A Napoli la prima ora di lezione d’intelligenza emotiva in classe in Italia


ora intelligenza emotiva scuola NapoliMentre si compiono notevoli sforzi in patria per innalzare il livello della preparazione scolastica dei nostri ragazzi (e colmare il gap che ci divide dagli Stati dell’Unione Europea), una vecchia, nuova e preoccupante lacuna respinge la nostra scuola. Nessuno spazio è ancora destinato alla scienza del sé, all’intelligenza emotiva, alla cultura dell’empatia per arginare l’analfabetismo emozionale dilagante. Quanto bisognerà attendere ancora per una riforma che inserisca nei regolari programmi curricolari lezioni su come gestire le emozioni, riconoscere quelle fondamentali – felicità, tristezza, collera, sorpresa, timore, disgusto – e imparare a ricomporre i contrasti in maniera non conflittuale?

L’analfabetismo emozionale

E’ arrivato il momento che la scuola – e, con essa, quella ristretta nicchia di insegnanti conservatori -, da sempre preoccupata che gli studenti non restino indietro col programma di studio delle materie scolastiche tradizionali, inizi a comprendere che esiste una lacuna ancora più pericolosa: l’analfabetismo emozionale. In Danimarca l’ora di empatia, basata sulla condivisione degli stati emotivi dei bambini in un’ora di « sospensione del giudizio », è curricolare dal 1990, benché, di fatto, da sempre praticata. Che la qualità della vita nelle Nazioni del Nord-Europa sia superiore a quella di altre Nazioni come l’Italia non lo scopriamo certo adesso.

Reddito medio pro-capite ed efficienza delle Istituzioni contribuiscono di sicuro a garantire una vita serena che, probabilmente, indurrebbe a rinunciare a questo « aiutino » in età scolare. Eppure la tradizione dello studio in classe di quella che i danesi considerano una « competenza che va acquisita » continua dal 1870. Gli studenti, convivendo le proprie emozioni, imparano a comprenderle meglio e a comprendere anche quelle degli altri, immedesimandosi nei loro stati d’animo. Nella vita adulta, anche questo concorre al livello di benessere generale percepito, a dispetto della rigidità del clima.

Disciplinare creativamente

Eppure le lezioni emozionali possono fondersi naturalmente con molte altre discipline quali lettura, scrittura, scienze, studi sociali etc.. Un’altra maniera di intrecciare le lezioni emozionali con il normale andamento della vita scolastica è quello di aiutare gli insegnanti a ripensare il modo di organizzare e gestire le classi, con un occhio particolare ai casi al limite.

  • In Danimarca, ad esempio, l’ora settimanale di empatia è una « lezione-non lezione »: i ragazzi preparano una torta che mangiano insieme, conversando, sotto la guida dell’insegnante di turno, di come ognuno si senta e di quali emozioni provi rispetto agli altri. In questa atmosfera di condivisione, i legami si consolidano intorno alla comprensione empatica.
  • Negli Stati Uniti prima della riforma di Obama (che ne ha introdotto l’obbligatorietà dal 2014), secondo quello che riferisce Daniel Goleman, il canovaccio dell’ora di scienza del sé si svolgeva in piccoli gruppi di studio in classi di scuole private, senza sedie né banchi per eliminare le barriere relazionali.
  • In Spagna l’ora di intelligenza emotiva, introdotta di recente, è ispirata al modello  di Problem Solving Creativo dello psicologo Edward De Bono. Lo scopo: insegnare ai più piccoli a ricercare da soli le soluzioni e ad essere autonomi e responsabili.

Intelligenza emotiva in Italia

In Italia, le rare esperienze sono demandate a sparute iniziative private di lungimiranti dirigenti e insegnanti. Quello che segue è il resoconto di un intervento che mi è stato commissionato e che ho eseguito in una scuola di un quartiere a rischio del capoluogo campano. Posso dire, per quanto ne so, che è stata la prima esperienza di una certa rilevanza intorno all’alfabetizzazione emotiva, strutturata in una lezione curricolare.

Si è trattato della prima (e unica, per ora) esperienza, durata circa sei ore (in due sole giornate nell’anno), di alfabetizzazione emotiva che ha coinvolto un’intera istituzione.

Meglio di niente.

Io ripartirei da qui per portare a sistema quanto accaduto a Napoli.


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L’esperienza di Napoli Barra

Nel marzo 2018 ricevo la telefonata della prof.ssa Rosa Liccardo che mi annuncia di voler portare un mio corso sull’intelligenza emotiva nella sua scuola, il 69’ Circolo Didattico di Napoli, nel quartiere popolare Barra.

  • Primo step: una giornata di formazione in presenza per gli insegnanti dell’Istituto.
  • Secondo step: portare un’esperienza concreta in classe, esattamente in tutte le classi nello stesso momento attraverso un collegamento da remoto, proiettato sulle LIM, alla presenza di insegnanti, alunni e genitori.

“Quelli che potranno esserci”,  mi dice l’insegnante, “poiché molti ragazzi hanno entrambi i genitori in carcere”.

Accetto l’incarico e, a distanza di una settimana dalla formazione dei docenti, fornisco una fiaba adattata tra quelle scritte da una corsista dei seminari di formazione nel Metodo Autobiografico Creativo da far ascoltare il 23 aprile, la giornata mondiale del libro. Titolo del racconto: la strana magia del cugino Pino.

Premetto di aver, come al solito, stravolto completamente la storia, tenendo i personaggi, le ambientazioni e talune situazioni funzionali allo scopo. Nell’adattamento ho, dunque, disseminato riferimenti a

  • emozioni,
  • sentimenti,
  • relazioni genitori-figli,
  • conflitto,
  • attaccamento,
  • separazione e ricongiungimento, oltre alle
  • relazioni tra pari.

Ho montato la mia voce narrante in un video con colonna sonora del mio amico Christian Tappa e, a parte, un secondo video tutorial con le istruzioni per l’uso da parte degli insegnanti. Ho, infine, caricato tutto sul mio canale YouTube, il che ha permesso la trasmissione su LIM alla presenza di oltre mille persone.

La strada è tracciata

È stato un successo enorme. Nelle settimane successive ho continuato a ricevere disegni fatti dai ragazzi e dai familiari presenti durante la proiezione del video di quella che è, a tutti gli effetti, la prima lezione di educazione all’affettività in una scuola italiana. Che ha partecipato con entusiasmo e, soprattutto, al gran completo, come deve essere perché non resti un progetto isolato ed episodico.

Pensate a quello che accadrà quando un’attività del genere sarà introdotta per un’ora a settimana.

Perché accadrà. Forse tardi, come molte cose qui da noi, ma di sicuro accadrà.

Certo è che non tutti sanno che per due ore, il 23 aprile 2018, Napoli è stata la città più vicina all’Europa.


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A scuola di intelligenza emotiva

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