Sono una cattiva madre, dico “Basta compiti!”


item-thumbnail

Sono una cattiva madre perché non costringo mia figlia a estenuanti pomeriggi di compiti. Sono una cattiva madre perché non presto abbastanza attenzione alle note di demerito che le insegnanti danno a mia figlia per non aver finito i compiti. Sono una cattiva madre perché quando è malata non le faccio recuperare tutti i compiti persi…

Fonte: Orizzonte Scuola
Leggi l’articolo completo su: Orizzonte Scuola

8 thoughts on “Sono una cattiva madre, dico “Basta compiti!”

  1. Margherita Romano 30 Gennaio 2017 at 16:34

    Io sono stata una cattiva madre perché ho insegnato a mio figlio a rispettare gli impegni, a fare tutto ciò che poteva per essere coerente, ad affidarsi agli adulti, compresa la maestra, a sacrificare 40/60 minuti al giorno per attività non deliziose e divertenti, così che capisse che ce la poteva fare, che la fatica è uno strumento e non un abominio infernale e che si può essere felici anche se sei riuscito a completare un disegno ( mio figlio odiava disegnare, ora non più ) non solo per aver visto Kung fu Panda.

  2. Federico 30 Gennaio 2017 at 16:54

    si sei effetivamente una cattiva madre ed irresponsabile. Stai legittimando l’ingresso di tua figlia nella categoria degli analfabeti funzionali

  3. Bubu 30 Gennaio 2017 at 18:33

    Si, sei una cattiva madre. Già che te ne sei accorta da sola ripara allo scempio finché sei in tempo.

  4. Giulia Filauro 30 Gennaio 2017 at 19:27

    E’ verissimo, la signora è una cattiva madre oltre ad essere una pessima educatrice. Mi permetto di aggiungere che è grazie a queste persone che il mondo della scienza e della cultura sta andando in malora, è per loro resonsabilità che si legge pochissimo, non si valuta il merito personale e non si ritiene che lo sforzo e la fatica siano parte di un processo di apprendimento. I compiti devono essere pochi e mai su nuovi argomenti ma sempre riguardanti il contenuto delle lezioni per permetterne la loro fissazione. Svolgere i compiti significa rispettare un impegno e se ciò non avviene bisogna affrontare le conseguenze. Lo studio è un’attività arrichente e importante ma può essere impegnativo e stressante, smettiamo di negarlo e smettiamo di essere ipocriti come questa signora

  5. Ste 31 Gennaio 2017 at 0:54

    Questi commenti mi lasciano sconcertata; basta andare a vedere il sistema scolastico finlandese (tra i migliori al mondo e con ragazzi preparati e felici di andare a scuola) dove alla domanda “quale e’ il segreto del vostro sistema scolastico?”gli insegnanti rispondono che non danno compiti a casa. Immagino che non sia l’unico motivo ma loro danno molta importanza a questo aspetto.
    Tra le tante testimonianze che potrete trovare sul web non potete non guardare “scuola in Finlandia” di Michael Moore.

  6. Giuditta Castelli 31 Gennaio 2017 at 7:41

    Non si tratta di essere buona o cattiva madre. La madre che si preoccupa della salute fisica e psichica del figlio è sempre una buona madre. Il discorso va spostato su un altro piano: il dialogo fra genitori e insegnanti. Quando c’era il maestro unico questo riusciva a dosare la quantità di studio a casa necessario per sostenere l’apprendimento dell’alunno, sollecitarne l’impegno, il senso di responsabilità, altrettanto importanti. Oggi troppi docenti in classe, ognuno possessore della verità, ore frammentate. Con il docente unico il tempo veniva organizzato in modo tale che tutti gli alunni riuscivano a completare i compiti. Non c’era lo stress di prestazione da parte del docente. A scuola poi c’era un clima più tranquillo, oggi in un’istante le aule si trasformano in campi da combattimento: chi urla, chi ignora i richiami dell’insegnante, chi ti manda indifferentemente in quel paese quando, poi, non sei vittima di pesanti turpiloqui. Allora il discorso si sposta nell’organizzazione più razionale del teem didattico, e questo non dipende dal singolo insegnante; da alunni più rispettosi della figura dell’insegnante che comunque ha il dovere di istruirli e di educarli, quest’ultimo compito condiviso con i genitori. Per (alcune?) famiglie la scuola è diventato un valore relativo. Più importante la danza, il pattinaggio, gli acquisti, il gioco quotidiano con il tablet (che supera il tempo studio!), la gita a fine settimana anche se c’è scuola!… Lei non è una cattiva madre signora, la madre è sempre una buona madre se è presente nella vita del figlio, deve imparare solo ad aiutare suo figlio a crescere in responsabilità ed autonomia, cosa questa molto difficile oggi. Speriamo che qualcosa cambi, altrimenti sarà la fine della civiltà.

    • Giuditta Castelli 31 Gennaio 2017 at 7:49

      oggi in un istante le aule si trasformano in campi da combattimento: chi urla, chi ignora i richiami dell’insegnante, chi ti manda indifferentemente in quel paese quando, poi, non sei vittima di pesanti turpiloqui. Allora il discorso si sposta nell’organizzazione più razionale del teem didattico, e questo non dipende dal singolo insegnante…Per (alcune?) famiglie la scuola è diventato un valore relativo…Speriamo che qualcosa cambi, altrimenti sarà la fine della civiltà.

  7. Giuditta Castelli 31 Gennaio 2017 at 7:53

    Non si tratta di essere buona o cattiva madre. La madre che si preoccupa della salute fisica e psichica del figlio è sempre una buona madre. Il discorso va spostato su un altro piano: il dialogo fra genitori e insegnanti. Quando c’era il maestro unico questo riusciva a dosare la quantità di studio a casa necessario per sostenere l’apprendimento dell’alunno, sollecitarne l’impegno, il senso di responsabilità, altrettanto importanti. Oggi troppi docenti in classe, ognuno possessore della verità, ore frammentate. Con il docente unico il tempo veniva organizzato in modo tale che tutti gli alunni riuscivano a completare i compiti. Non c’era lo stress di prestazione da parte del docente. A scuola poi c’era un clima più tranquillo, oggi in un istante le aule si trasformano in campi da combattimento: chi urla, chi ignora i richiami dell’insegnante, chi ti manda indifferentemente in quel paese quando, poi, non sei vittima di pesanti turpiloqui. Allora il discorso si sposta nell’organizzazione più razionale del teem didattico, e questo non dipende dal singolo insegnante; da alunni più rispettosi della figura dell’insegnante che comunque ha il dovere di istruirli e di educarli, quest’ultimo compito condiviso con i genitori. Per (alcune?) famiglie la scuola è diventato un valore relativo. Più importante la danza, il pattinaggio, gli acquisti, il gioco quotidiano con il tablet (che supera il tempo studio!), la gita a fine settimana anche se c’è scuola!… Lei non è una cattiva madre signora, la madre è sempre una buona madre se è presente nella vita del figlio, deve imparare solo ad aiutare suo figlio a crescere in responsabilità ed autonomia, cosa questa molto difficile oggi. Speriamo che qualcosa cambi, altrimenti sarà la fine della civiltà.

Lascia un commento

Nome *
Email *
Sito web