La scuola e il Bilancio Sociale nell’Europa dei territori


Convenzionalmente partita in Inghilterra nel 1760, quella industriale è stata una rivoluzione non  solo del sistema-lavoro, ma una rivoluzione anche economica, politica e sociale: il lavoratore, per la prima volta nella storia dell’umanità, con la nascita e la diffusione dello “spirito di fabbrica”, abbandona il solipsistico bisogno di dedicarsi al sostentamento proprio e della propria famiglia e collabora con il proprio lavoro alla produzione sociale.

Proprio nelle imprese nasce verso gli anni ottanta del XX secolo un nuovo approccio gestionale, che attraverso la “Shareholder Theory” approda alla “Stakeholder Theory”: la nuova teoria di fare impresa non è più rivolta esclusivamente al rendimento del capitale, ossia alla “profittabilità”, ma, orientando la propria azione verso i portatori d’interesse (fornitori, clienti, finanziatori esterni come banche e società in generale), promuove il successo dell’azienda, grazie alla condivisione delle proprie scelte e all’avvio di un clima di fiducia.

È in azienda, quindi, che nasce il concetto di condivisione del lavoro prima, e, con la crescente consapevolezza della responsabilità di rendere conto alla società del proprio impatto ambientale, poi, si diffonde dalla fabbrica alle aziende e alle organizzazioni sia un atteggiamento autoriflessivo e metacognitivo sia la condivisione delle informazioni necessarie tanto a promuovere una maggiore professionalizzazione dei comportamenti interni quanto opportune per una crescente credibilità dell’azienda da parte degli utenti esterni.

A livello della Comunità Europea, in un contesto di collaborazione e di fiducia, gli Stati membri dell’Unione Europea, il 30 maggio 2018, a Bruxelles partecipano al Bilancio dell’Unione Europea, inteso quale nuovo Fondo sociale, nuovo Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione e  nuovo fondo di giustizia, diritti e valori, orientato verso interventi atti a “investire nelle persone, per garantire che siano dotate delle competenze necessarie per affrontare le sfide e i mutamenti del mercato del lavoro, dando così seguito al pilastro europeo dei diritti sociali.” (dal Comunicato Stampa del 30 maggio 2018 della Commissione Europea).

Solidarietà sociale, impegno politico, sforzi sulla conciliazione degli obiettivi economici, sociali e ambientali diventano così la mission di ogni impresa che voglia essere sostenibile, intelligente ed inclusiva, com’è la scuola. Essa, individuando le proprie priorità, traccia il percorso verso gli obiettivi che intende raggiungere, assumendo le ambizioni identitarie degli attori interni ed esterni.

Il Bilancio Sociale rappresenta così un “ponte” mai pienamente costruito, poiché, legando nel presente il passato storico della scuola sul territorio, volge continuamente verso il futuro della scuola nel territorio. È scelta dell’istituzione di mettersi in trasparenza, investendo se stessa in un rapporto fiduciario con i propri portatori d’interesse.

Documento autonomo redatto con periodicità annuale, il Bilancio Sociale si propone di fornire una rendicontazione attendibile e completa sull’operato dell’azienda, anche in riferimento alle dimensioni economico-sociali e all’impatto ambientale della stessa sulla società. In tal senso, la natura etica del Bilancio Sociale è giustificata non solo dall’assunzione della responsabilità da parte della scuola di “rendere conto”, ma anche dal dovere di voler coinvolgere attivamente i propri stakeholder: dalle analisi dei bisogni e delle aspettative alla costruzione del consenso intorno alle scelte ed ancora al monitoraggio ed alla comunicazione dell’effettiva creazione di valore pubblico, la scuola interloquisce in un dialogo attivo con il territorio, perché insieme al territorio si assumano scelte lungimiranti nell’orizzonte di riferimento, che è il bene comune, la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, come sollecitato dalla Commissione Europea nella “Strategia Europa 2020”.

La responsabilità etico-sociale del Bilancio, pertanto, è affermazione di nuovi strumenti e metodologie di misurazione e valorizzazione di aspetti della performance non strettamente afferenti la contabilità e non chiaramente valutabili; è esigenza di compatibilità tra richiesta e offerta; è crescete trasparenza delle scelte e delle operazioni dell’azienda sul territorio; è maggiore consapevolezza del proprio ruolo (sia da parte della scuola sia da parte dello stakeholder) sullo sviluppo sostenibile, per migliorare la qualità dell’istruzione e della formazione, nell’interesse di ridurre il tasso di dispersione scolastica e di drop-out, come  emerge dalla “Strategia Lisbona 2000/2010”.

Inoltre, anche l’Agenda 2030 dell’ONU, che influenza a livello mondiale non solo le imprese, ma anche le Pubbliche Amministrazioni e le organizzazioni no-profit, contribuisce nell’attuale frontiera della Rendicontazione sociale, poiché fornisce uno schema chiaro, conciso e indiscutibilmente necessario di quale dovrebbe essere l’impegno di un’organizzazione per “coopartecipare”  al futuro dell’umanità. I 17 obiettivi di sostenibilità dell’ONU, che apparentemente coprono ambiti diversi, sono in realtà profondamente interdipendenti per la comune intesa della formazione del “capitale umano”.

L’attenzione all’ambiente e alle generazioni future si concretizza soprattutto nella diffusione sul territorio della cultura del rispetto dell’ambiente, con attività di sensibilizzazione e di formazione dedicate. Il contributo fondamentale che l’istituto scolastico può dare è anzitutto di tipo educativo, mentre gli aspetti più tipicamente funzionali (come il riscaldamento o il condizionamento, o la coibentazione degli edifici ecc., che sono questioni che non ricadono direttamente sulla scuola) spettano per responsabilità ad altri soggetti istituzionali.” (BILANCIO SOCIALE-Linee Guida, Ufficio Scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia).

La scuola è la condizione abilitante dello sviluppo sostenibile; essa è chiamata a lavorare insieme al territorio perché sviluppi quelle competenze che prima o poi si tradurranno in capitale umano e capitale sociale.

Gli obiettivi, che, seppur a lungo termine, restano comunque ambiziosi ed audaci, non sono tuttavia impossibili se “si fanno” missione della scuola. È, infatti, la ragione istituzionale della scuola che esprime la specificità dell’istituzione, anche attraverso i propri percorsi di sviluppo, muovendosi dal contesto economico-sociale di riferimento.

Il Bilancio Sociale, quindi, mette in trasparenza l’equilibrio tra identità istituzionale della scuola, cioè la propria missione, la propria visione, i propri valori, e la disponibilità delle risorse che essa mette in campo per realizzarla e renderla sostenibile.

Le fascinose metafore “stella polare-montagne da scalare-percorsi tracciati” citate dal Professore Angelo Paletta in occasione dell’incontro formativo coordinato dal Dirigente Scolastico Dario Cillo sabato 23 febbraio 2019, presso il Liceo “Virgilio-Redi” di Lecce, brillantemente chiariscono l’inevitabile interdipendenza tra “Pianificazione dell’offerta formativa e Rendicontazione sociale”: la missione è la stella polare, che, anche se lontana da catturare, è un punto di riferimento; la visione di sviluppo sono le montagne che si devono scalare e di cui si può veder la fine; i valori sono i percorsi che si tracciano lungo la scalata per aiutare le persone a raggiungere la vetta. I valori rappresentano il collante naturale di una scuola, ciò che tiene insieme da un punto di vista relazionale le persone. Ciò che tiene insieme le persone in una scuola non possono essere esclusivamente le strutture, le procedure, le leggi, le norme, che, seppur importanti poiché riferimenti certi, necessitano di valori condivisi per consentire alle persone di raggiungere quella determinata vetta ambiziosa, come possono ritenersi gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Il Dirigente deve costruire comunità e le comunità si costruiscono, restano in vita e producono solo lavorando sui valori, come il rispetto verso gli altri, la lealtà verso il proprio e altrui incarico, l’integrità di giudizio, la puntualità nel rispettare le consegne, l’autenticità del proprio essere e dell’identità del territorio.

Il Bilancio Sociale, sempre secondo il Professor Paletta, interviene quale strumento di costruzione di capitale relazionale e di costruzione di fiducia, perché significa chiarire l’identità della scuola e le risorse che la scuola mette in campo, comprese quelle relazionali, con le famiglie e gli altri stakeholder al fine di raggiungere gli obiettivi.

Non più semplice documento, ma nuovo approccio alla gestione e alla leadership della scuola, il Bilancio Sociale è consapevolezza della pluralità degli interessi, condivisione delle proprie scelte, responsabilità delle proprie decisioni, al fine di costruire insieme al territorio la propria credibilità, poiché “la fiducia degli stakeholder, le aspettative e la loro soddisfazione sono le condizioni per sostenere l’innovazione e lo sviluppo delle pratiche educative.” (Angelo Paletta, “La scuola rende conto: idee e strumenti per la costruzione del bilancio sociale”).

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