Ed ecco una situazione reale, una di quelle che si incontra tutti i giorni a scuola. Oggi la definiscono “classe pollaio”, “classe eterogenea”, “numerosa”, “difficile”… Personalmente la chiamerei semplicemente “classe tipo”. La presento o potrei dire che l’ho già presentata almeno dieci anni fa. Cosa è cambiato da allora? Nella composizione delle classi, nulla! Analizziamola insieme.
C’è V. con diagnosi di ritardo psicomotorio, immaturità cognitiva e psicoaffettiva; c’è T. con disturbo dell’attenzione certificato; c’è G. con epilessia criptogenetica a crisi generalizzate; c’è A. che presenta importanti difficoltà di apprendimento nella letto-scrittura e che ha crisi di pianto continue dovute ad una complessa situazione familiare (orfana di padre e in affido perché la madre non riesce ad occuparsi di lei a tempo pieno); c’è F. celiaco; c’è M. che reagisce con opposizioni e atteggiamenti aggressivi quando si trova dinnanzi a dei nuovi compiti in cui sente di non riuscire; c’è N., figlio di genitori separati, intelligente e intuitivo, ma che purtroppo crede di essere il solo a dover essere ascoltato; c’è P., figlio di genitori cinesi, che vivendo in un ambiente familiare in cui la lingua parlata non è l’italiano, mostra notevoli difficoltà nella produzione e nella comprensione della comunicazione; c’è Y. di origine ucraina, arrivata ad aprile priva di qualsiasi forma di alfabetizzazione della lingua italiana; c’è R che presenta continui atteggiamenti aggressivi nei confronti dei compagni e delle insegnanti. Rifiuta qualsiasi forma di aiuto e presenta enormi difficoltà nell’ambito degli apprendimenti; c’è S., figlia di genitori albanesi, che si presenta molto silenziosa tanto da non riuscire a capire dove termina l’educazione e dove inizia la totale assenza ed estraneazione; c’è E. che essendo molto emotiva spesso ha attacchi di incontinenza perché non riesce a controllare le sue ansie; c’è L. che crede di vivere in un film di fantascienza e si muove con le stesse modalità dei supereroi; c’è G. che spesso crea litigi ed incomprensioni poiché anche se solo le chiedi “come stai?” diventa permalosa e risponde urlando; c’è H. che è alla continua ricerca del proprio sé (a volte crede di essere un bambino e a volte una bambina) e assume atteggiamenti e comportamenti diversi a seconda di chi gli sta seduto accanto; c’è S. che sembra una piccola enciclopedia sconnessa poiché ha tante conoscenze che non è in grado di applicare nella quotidianità della vita; infine ci sono le “UNICHE SETTE” persone “NORMALI” della classe!
Ma a questo punto ci si chiede: “ESISTE LA NORMALITA’?” CHI LA DECIDE? O FORSE E’ PIUTTOSTO UNA CONDIZIONE CHE VIVIAMO, CHE SENTIAMO DENTRO QUANDO SIAMO INSERITI IN UN CONTESTO ACCETTANTE? Forse siamo proprio noi a dettare le leggi della normalità e della deviazione dalla norma!
Dal libro “Le radici filosofiche della differenza” di A. Nievo e L. Pasqualotto vi riporto quanto segue. Etimologicamente “differenza” deriva da “dis-ferre”, che significa “portare da una parte all’altra”, “portare oltre, in varie direzioni”, “portare qua e là”. Proprio per la sua differenza, ogni persona deve poter realizzarsi ed espandersi in tutta la sua originale pienezza, affermandosi come “differente” non solo dagli altri ma anche da se stessa, dai propri limiti, dal proprio vissuto, dal proprio ambiente. Al fine di non deteriorarsi nel conformismo e nella ripetizione, deve coltivare le proprie doti, fare tesoro delle proprie esperienze, costruire rapporti interpersonali arricchenti, anche impegnarsi perché l’umanità tutta possa differenziarsi dal suo modo di essere attuale.
Il concetto di “diversità” da “dis-vertere”, (cioè volgere in opposta direzione) accentua quello di “differenza”. Esso richiama l’idea di dissomiglianza, di discostamento da una norma, da ciò che è più comune, diffuso, condiviso e che, nella sua accezione più negativa può richiedere talora interventi compensatori. La diversità pertanto, ancor più della differenza, richiede riconoscimento e rispetto, piuttosto che ambigue forme di aiuto e di sostegno, che più o meno consapevolmente tendono all’assimilazione.
Se riportiamo il discorso alla persona umana, definire “diverso” lo straniero, il disabile, l’anormale è ricorrere ad una categorizzazione generica per indicare una particolare diversità etnica, culturale, fisica, facendo così torto alla sua natura unica e irripetibile. Ogni individuo è diverso dall’altro nel suo vissuto, nelle potenzialità e nei limiti, nelle motivazioni, nello stile cognitivo e nelle competenze acquisite. Ad ognuno bisogna garantire quelle pari opportunità e quella apertura delle scuole A TUTTI sancite dagli art. 3 e 34 della Costituzione italiana, differenziando le proposte, personalizzando e individualizzando gli insegnamenti (DPR 275/99- L.53/2003), adattando la scuola e rendendola “inclusiva”.
In questo terzo numero della Rivista “Scuola for All” il filo rosso è dunque “l’inclusione”. Si è cercato in tutti i modi di dare un taglio reale, concreto! L’unione tra l’accademico e il pratico in un “ciclone prassico” intende guidare il lettore in uno dei temi più importanti che caratterizza la scuola reale, la scuola dell’oggi, della quotidianità. L’intento è quello di diffondere quanto più possibile le “buone pratiche” al fine di migliorarci e migliorare sempre più. Ha accolto questo invito un grande professionista, personalmente considerato da sempre “un punto bianco in un mondo nero”, Dario Ianes. Non ha mai portato il vecchio nel nuovo. Ha sempre “innovato”. Ancora una volta lo fa per noi offrendoci un meraviglioso contributo “Univers-quità”. Prosegue nella stessa ottica l’articolo di Roberto Turolla e Patrizia Todaro “Per aspera ad astra”. Lui scrittore cieco dalla nascita, la cui disabilità non gli ha impedito di realizzare il sogno che da sempre ha coltivato. Lei, docente di filosofia che dopo l’incontro con Roberto ci riporta le sue riflessioni sull’outcome educativo, “… sull’evidente ed inequivocabile successo formativo ed esistenziale di un ragazzo che oggi considera l’esempio vivente dell’efficacia didattica”. Un articolo che rende concreto e percepibile quel connubio di cui parlavo prima. Infine si entra nel merito dei singoli articoli che affrontano in modo preciso e qualificato un timone complesso come quello proposto. Dall’analisi storica proposta nell’articolo “La storia della parola handicap” di Pietro Salvatore Reina, all’analisi del Decreto legislativo 66 del 2017 “Il successo formativo di tutti e di ciascuno” di Rosaria Perillo. Altrettanto interessanti e ricchi di riflessioni, spunti di lavoro concreti, replicabili e realizzabili, tutti gli altri articoli. Buona lettura a tutti.

Cristina Petraroli
Seppur di età giovane la mia vita è stata fino ad oggi ricca di grandi emozioni, emozioni contrastanti che mi hanno resa ciò che oggi sono! Sin da piccola innamorata della scuola! L’esempio di due genitori insegnanti, degli zii insegnanti, della nonna paterna insegnante ha portato in me un grande interesse verso questa professione! Tanto è che, mentre i miei fratelli scelgono il liceo, io scelgo l’istituto magistrale! Il mio grande dono sono stati i miei genitori che mi hanno trasmesso l’importanza di poter essere liberi di scegliere secondo valori condivisi e interessi personali! Quindi ho scelto!! Nel 2001/2002 ho conseguito la laurea in Scienze della Formazione Primaria con votazione 110 e lode e con una sessione in anticipo! Una parte delle tasse restituite: che orgoglio! Nello stesso anno conseguo la specializzazione sul sostegno con il massimo punteggio! Nel contempo mi preparo per i concorsi ordinari per conseguire l’abilitazione per la scuola primaria e per la scuola dell’infanzia, vincendoli entrambi! Il mio preparatore? Mio padre, grande professore di filosofia, pedagogia e psicologia nonché grande insegnante di vita! Un esempio che mi ha dato la possibilità di coltivare le mie attitudini con determinazione e naturalezza! Mi appassiono al mondo della disabilità e partecipo a diversi corsi di formazione sul tema! Nel 2003 inizio la mia carriera di docente nella scuola primaria! Prima sulla cattedra di sostegno poi sulla comune. Iniziano le mie collaborazioni nel mondo della scuola: funzione strumentale, area disagio e disabilità, membro CI , Giunta esecutiva, comitato di valutazione e di varie commissioni! Responsabile di un percorso di alfabetizzazione della lingua italiana per alunni stranieri. Credo di aver dato e ricevuto tanto! Nel ruolo di funzione strumentale mi sono preoccupata, in modo particolare, di dare spazio a momenti di formazione collegiale sui temi dell’inclusione in scuola dove tante problematiche spesso portano l’attenzione altrove! Ho scritto un importante “protocollo sull’inclusione” nel 2004/05, documento innovativo e apprezzato da tutti gli operatori della scuola nonché dalle famiglie! Da citare anche il bellissimo progetto condotto con la collaborazione del Comune di Modena per i DSA, di cui sono stata autrice! È proprio nel periodo di grande intensità lavorativa che un giorno suona forte la campanella, non quella della scuola in cui ogni giorno rimango fino a sera per amore del lavoro che svolgo! Questa volta, purtroppo, è la campanella della vita che si contrappone alla morte! Un cancro mi costringe a cure importanti e ad allontanarmi da un mondo che amo! Non mi perdo e combatto! Ancora una volta la mia forza raddoppia perché al mio fianco ho l’amore di una famiglia che mi sostiene e mi accompagna, di una fede che mi permette di non crollare e della medicina che mi permette di avere una possibilità per provare!! Dopo un intero anno di cure la parola “remissione” mi riporta alla vita! Ed eccomi in classe, con gli effetti di un male che si fa sentire, riprendo la mia vita con una diversa maturità: diventare madre! Dal 2010 continuo la mia vita professionale! Supero la preselettiva del concorso dirigenziale del 2011! Qualcosa non convince e mi fermo agli scritti! Conseguo un master in “leadership e management scolastico” di secondo livello con lode e plauso della commissione. Poco dopo la gioia più grande della vita: divento madre! Dopo due gravidanze rientro più decisa che mai! Quando tutto sembra prendere forma e avere un senso l’anno scorso ricomincia il delirio! Si pensa ad una recidiva e di qui un ricovero! Fortunatamente tutto si risolve per me! Alla mia felicità, di aver scampato anche questa, arriva la perdita di mio padre. Un colpo al cuore che piange lacrime di sangue. Il mio esempio di vita mi lascia per sempre! Non mi arrendo ed ora penso che ancor di più il mio percorso deve continuare! Sarà orgoglioso di me anche lassù’! Prima l’incontro con l’ispettore Vito Piazza, che mi cura e mi aiuta a crescere e poi l’incontro con il dirigente Luigi Martano che mi sostiene e mi forma, mi convince ancor di più che la meritocrazia esiste e che se si ha un obiettivo si deve perseguire con quel mix vincente che nella vita ancora pochi hanno, umiltà, convinzione e professionalità! Oggi grazie ad “Artedo” sono qui! Il prossimo successo? Continuare a vincere!