazione nella scuola dell’infanzia”, proposto nell’articolo di Teresa Pelliccia a cui si correla una “buona pratica” effettuata nella propria scuola da Marzia Magnani, replicabile e condivisibile. Infine non può mancare una importante riflessione su un momento imprescindibile del processo di valutazione formativa che si configura nella “autovalutazione dello studente” che ritroviamo nell’articolo di Rosa Liccardo.

Il secondo settore di intervento entra nel merito della valutazione dei processi organizzativi ed educativi che conducono al raggiungimento di questi risultati. Avviata nelle scuole a partire dal DPR n.80 del 28 marzo 2013 viene analizzata in modo preciso nel contributo di Daniela Conte “Valutare e migliorare oggi, essere competenti domani” che entra nel merito degli strumenti, RAV e PDM, propri della scuola, e di Rosalia Rossi sulla necessaria e conseguente “Rendicontazione sociale”.

Per portare a compimento la costruzione della suddetta cultura della valutazione e di conseguenza la creazione di una “valutazione di sistema a 360°” la L.107 del 2015 ha aggiunto nuovi e importanti tasselli al percorso finora descritto prevedendo la valutazione dei soggetti che concorrono all’erogazione del servizio stesso: dirigenti e docenti. Questo rappresenta il terzo settore d’intervento. Trattano questi temi gli articoli di: Mario Atria “La nuova veste del Comitato per la valutazione dei docenti” e di Alfredo Lanzone “I commi 93 e 94 della Legge 107”.

Orgogliosa e onorata di far parte di questo progetto concludo dicendo che la valutazione del “sistema scuola” ha senso, come abbiamo visto, se non riguarda solo l’allievo, ma investe tutto il sistema formativo. Se l’obiettivo non è un adempimento burocratico bisogna che questa pratica, ormai formalizzata, si ponga l’obiettivo di tendere a dare un “vantaggio” a chi e che cosa (attività, laboratori, discipline, alunni) viene valutato: si tratta di verificare eventuali carenze per offrire opportunità di insegnamento/apprendimento adeguate al singolo allievo in ultima analisi.

Il far finta di “essere sani” e dire che tutto va bene non giova a nessuno. È più inquietante dire che non ci sono problemi che evidenziare i nodi critici. Bisogna “rendersi conto” di “dover rendere conto” che l’individuazione delle aree di problematicità così come lo scarto tra quanto progettato e quanto realizzato, devono diventare il punto di partenza per un nuovo processo di valutazione nell’ottica di una sempre maggiore qualità del sistema scuola. Questa è la ciclicità e la continuità a cui auspichiamo.

Scuola 4 All

    La nostra è un’identità terrestre e viviamo in una  “comunità di destino” ( Morin) dove l’effetto “Liebelei”, il battito d’ali di una farfalla in California può provocare un tsunami nel Giappone, ci fa  essere vicini in quel villaggio globale (Mc Luhan) in cui ormai viviamo. Naturalmente la scuola non è isolata da questo mondo complesso e deve fare i conti sia col “locale” immediato, gli stakeholder, sia con un insegnamento/apprendimento di largo respiro che Robertson chiama “glocalizzazione”. (Vito Piazza)

Il Dirigente scolastico deve pensare in grande e operare in piccolo. In questo primo e fondante numero, la Rivista “SCUOLA 4 ALL” vuole accompagnare il lettore ad avere una visione d’insieme dei numerosi e variegati compiti, funzioni e competenze del DS. Si parte da un profilo storico, giuridico, contrattuale del “direttore didattico, preside, dirigente scolastico” dalla sua istituzione (novembre 1903) alla Legge 107/2015( la cd. riforma della “Buona scuola”). Un sommario breve, ma completo, “a puntate” così come definito da Pietro Salvatore Reina nel suo articolo “Il ds: un timoniere sotto gli occhiali della storia”.

Dall’analisi emerge il seguente profilo : il dirigente scolastico assicura la gestione unitaria dell’istituzione scolastica, ne ha la  legale rappresentanza, ed è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati di servizio. Nel rispetto degli organi collegiali a lui spettano autonomi poteri di direzione, coordinamento e valorizzazione delle risorse umane per organizzare l’attività scolastica secondo criteri di efficienza ed efficacia formativa. Esercitando queste competenze il dirigente scolastico promuove gli interventi per assicurare la qualità dei processi formativi e per attivare la collaborazione delle risorse culturali, professionali, sociali ed economiche del territorio. Egli è garante dei diritti costituzionalmente tutelati che riguardano il diritto all’apprendimento degli alunni, la libertà d’insegnamento dei  docenti, la libertà di scelta educativa delle famiglie. Al DS spetta ancora l’adozione dei provvedimenti di concreta gestione del personale visto che è anche titolare delle relazioni sindacali. Per svolgere al meglio le sue funzioni può anche avvalersi di docenti da lui individuati a cui delegare specifici compiti ed è infine coadiuvato dal DSGA.  Le competenze e i compiti, sopra descritti, sono stati potenziati dalla Legge n. 107/2015 che, al c. 1, rievoca, dandone piena attuazione, l’Autonomia delle Istituzioni scolastiche. Il comma 78 della suddetta legge, continua la collaudata tradizione giurisdizionale novellandosi nelle norme sopra citate. Le novità più rilevanti sono introdotte, invece, dai commi 14, 79, 80 e 127 . Prima di entrare nel merito di queste importanti novità non poteva mancare una riflessione approfondita sull’influenza  che ha avuto l’Europa sulla politica di istruzione italiana e la conseguente normativa.

L’articolo “Una finestra sull’Europa” di Rosalia Rossi ha lo scopo di approfondire questo legame. Con il comma 14 il Dirigente definisce, per l’elaborazione del PTOF, gli indirizzi (prima determinati dal Consiglio d’Istituto) per l’organizzazione dell’attività didattica curricolare ed extracurricolare, per il potenziamento dell’offerta formativa, per le attività progettuali anche d’intesa con gli enti e le associazioni del territorio, per la formazione di tutto il personale docente e non. Tale attribuzione  è di notevole importanza poichè permette al DS di delineare in maniera significativa l’identità dell’Istituzione scolastica cui  è preposto.

Questa importante novità viene analizzata in modo puntuale e completo nell’articolo “L’atto di indirizzo del “nuovo” Dirigente Scolastico ” di Daniela Conte e nell’articolo di Nando Mascolo ”Il PNSD in una frase: àncora di salvezza in una scuola che cambia…”. Continuando nella stessa direzione,  con uno sguardo più critico, Mario Atria nell’ articolo “La chiamata diretta: da adempimento burocratico a risorsa per l’autonomia” tratta in particolar modo  i commi 79 e 80 che prevedono che dall’anno scolastico 2016/17, siano i Dirigenti a coprire i posti dell’organico dell’autonomia, prioritariamente posti comuni e di sostegno, proponendo incarichi triennali (quella che è stata diffusamente definita “chiamata diretta”) ai docenti di ruolo assegnati all’ambito territoriale di riferimento. La proposta di incarico ai docenti viene formulata in coerenza con il Piano triennale dell’offerta formativa e sulla base del curriculum, delle esperienze e delle competenze professionali e anche di un colloquio. In questo modo i Dirigenti potranno individuare gli insegnanti più confacenti, in base alle loro competenze ed esperienze professionali, all’Offerta Formativa della Scuola. Quanto previsto dai prima citati commi può risultare determinante per migliorare la qualità e l’efficacia dell’Offerta Formativa, in quanto il D.S. ha concretamente la possibilità di mettere in relazione i bisogni formativi degli alunni con le competenze dei docenti, al fine di effettuare la scelta migliore.

A tal proposito l’articolo “Il leader educativo in funzione del successo formativo” di Rosaria Perillo entra nel merito della funzione del dirigente come “leader dell’apprendimento” promosso nel comma 29 .  Il comma 127 , attribuisce, infine, al Dirigente scolastico il compito di valorizzare il merito dei docenti di ruolo tramite l’assegnazione di una somma di denaro, retribuita dall’apposito fondo previsto dal comma 126. I criteri per individuare gli insegnanti più meritevoli vengono stabiliti dal novellato Comitato di valutazione (comma 129). Il comma 127, come quelli 79 e 80, va nella direzione di una scuola a guida manageriale, in cui è il dirigente a premiare i propri dipendenti.

Questo ruolo di guida è descritto in modo particolareggiato nell’articolo “Valorizzare le risorse: motore del successo” di Alfredo Lanzone. In questa “Vision” tutti gli aspetti sono correlati tra loro e il Dirigente scolastico e’ alla guida di una scuola che deve essere vista come un sistema, seppur a legami deboli (loose coupling) dove la gestione, la conduzione, la progettualità, le attività finanziarie e quant’altro sono legate in un tutt’uno in cui la somma è più dell’insieme delle parti.