“Io non sorveglio… ma sveglio!”


La Costituzione

Presidente della RepubblicaProfessoressa di Palermo

Sono trascorsi sessanta anni da quel lontano 1958, quando il ministro dell’Istruzione Aldo Moro decretò con il suo D.P.R. n.136, l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole dando inizio all’avventura di una disciplina che avrebbe dovuto essere considerata trasversale, ma che nella realtà è sempre stata collegata alla sensibilità di alcuni docenti, senza lasciare un vero “segno” di senso civico a vantaggio di tutti gli studenti.

Nel 2019 l’educazione civica sarà resa obbligatoria nella scuola primaria e secondaria, rappresentando nuovamente un’opportunità educativa, inserita nel curricolo formativo di tutti gli studenti, dove lo studio sistematico della Costituzione, dei diritti umani, dell’educazione digitale e alla legalità contribuiranno a formare un cittadino italiano attivo e responsabile.

Lo stesso Presidente Sergio Mattarella ha sottolineato i valori di Patria e Nazione, dove il sentirsi parte di una “comunità” significa voler condividere valori, diritti e doveri pensando ad un futuro comune da poter costruire insieme. Nella parola “condivisione” è implicito il concetto di “responsabilità”, poiché ognuno, in misura diversa, è protagonista responsabile del futuro del nostro Paese.

Attraverso la prospettiva della cittadinanza attiva si propongono processi di cambiamento, educando i cittadini e promuovendo comportamenti ispirati ai principi di un’economia, di uno sviluppo e di una società sostenibili. La Scuola, nel suo importante ruolo, deve stimolare il senso critico, educare al bene comune, al rispetto dello Stato e del territorio stabilendo un ponte con i problemi che attraversano la vita della comunità, sia a livello locale che planetario.

C’è bisogno di un forte senso delle Istituzioni e ad ognuno è richiesto di impegnarsi perché il rispetto della democrazia e della Costituzione, con i suoi principi di uguaglianza, libertà e giustizia, in essa sanciti, restino punti fermi di scelte e progetti politici ed economici.

L’11 maggio 2019 un’ombra ha offuscato la nostra Carta Costituzionale, vedendo come protagonista una docente di italiano, la prof.ssa Rosa Maria Dell’Aria, sospesa dall’incarico per quindici giorni, con assenza di retribuzione, a seguito di un’ispezione disposta dall’U.S.R. di Palermo, per il mancato controllo su una ricerca effettuata dai suoi studenti, in cui si tracciava un parallelo tra le Leggi razziali del 1938 e il Decreto sicurezza e immigrazione del 2018.

Il provvedimento posto in essere nei confronti della professoressa Dell’Aria, ha apertamente violato l’art. 33 della Costituzione che tutela la libertà dei docenti dalle interferenze del potere politico, di qualunque orientamento esso sia: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento…”

Ma cosa avrebbe dovuto vigilare la docente? Avrebbe dovuto censurare il pensiero degli studenti, condizionandolo? La scuola deve formare cittadini capaci di costruire un mondo migliore di quello ereditato e promuovere il loro pensiero critico affinché possano sviluppare ragionamenti e imparare a pensare con la loro testa.

In risposta a questo caso, diventato di interesse nazionale, il mondo della scuola supportato da varie associazioni e consulte, ha risposto firmando appelli diretti  al Presidente della Repubblica perché venga ritirata la sanzione inflitta alla docente, ritenuta da molti, un atto dal significato altamente intimidatorio per i tanti colleghi che lavorano con impegno, ogni giorno, per la diffusione della libertà di pensiero.

Il 21 maggio 2019 è stata organizzata un’iniziativa a sostegno della prof.ssa Dell’Aria, che ha preso il nome di “Teacher Pride”, dove si invitavano i docenti di ogni ordine e grado a leggere nelle proprie classi, alle ore 11, gli artt. 21 e 33 della Costituzione, dando così vita ad un momento di riflessione e confronto.

In questo clima mi torna alla memoria un uomo comune, ma grande pedagogista, il maestro Mario Lodi che ha fatto della gentilezza e delle norme civiche la sua arma in un clima fortemente politicizzato. Il maestro Mario Lodi, da studente, si era ribellato  alle manifestazioni per la guerra organizzate dall’Italia fascista; diventa maestro ai tempi della “Marcia su Roma” rifiutandosi sempre di praticare l’ideale fascista “credere, obbedire e combattere”.

Da quei “no”, nasce la sua scuola, fatta di regole democratiche, delle mani alzate per parlare, dei dubbi, dei confronti, delle ricerche, delle possibilità date agli studenti di poter esprimere le proprie idee. Trascrive i principi della Costituzione in un linguaggio comprensibile ai bambini, così  che possano conoscere, e fare propri, i loro diritti e doveri in quanto futuri cittadini del mondo.

Questi sono i docenti che servono al Paese, che emergono come sussulti di resistenza, che risvegliano le coscienze dal torpore dell’indifferenza e dall’inquietante convinzione che il domani non riserverà nulla di buono, generando un forte senso di frustrazione e di depressione pubblica che svuota la nostra società della sua linfa vitale, facendoci accettare l’inaccettabile.

Non siamo ancora disposti ad arrenderci, vogliamo credere in un futuro diverso senza inutili proclami e iniziative propagandistiche, come quelle dell’ultima ora.

La Scuola non può imporre motivi ideologici o religiosi, ma è suo dovere insegnare la Carta Costituzionale italiana ed europea sino a farne una “bussola valoriale” per “… la città interiore che ogni uomo porta dentro se stesso…”, come affermava  Platone nella “Repubblica”, e ricordare sempre le parole che pronunciò il Presidente Mattarella, rivolgendosi ai poteri Statali: Nessuno è al di sopra della Legge!

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