Il più è prenderci la mano. Intanto trovare la location. Il posto adatto. L’angolino dove non si veda lo stendino, che ormai è uno di famiglia e io manco lo noto più, oppure le ciabatte buttate nell’angolo, la vestaglia, due unicorni di peluche. Poi tocca guardarsi prima allo specchio. Diamoci una pettinata, dài. Ossignore che occhiaie, ma ‘sto ciuffo? Non c’è verso di farlo stare? Pazienza, passiamo oltre, cominciamo.
All’inizio c’è questo senso di straniamento. Di spaesamento. Questa alienazione. E poi il silenzio, quello sì che è strano. E diciamocela tutta, la cosa peggiore è che mi sento un po’ cretina a parlare da sola in una stanza, non che io non sia una che parla da sola, ma farlo per ore non mi era ancora capitato. E si vede che c’è una prima volta per tutto. No, ripensandoci non è il parlare da sola, la cosa peggiore. E’ l’effetto tutorial. Si accende la lucina e io non so come iniziare, tipo “ciao ragazzi, oggi vi spiegherò…” …ma vi spiegherò cosa? Come stendere il fondotinta in crema? Come bruciare la superficie della creme brulè? Come costruire un centrotavola con i tappi di sughero? Meglio di no, sono un’incapace in tutte queste cose, e loro finirebbero per dar fuoco al centrotavola di sughero cospargendolo di fondotinta e incendiandolo con la fiamma ossidrica che si usa per la crema catalana…
Fonte: Scuola – Il Fatto Quotidiano
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