Il PNSD in una frase: àncora di salvezza in una scuola che cambia…

di Fernando Mascolo

La scuola sta cambiando. L’avvento delle tecnologie digitali ha aperto scenari estremamente rilevanti nel mondo dell’apprendimento. A ottobre 2017 il Piano Nazionale Scuola Digitale ha compiuto due anni. Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) è il documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per il lancio di una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana e per un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale. È un pilastro fondamentale de La Buona Scuola (legge 107/2015), una visione operativa che rispecchia la posizione del Governo rispetto alle più importanti sfide di innovazione del sistema pubblico: al centro di questa visione vi sono l’innovazione del sistema scolastico e le opportunità dell’educazione digitale.

Tutto nasce con le Avanguardie Educative, un movimento di innovazione che sta portando a sistema le esperienze più significative di trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola che è stato uno degli stimoli di partenza per il lavoro fatto con le 22 scuole fondatrici e le 250 le scuole adottanti. I temi che da anni fanno parte delle sue sperimentazioni:

  • la trasformazione  del modello trasmissivo della scuola,
  • l’attenzione per i nuovi spazi per l’apprendimento e
  • la valorizzazione dei rapporti con il territorio li ritroviamo nel PNSD.

Inutile negarlo, la prima difficoltà che si è riscontrata e si riscontra a tutt’oggi in molte scuole è l’accesso; i dati parlano chiaro: delle 326.000 aule il 70% è connessa in rete, ma la connessione è generalmente inadatta alla didattica digitale; inoltre il 36% dei docenti (il 62% ha più di 50 anni, rispetto ad una media OCSE del 32%) dichiara di non essere sufficientemente preparato per la didattica digitale. Pensando alla scuola reale i dati credo siano anche peggiori. Al secondo posto metterei gli spazi, che sono fondamentali per un recupero della didattica attiva e della scuola delle competenze e devono diventare i luoghi di incontro della comunità.

Nel PNSD, la tecnologia non è al centro, come si potrebbe pensare parlando di un piano digitale, lo sono invece i nuovi modelli di didattica che utilizzano la tecnologia e lo sono i grandi maestri della scuola italiana. Come si fa a non pensare a Maria Montessori quando si parla di ambienti di apprendimento o di “sedute informali”? Era davvero necessario riportare al centro la didattica laboratoriale  e i laboratori come punto di incontro tra sapere e saper fare. Al paese serve sicuramente una cittadinanza digitale. Le competenze chiave del 21° secolo (azione #16 del PNSD) sono le competenze trasversali: problem solving, pensiero laterale, capacità di apprendere; materie scientifiche che valorizzino la creatività.

Il pensiero logico computazionale (azione # 17) lo si può sviluppare usando qualunque strumento: i bambini devono diventare gli attori protagonisti. I piccoli innovatori crescono. Qualche dubbio sul PNSD? Più che dubbio un timore, il BYOD (Bring Your Own Device). Giusto che si parlasse di BYOD in un piano quinquennale, ma in questo momento è davvero molto complicato pensare a docenti che riescano a gestire e “far scuola” con più di due sistemi operativi, vista la scarsa coscienza digitale del nostro corpo docente come emerge dai dati OCSE. E’ necessaria quindi la formazione del personale! La formazione dei docenti :  quando si parla di innovazione della didattica è una priorità assoluta. Dopo anni di ritardo la formazione è finalmente diventata obbligatoria e in più gli è stata data un’organizzazione molto precisa e definita. I poli formativi territoriali sono già una realtà che però andava portata a sistema: la costituzione di 250/300 poli permetterà la diffusione delle competenze con un approccio di formazione continua.

Nel PNSD ci sono altre azioni rilevanti a supporto. L’animatore digitale è una figura nuova, un “evangelista” che deve diffondere competenze, esperienza e soprattutto entusiasmo!  Accanto all’animatore si è pensato di portare a sistema l’assistenza tecnica alle scuole, per le scuole del primo ciclo un help importante per garantire il funzionamento delle tecnologie. I 250 poli formativi accanto ai 120/150 poli bibliotecari e ai 100 centri territoriali per la disabilità (C.T.S.) formeranno una vera “ragnatela” di servizi su tutto il territorio. Il PNSD vuole attivare un processo di “emersione” delle reti, delle scuole e anche degli attori extrascolastici che hanno avviato processi di innovazione digitale attraverso esperienze che hanno animato in questi anni un vero e proprio movimento di innovazione “dal basso”. C’è una ricchezza enorme di esperienze concrete nelle scuole italiane, ma ancora troppo frammentate, che vanno diffuse in modo strutturale su tutto il territorio. Il piano spinge alla collaborazione con gli enti locali, le famiglie e gli stakeholders per una co-progettazione con il territorio dell’idea di scuola.

PNSD: …Àncora di salvezza in una scuola che cambia, porto sicuro per la scuola del futuro!!!

 

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